giovedì 29 marzo 2018


MAPI – “Il vecchio” (racconto breve)
 

 
La casa è immersa nel silenzio, un pesante silenzio rotto appena dal crepitio intermittente della legna che brucia nel grande camino. Poca legna, in verità, appena due o tre pezzi dai quali si sprigiona una fiamma anemica che a volte scoppiettando e sibilando sembra voler fuggire su per la cappa, a volte si nasconde in agonia fra la legna. Il vecchio con un lungo soffietto di ferro muove la poca brace, la fiamma sembra riprendere vigore e mille scintille giocano a rincorrersi, simili a petali rossi di un fiore che man mano si disfano nel nero camino.
Quel fiore piace al vecchio, gli mette allegria, gli ricorda i grandi fiori dei fuochi artificiali delle feste della sua infanzia. Che corse, da bambino, per arrivare sull’aia da cui si potevano veder partire i razzi che in alto si aprivano come grossi ombrelli… Il cielo diveniva rosso, verde, giallo, azzurro… E mille corolle di fiori piovevano come stelle frantumate. 
Che gioia, ma anche tristezza, perché quei fuochi significavano la fine della festa e il ritorno al lavoro dei campi.
Ai suoi tempi a scuola andavano solo i figli dei ricchi, i bambini poveri il pane dovevano guadagnarselo in qualunque modo. Il vecchio se lo guadagnava portando le pecore al pascolo. Non erano molte, ma vi erano anche due caprette, una delle quali candida come la neve, con le corna striate e lunghe, e un campanellino appeso al collo che suonava ad ogni passo della bestia. Il bimbo passava l’intera giornata sui campi pieni di sole, di verde. Giocava a rincorrersi con le caprette, parlava al piccolo gregge e si sentiva l’anima leggera. Respirava  a pieni polmoni l’aria fresca del mattino ricca di profumi, mentre gli giungeva dal paese, portata dal vento, il suono della campanella che chiamava a scuola i suoi coetanei.
Un senso di malinconia lo invadeva mentre si immaginava seduto a un banco di scuola ad ascoltare la voce del maestro che lo trasportava verso mondi sconosciuti. Era il suo sogno! Fantasie di un bambino che il destino aveva ancorato alla terra, al lavoro dei campi, alla custodia delle pecore.
Ora la fiamma è più scura, lambisce i pezzi di legno come una carezza e si allunga festosa verso l’alto, lasciandosi dietro il rosso brillante dei carboni. Le lingue di fuoco illuminano il magro viso del vecchio: gli occhi stretti formano due lunghi solchi sulla fronte, illuminano i baffi che vanno su e giù col muovere delle labbra e le profonde cicatrici delle mani, indurite dal lavoro dei campi. Questa legna è buona, pensa il vecchio, tarda a prendere fuoco ma ti ripaga con tanto calore.
Quanta ne aveva tagliata da giovane nel bosco! Si rivede dietro il grigio steccato che separava la sua masseria della strada sassosa. Con quanto orgoglio caricava il basto del suo mulo con tronchi ben tagliati, ben sistemati in perfetto equilibrio sui due fianchi della bestia. Non era mai stanco e i suoi vent’anni non sentivano la fatica. Quando sollevava sulle spalle quei grossi tronchi, i muscoli delle braccia si gonfiavano e si indurivano e tutta la sua figura acquistava la bellezza di una statua greca. Erano belli i suoi vent’anni, pieni di entusiasmo, di gioia di vivere!
Alza la testa e, attraverso le palpebre socchiuse, su una foto appesa al muro vede la dolcezza del sorriso della sua Maria e gli sembra di riascoltare la soavità della sua voce. Qualche volta vorrebbe togliere quella foto dal muro, perché vederla gli stringe il cuore e lo fa sentire solo. Troppo presto se n’era andata…
Nella vaga luce della fiamma chiude  gli occhi e si perde nei ricordi. Rivede la sua casa, ogni angolo, ogni stanza gli ricorda bambini felici schiamazzanti: i suoi figli! La mente sembra si compiaccia a presentargli soltanto ricordi dolorosi. Ora la fiamma è del tutto spenta. I carboni perdono lo splendore, diventano cenere: la stanza è nell’ombra. Il vecchio non ha voglia di attizzare il fuoco, nessuna fiamma riuscirebbe a scaldarlo, nessuna fiamma riuscirebbe a fugare il freddo che si è impadronito del suo cuore.
Due guerre, due figli perduti! Un grido muto gli scuote le pareti del cuore, lo stringe alla gola, indurisce i muscoli del viso. Perché loro? Perché non io? Cosa ci faccio io qui, vecchio e stanco? Albero senza rami e senza più frutti?
Appoggia le mani sulle ginocchia, piega la testa sul petto e si abbandona all’onda dolorosa dei ricordi.
Rivede i carabinieri entrare in casa: il suo cuore aveva rallentato i battiti al lieve bussare della porta, quasi presagisse la tragedia che stava per abbattersi nella sua casa.
Era un eroe?
Sapeva soltanto che il sangue del suo sangue non avrebbe più varcato la soglia di quella porta: il giovane figlio non avrebbe più riempito quella casa con la sua esuberanza, la sua allegria, il suo attaccamento al lavoro.
Era fiero di lui quando insieme portavano avanti con lo stesso ritmo le grandi falci nella fienagione o quando insieme alzavano con le vanghe grosse zolle di terra. Il ragazzo gli comunicava la sua forza, il suo ottimismo, la sua allegria.
Non erano solo padre e figlio, erano due amici: bastava uno sguardo per capirsi, per sentirsi complici nei discorsi fra gli amici. Ora lui non c’era più. Era rimasto solo Antonio, sedici anni.
Ma il tempo passa inesorabile!
Purtroppo non si muore di dolore, e il lavoro dei campi, la custodia, la cura degli animali non permettevano rilassamenti o abbandoni. Il leone che era in lui si risvegliò, riprese il sopravvento, così col secondo figlio si gettò di nuovo nella fatica. Non poteva e non doveva arrendersi!
Il dolore, il vuoto, il rimpianto, erano insopportabili; il lavoro rappresentava per lui un’ubriacatura, uno stordimento, bisognava stringere I denti e andare avanti.
Un’altra guerra!
Cosa può capire un contadino di conquiste, alleanze o espansioni? Il suo orizzonte si restringe al campo, alla casa, al paese. A lui interessa solo un raccolto abbondante, e che non ci siano gelate o grandinate. È felice solo quando può dire: questa è una buona annata!
Erano passati anni dalla perdita del primogenito e il dolore si era attenuato. Gli avevano assegnato una pensione di guerra e sulla parete era appeso un attestato con due medaglie di bronzo.
ll secondo figlio si era sposato e gli aveva regalato due nipotini che qualche volta lo facevano sorridere. Per questa seconda guerra loro erano piccoli, e il padre quasi anziano.
Il vecchio si preparava ad affrontare una vecchiaia serena. Ogni mattina si recava in campagna, rimaneva tutta la giornata seduto sotto un ulivo a pensare, ricordare, a fare il bilancio della sua vita… Il tramonto del sole e il crepuscolo lo coglievano di sorpresa: bisognava tornare a casa, sarebbero stati in pensiero per lui.
Ma ecco il secondo appuntamento con la morte!
Un’altra tragedia si abbatte sulla famiglia: questa guerra, che egli non temeva, gli porta via anche il secondogenito, fucilato dai tedeschi.
Il buio cala nella casa.
A questo ricordo, grosse lacrime scivolano lungo le guance infossate, si incanalano tra le pieghe delle rughe, si poggiano sui baffi come gocce di rugiada.
Finalmente il vecchio piange!
Il suo è un pianto silenzioso, accorato: ogni lacrima un pezzetto di cuore, una speranza delusa. Rivive la sua angoscia e, come un leone ferito, aspetta la morte: non dovrebbe tardare!
 
 
Nata a Uccle (Belgio), di origini abruzzesi, Mapi si è laureata in Filosofia alla Sapienza di Roma. Ha insegnato Lingua e Letteratura italiana e Storia per trentatre anni nei trienni delle scuole superiori. Ha pubblicato i romanzi L’amore corre via internet (Europa edizioni, 2013) e Storia di Carlo… ovvero il dolore di una madre (Irda edizioni 2015). Nel 2016 ha dato alle stampe le sillogi poetiche Parole del cuore e Colori dell’anima (entrambi di Irda edizioni). Con Le Mezzelane ha pubblicato i versi Le scale del tempo (2017) e Il vento della vita (di prossima uscita).
 

 

Il racconto di Mapi esordisce entro l’orizzonte di uno status realistico e dettagliato in cui seguiamo l’avvicendarsi della “vita” e della “morte” attraverso una quantità di legna arsa nel grande camino: dall’iniziale «crepitio intermittente» sino a quando «la fiamma è del tutto spenta, i carboni perdono lo splendore, diventano cenere: la stanza è nell’ombra». Ne emerge un effetto di smarrimento, bilanciato dalla salda gamma di segni e segnali che lo armonizza: capace di collaborare con energia di espressione alla sintassi espositiva e sentimentale di un ethos del “fuoco” – ovvero, del vissuto – all’altezza di consumarla, verificarla, ridurla in tracce distinte, senza comunque gestire la facoltà di annullarla.
Attraverso il veicolo della voce del “vecchio” protagonista, la trama-intreccio esorta a condividere il pensiero dominante dell’esistenza interpretata con l’aspetto fisico dei luoghi e le sfumature commoventi degli affetti, però in una località letteraria idealizzata, di stampo visionario. In tale piano descrittivo agiscono, nell’esperienza e nella memoria indelebile, i componenti della famiglia, solidali e, per disgrazia, di colpo allontanati dalla genuina unione maturata negli anni.
L’andante narrativo in atto è nondimeno immerso nell’iter semantico di un inquietante, trascendente ed eterno interrogativo sul nodo cruciale del vivere, incentivato dal rapporto di successione tra principio e fine, dal bagliore della luce al buio oscuro. Benché il divenire si svolga in virtù di un tocco semiotico assolutamente polivalente e denso di significati ulteriori, il plot del brano è sviluppato nell’area complessa della coscienza umana, artefice e succube di uno spazio popolato di fenomeni antitetici e di senso, con opposte direttive morali e logiche.
L’anziano padre, nel suo mosaico dal timbro emblematico e di congiunzione all’input del ricordo, lamenta la scomparsa della moglie annientata da una malattia, e dei due figli, ciascuno vittima di una differente “guerra”. Seppure assecondando un’aura sconosciuta e arcana, quasi di integra spiritualità, celebra una giovinezza serena e forte trascorsa in campagna, malgrado il rammarico di non aver avuto i mezzi economici per studiare (come «i figli dei ricchi»), associando, chissà, questi lutti a un ambito collettivo legato all’archetipo-urbanesimo e alle città odierne.
Il paesaggio rievocato e la bellezza corporea della gioventù indirizzano, dunque, verso una lettura simbolica sorretta da un rituale di linguaggio cadenzato, con pause curate ed efficaci. Trapela un quadro reale o verosimile, relativo a quanto osservato o percepito: di frequente, nella norma, invece diffuso e proiettato in un sistema di riferimenti intimi. La pena straziante e l’angoscia acquisiscono un alone di dignità suprema, sospendendo, nella rete misteriosa di significanti dell’autrice, la natura di un “materiale”, di un hic et nunc incidentale, terribile e deteriore.
Ecco l’habitat bucolico, con «le pecore al pascolo», tra cui anche «due caprette, una delle quali candida come la neve»: un quadro accompagnato in un’elegante tensione temporale da «un campanellino appeso al collo che suonava ad ogni passo della bestia». L’insigne Giacomo De Benedetti, riguardo a un contesto in versi dal contenuto parallelo, ha sottolineato lo scaturire di «una visione ancora naturalistica in pura immagine, immagine in pura analogia, con tutta la sua pregnanza di suggerimenti e di associazioni molteplici e simultanee».
Metafore e metonimie del racconto evolvono e diventano ospiti di patrimoni comuni, quelli identificati da Mallarmé in unità di vocabolo e pertinenza dove «le parole della tribù, del gregge» sostengono la rottura del diaframma tra l’arte e la storia. Atteggiamento coraggioso, se valutato nei confronti del conflitto bellico in sé, di cui, non a caso, il filosofo tedesco del XX secolo Ernst Jünger, in Der Kampf als inneres Erlebnis (La lotta come esperienza interiore, 1922), ha scritto: «La guerra non è solamente nostra madre, è anche nostro figlio. Se essa ci ha creati, noi l'abbiamo generata. Noi siamo dei pezzi forgiati, cesellati, ma siamo ugualmente quelli che brandiscono il martello e maneggiano lo scalpello, insieme fabbri e acciaio scintillante, operai della nostra sofferenza, martiri della nostra fede».
Nelle righe conclusive del racconto di Mapi, siamo coinvolti nel pianto dell’anziano, disperato per i dolori subiti e presenti, in attesa che Thánatos (Θάνατος, nel pantheon greco, dio della Morte, discendente dalla divinità Nύξ- Nýx, Notte, con il gemello di Ὕπνος-Ipnos, nume del Sonno) lo raggiunga: infatti, «non dovrebbe tardare!».
Tuttavia, quando l’autrice precisa che le lacrime «poggiano sui baffi come gocce di rugiada», il messaggio risulta chiaro e persuasivo. Ebbene, sì, proprio sulla «rugiada». Allora è spontaneo riflettere: quale migliore e più autentico simbolo di rinascita, còlta negli albori preziosi e ricchi di aspettative future? (c.b.)

 

domenica 25 marzo 2018


“La Ragunanza” – Il bando di concorso – 5^ edizione

Fino al 31 marzo è possibile partecipare a La Ragunanza, concorso letterario per poesia e prosa. Quest’anno si festeggia il 5° anniversario con un bando dedicato alla Natura: possono partecipare singoli componimenti, sillogi, racconti brevi, libri e short-movie. La scadenza per l’inoltro dei testi è sabato 31 marzo. La cerimonia di premiazione è fissata per domenica 20 maggio a Roma, all’interno di Villa Pamphilj, nella Sala del Bel Respiro. Qui di seguito il bando integrale con le modalità di partecipazione.

 
5^ Ragunanza di poesia, narrativa e short movie

La partecipazione alla 5^ ragunanza di “POESIA, NARRATIVA & SHORT MOVIE” è aperta a tutti coloro che, dai 16 anni in su - per i minorenni è necessaria l’autorizzazione dei genitori o di chi ne fa le veci - senza distinzioni di sesso, provenienza, religione e cittadinanza, accettano i tredici (13) Articoli qui specificati. La frase sopra menzionata “per i minorenni è necessaria l’autorizzazione dei genitori o di chi ne fa le veci“, vuol dire che chi non ha compiuto 16 anni può partecipare alla QUINTA RAGUNANZA, previa l’autorizzazione scritta e firmata da entrambi i genitori che dovranno allegare alla loro autorizzazione la fotocopia della loro carta d’identità. I nostri GIURATI, i cui nomi saranno resi noti solo a conclusione della votazione, valuteranno gli scritti pervenuti e gli short movie spediti per e-mail, a loro insindacabile giudizio! Il REGOLAMENTO per la V Ragunanza di POESIA, NARRATIVA & SHORT MOVIE, prevede cinque sezioni:

I sez.: POESIA “NATURA”

II sez.: SILLOGE DI POESIA “A TEMA LIBERO”

III sez.: NARRATIVA “NATURA”

IV sez.: NARRATIVA LIBRO “A TEMA LIBERO”

V sez.: SHORT MOVIE “NATURA” e “A TEMA LIBERO”

La tematica di tutte e cinque le sezioni, trattandosi di “ragunanza”, termine in uso nell’Arcadia di Christina, dovrà almeno contenere dei riferimenti alla natura che ci accoglie.

Per la I sezione, la POESIA “NATURA”, che sarà da Voi scritta, nel rispetto della sintesi poetica, dovrà ricordare i dettami dell’Arcadia, il valore della natura, filtrati dagli eventi attuali che coinvolgono, modificano, distruggono i quattro elementi della nostra madre Terra e lo spirito di tutti coloro che si prodigano per la salvezza ed il recupero dell’ambiente e che troppo spesso immolano la loro vita per il bene comune.

Per la II sezione, la SILLOGE DI POESIA EDITA “A TEMA LIBERO”, che sarà da Voi già stata pubblicata (o da Casa Editrice o in proprio) e che decidete di far partecipare a questa V Ragunanza, si presenterà quindi come un libretto, potrà trattare qualsiasi tematica, essendo “A TEMA LIBERO”, e potrà spaziare su temi alti dell’esistenza, su temi universali, che abbracciano il genere umano.

Per la III sezione, NARRATIVA “NATURA”, si intende un racconto breve di un massimo di tre pagine numerate, che sarà da Voi scritto in word, in Times New Roman, in carattere 12 o 18 a Vs scelta, ma che rispetti in tutte le loro parti i 13 Articoli di questo Regolamento.

Il racconto breve, proposto all’insindacabile giudizio dei nostri giurati, dovrà ricordare i dettami dell’Arcadia, il valore della natura, filtrati dagli eventi attuali che coinvolgono, modificano, distruggono i quattro elementi della nostra madre Terra e lo spirito di tutti coloro che si prodigano per la salvezza ed il recupero dell’ambiente e che troppo spesso immolano la loro vita per il bene comune.

Per la IV sezione, NARRATIVA LIBRO “A TEMA LIBERO”, che sarà da Voi già stato pubblicato (o da Casa Editrice o in proprio) e si presenta quindi in forma di libro, potrà trattare qualsiasi tematica, essendo “A TEMA LIBERO”, e potrà spaziare su temi alti dell’esistenza, su temi universali e filosofici, che abbracciano il genere umano.

Per la V sezione, SHORT MOVIE “NATURA” e “A TEMA LIBERO”, si tratta di girare, di riprendere, anche con il Vs telefonino, in un unico piano sequenza ovvero, senza stacchi o interruzioni di sorta, da un minimo di 1’ ad un massimo di 3’ di registrazione, dove logicamente non ci sarà bisogno alcuno ne di montaggio ne di doppiaggio, in quanto sarà in presa diretta, con l’eventuale voce o suono naturale o musica. Il Vs prodotto sarà così proposto all’insindacabile giudizio sia del nostro giurato specializzato in filmati sia dei nostri giurati, che daranno la loro valutazione. Secondo la Vs scelta potrete registrare, riprendere, soggetti così, come si trovano in “NATURA”, altrimenti per l’altra modalità proposta dal Ns Regolamento, “A TEMA LIBERO, potreste optare registrando, riprendendo, qualsiasi soggetto a tema libero appunto, e potrà, il Vs breve filmato, spaziare su temi alti dell’esistenza, su temi universali e filosofici, che abbracciano il genere umano.

È questo l’intento e l’obiettivo della rinnovata “ragunanza” nell’ambiente bucolico di Villa Pamphilj a ricordo dei raduni, delle adunanze, organizzati da S.A.R. Christina di Svezia.

Art.1 Si richiede per la V Ragunanza di POESIA, NARRATIVA & SHORT MOVIE, che il testo, la POESIA, sia compreso in un massimo di una (1) pagina word e scritto in Times New Roman, a carattere 12 o 18 e che si rispettino in tutte le loro parti i 13 Articoli, i quali specificano le norme, i diritti, i requisiti e le leggi di questo regolamento.

Art.2 La POESIA della sezione “NATURA” dovrà essere inedita e, per concorrere, andrà spedita via e-mail a apsleragunanze@gmail.comindicando e specificando la sezione da voi scelta:

Quinta Ragunanza di POESIA, NARRATIVA & SHORT MOVIE

Sezione I: POESIA “NATURA”

1.La POESIA sarà ammessa solo ed unicamente con il nome, cognome, contatto telefonico ed e-mail di rintracciabilità del partecipante al concorso. I dati del concorrente sopra indicati andranno scritti in un foglio “a parte” e spediti insieme al foglio dove sarà scritta la Vostra POESIA che concorrerà.

Ai nostri giurati sarà fatta pervenire la Vs POESIA in forma anonima.

1.La “SILLOGE DI POESIA EDITA A TEMA LIBERO”, per concorrere, andrà spedita in pdf via e-mail a apsleragunanze@gmail.com indicando e specificando la sezione da voi scelta in questo modo:

Quinta Ragunanza di POESIA, NARRATIVA & SHORT MOVIE

Sezione II: POESIA “SILLOGE DI POESIA EDITA A TEMA LIBERO”

La SILLOGE già pubblicata – o da Casa Editrice o in proprio – sarà ammessa solo ed unicamente con il nome, cognome, contatto telefonico ed e-mail di rintracciabilità del partecipante al concorso; questi dati saranno scritti su foglio a parte, che conterrà i dati ulteriori dell’Autore, nonostante appaia sul libro solo il nome ed il cognome dell’Autore della Silloge.

La Silloge di poesia, il libro, potrà essere spedita a scelta del partecipante, o con Raccomandata R/R o con piego di libri in una (1) unica copia a: A.P.S. “Le Ragunanze” c/o Michela Zanarella – Via Fabiola, 1 – 00152 Roma.

Congiuntamente dovrà comunque e pertanto arrivare, in pdf la Vostra silloge alla e-mail: apsleragunanze@gmail.com indicando nell’oggetto la sezione ovvero: sezione POESIA “SILLOGE DI POESIA EDITA A TEMA LIBERO”

La Raccomandata R/R tranquillizza il partecipante ed assicura dell’avvenuta ricezione da parte dell’A.P.S. “Le Ragunanze”

Nel foglio inserito nella busta, che conterrà la silloge (il libretto), dovranno essere specificati i dati dell’autore: nome, cognome, contatto telefonico ed e-mail di rintracciabilità del partecipante al concorso.

2.Il “RACCONTO BREVE di NARRATIVA A TEMA “NATURA”, per concorrere, andrà spedito via e-mail a apsleragunanze@gmail.comindicando e specificando la sezione da voi scelta in questo modo:

Quinta Ragunanza di POESIA, NARRATIVA & SHORT MOVIE

Sezione III: NARRATIVA/RACCONTO BREVE “NATURA”

Il RACCONTO BREVE sarà ammesso solo ed unicamente con il nome, cognome, contatto telefonico ed e-mail di rintracciabilità del partecipante al concorso, dati che saranno scritti in un foglio “a parte”, e spediti insieme al Racconto Breve che concorrerà.

Ai nostri giurati sarà fatto pervenire il Vs Racconto breve in forma anonima, per cui saranno esclusi racconti firmati.


2.Il LIBRO DI NARRATIVA “A TEMA LIBERO”, per concorrere, andrà spedito in pdf via e-mail a apsleragunanze@gmail.com indicando e specificando la sezione da voi scelta in questo modo:

Quinta Ragunanza di POESIA, NARRATIVA & SHORT MOVIE

Sezione IV: NARRATIVA LIBRO “A TEMA LIBERO”

ovvero, il Vostro romanzo, la Vs opera, potrà riguardare tematiche varie essendo “A TEMA LIBERO” e potrà spaziare su temi alti dell’esistenza, su temi universali e filosofici che abbracciano il genere umano, i sentimenti, oltre alla fauna che regna nel nostro pianeta Terra. Il libro già pubblicato – o da Casa Editrice o in proprio – sarà ammesso solo ed unicamente con il nome, cognome, contatto telefonico ed e-mail di rintracciabilità del partecipante al concorso; questi dati saranno scritti su foglio a parte, che conterrà i dati ulteriori dell’Autore, nonostante appaia sul libro solo il nome ed il cognome dell’Autore del romanzo di narrativa a tema libero.

Il libro, potrà essere spedito a scelta del partecipante, o con Raccomandata R/R o con piego di libri in una (1) unica copia a: A.P.S. “Le Ragunanze” c/o Michela Zanarella – Via Fabiola, 1 – 00152 Roma.

Il Vostro libro “a tema libero” sarà fatto pervenire ai Nostri giurati in pdf e sarà esposto nel giorno della Premiazione.

3.Lo “SHORT MOVIE”, per concorrere, andrà spedito via e-mail a apsleragunanze@gmail.com indicando e specificando la modalità da voi scelta:

Quinta Ragunanza di POESIA, NARRATIVA & SHORT MOVIE

Sezione V:

SHORT MOVIE modalità “NATURA”

SHORT MOVIE modalità “A TEMA LIBERO”

Il Vs SHORT MOVIE, nella modalità da Voi scelta: Natura o A Tema Libero, va inoltrato tramite il trasferimento file di DropBox o WeTransfer alla e-mail: apsleragunanze@gmail.com

Le opere filmiche le quali nelle relative due sezioni si posizioneranno al I posto, saranno proiettate nella giornata della premiazione.

La “motivazione” che sarà letta dall’ideatore del Festival del Corto di una cittadina nei pressi di Roma, e che per ovvi motivi non sveleremo in questo Regolamento, fa parte della giuria. Non si esclude la proiezione del corto vincitore nel Festival del Corto.

La premiazione contempla l’assegnazione di una coppa ai primi classificati per ognuna delle due modalità dello SHORT MOVIE: “Natura” e a “Tema Libero”.

L’assoluta competenza e serietà dei giurati permetterà una giusta assegnazione della votazione che porterà alla graduatoria finale.

Art.3 Le modalità espressive della POESIA, della SILLOGE, del RACCONTO BREVE, del LIBRO e dello SHORT MOVIE ripartito nelle due modalità, non dovranno essere offensive né ledere la sensibilità e/o la dignità del lettore, dell’ascoltatore, del visore e della persona chiamata in causa a “giudicare” e a leggere. Le opere che non ottemperano quanto specificato nell’articolo 3 saranno automaticamente escluse.

Art.4 La partecipazione è soggetta alla tessera associativa equivalente ad € 10,00 per ogni sezione, che sottintende la presenza dell’autore concorrente ed include le spese di segreteria; la partecipazione ad una delle cinque sezioni non esclude la partecipazione alle altre sezioni di questo Regolamento.

Art.5 La scadenza per l’inoltro dei testi è fissata a sabato 31 marzo 2018;

Art.6 Il giudizio della giuria è insindacabile;

Art.7 La partecipazione al concorso comporta l’accettazione di tutte le norme del presente regolamento ed il partecipante dovrà essere presente il giorno della ragunanza per la lettura delle POESIE e di alcuni stralci di brani tratti dal LIBRO di Narrativa, secondo la graduatoria di premiazione di fronte agli astanti e per la descrizione breve “a commento” del proprio filmato, lo SHORT MOVIE.

Sono ammesse deleghe solo in presenza “certa” del delegato a ritirare il premio assegnato, il quale si dovrà mettere in contatto con la segreteria del PREMIO, confermando il nome del delegato, almeno un mese prima: apsleragunanze@gmail.com;

Art.8 Qualora il premiato o il suo delegato non fosse presente, il suo riconoscimento decadrà e non sarà spedito alcun riscontro di quanto da lui vinto.

Art.9 I partecipanti, le cui loro opere di poesie, sillogi, racconti brevi, romanzi e short movie nelle due modalità, siano state selezionate per la premiazione, la lettura e la proiezione in pubblico, saranno informati sui risultati delle selezioni mediante e-mail personale e segnalazione nel sito dell’Associazione di Promozione Sociale “Le Ragunanze”: www.leragunanze.altervista.org

Art.10 Le POESIE di entrambe le sezioni scelte e premiate così come la NARRATIVA breve e a libro, saranno presentate e lette in pubblico il giorno della PREMIAZIONE ossia, DOMENICA 20 MAGGIO 2018, dalle ore 10,30 fino al termine delle letture e delle relative PREMIAZIONI all’interno di Villa Pamphilj nella Sala del Bel Respiro, conosciuta come antica vaccheria dei principi Pamphilj, di fronte al bistrot del parco.

Gli SHORT MOVIE di entrambe le modalità da Voi scelte, Natura o a Tema Libero, e premiati, saranno proiettati nello schermo allestito per l’occasione nell’antica vaccheria dei principi Pamphilj nel momento specifico della loro premiazione. Al termine della PREMIAZIONE le opere potranno essere diffuse su YouTube con l’autorizzazione dei rispettivi proprietari dell’opera, previo nulla osta del giurato Direttore del Festival del corto, il beneplacito del Presidente del Premio e l’approvazione della Presidente dell’A.P.S. “Le Ragunanze”.

Qualora per suggestione o timidezza l’autore decidesse di non leggere o di non commentare la propria opera in pubblico, questa sarà letta o commentata da un attore o un’attrice o da un critico d’arte, che darà professionalità all’evento stesso esaltando al contempo la poesia, la narrativa, o l’opera filmica dell’autore, accompagnata dalla lettura della motivazione dei giurati.

Art.11 A tutti i selezionati sarà inviato, con largo anticipo, l’invito a partecipare alla PREMIAZIONE, al reading e alla proiezione.

 
La POESIA sulla “NATURA” e una poesia a scelta estratta dalla “SILLOGE”, che saranno lette in pubblico e ritenute idonee dal giudizio insindacabile dei giurati, saranno inserite nell’antologia di POESIA, che conterrà anche alcuni stralci dai libri di NARRATIVA a Tema Libero oltre ai RACCONTI BREVI premiati. Nell’antologica ci saranno i relativi link degli SHORT MOVIE premiati.

L’antologia di Poesia, Narrativa & Short Movie sarà edita dalla Casa Editrice “Le Mezzelane”, ritenuta la più idonea poiché oltre alla serietà editoriale non richiede alcun impegno finanziario per questa pubblicazione che sarà disponibile, nella classica antologia “Le Ragunanze”, nella giornata di PREMIAZIONE, e comunque acquistabile nelle librerie virtuali e fisiche tramite il codice ISBN che le verrà attribuito.

Art.12 I PREMI saranno così suddivisi:

Quinta Ragunanza di POESIA, NARRATIVA & SHORT MOVIE.

1.POESIA sez. “Natura”:

– primo classificato: (coppa) l’abbonamento per un anno alla rivista Leggere Tutti: www.leggeretutti.net

– secondo classificato: (targa)

– terzo classificato: (medaglia)

2.POESIA sez. SILLOGE DI POESIA EDITA a “Tema Libero”

– primo classificato: (coppa)

– secondo classificato: (targa)

– terzo classificato: (medaglia)

3.NARRATIVA BREVE a tema “NATURA”

– primo classificato: (coppa)

– secondo classificato: (targa)

– terzo classificato: (medaglia)

4.NARRATIVA EDITA – libro – a “Tema Libero”

– primo classificato: (coppa)

– secondo classificato: (targa)

– terzo classificato: (medaglia)

5.SHORT MOVIE

In modalità “NATURA”

– primo classificato: (coppa)

In modalità “A TEMA LIBERO”

– primo classificato: (coppa)

Per i primi classificati della sezione SHORT MOVIE nelle due modalità, è prevista la proiezione dei corti nell’ambito del Festival del Cortometraggio.

Saranno consegnate le Menzioni d’Onore (cartiglio pergamenato con i loghi: (al centro in alto in solitaria) Le Ragunanze, (in basso da sx a seguire) Consiglio Regionale del Lazio, Roma Capitale XII Municipio, Ambasciata di Svezia, EMUI, Golem informazione, Associazione Culturale Euterpe)

L’assegnazione della TARGA del PRESIDENTE dell’A.P.S. “Le Ragunanze” è a discrezione del PRESIDENTE.

* Nella sinergia tra l’A.P.S. “Le Ragunanze” e l’Associazione Culturale Euterpe è contemplata l’assegnazione del Trofeo, che verrà consegnato a discrezione del direttore della omonima rivista.

Tutti i partecipanti presenti, e solo i presenti, riceveranno brevi manul’attestazione di partecipazione alla Quinta Ragunanza di POESIA, NARRATIVA & SHORT MOVIE per aver concorso con l’opera, anche se questa non si è posizionata tra i vincitori.

Art.13 Nel file d’invio a apsleragunanze@gmail.com includere dati personali, indirizzo postale, indirizzo e-mail, telefono, breve nota biografica, (per i minorenni includere anche l’autorizzazione dei genitori o di chi ne fa le veci con la fotocopia della loro carta d’identità) la dicitura “SARÒ PRESENTE”, fotocopia del versamento di € 10,00 (per i soci già iscritti all’Associazione di Promozione Sociale “Le Ragunanze” la quota è di € 5,00 – Si ricorda comunque che la tessera ha valore annuale) da effettuare tramite ricarica Postepay n° 5333171018479663 intestato a Michela Zanarella, C.F.: ZNRMHL80L41C743L o in contanti nel plico di spedizione per i diritti di segreteria; in calce al testo, la seguente dichiarazione firmata:

“Dichiaro che i testi delle POESIE, dei RACCONTI e i VIDEO da me presentati a codesto concorso sono opere di mia creazione personale.

Sono consapevole che false attestazioni configurano un illecito perseguibile a norma di legge.

Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi della disciplina generale di tutela della privacy (L. n. 675/1996; D. Lgs. n. 196/2003) e la lettura e la diffusione del testo per via telematica e nei siti di Cultura della Poesia, della Narrativa e dell’Arte, nel caso venga selezionato, dai giurati del concorso Quinta Ragunanza di POESIA, NARRATIVA & SHORT MOVIE”

A maggio 2018, l’associazione di promozione sociale ‘Le Ragunanze’, nel V anno dell’omonimo Premio internazionale per la poesia, la narrativa e lo ‘short movie’, consegnerà la Targa ‘Anastasia Sciuto’ a un giovane talento dell’arte drammatica, cinematografica e televisiva, nel plauso dell’impegno artistico della giovane.

All’ingresso del pubblico sarà consegnato un foglietto numerato il quale darà diritto alla MEDAGLIA MAGNETIZZATA DI PRESENZA che riporterà a fronte il logo de “Le Ragunanze”, e a retro “V Ragunanza 2018”.

Il numero sarà estratto dalla più giovane presenza di domenica 20 maggio 2018.

Referenti concorso:

La Presidente dell’A.P.S. “Le Ragunanze”, Michela Zanarella

Coordinatore e Vicepresidente, Giuseppe Lorin

Segretario, Alberto Bivona

@: apsleragunanze@gmail.com

“EMUI”, European Mediterranean University Institute, Presidente Romàn Reyes

“Golem informazione”, diretto da Roberto Ormanni

MOVIE CLUB Film Festival, Palestrina

Uff. Stampa dell’evento: Pressliveitalia
 
 

giovedì 22 marzo 2018

Luisa SANFILIPPO - “Saturazione” (racconto breve)

 
                                                          Opera di Vincenzo Sanfilippo
 
Un formicolio persistente da giorni si è insinuato nella mente di Sandra.
Segnale da non sottovalutare. Sindrome di una necessità urgente che lei deve necessariamente prendere in considerazione. Tra i tanti quesiti che l’assillano cerca di individuarne qualcuno.
Prova a soffermarsi. Riflettere. Pensa a una frase di Picasso:
“Gettare un oggetto apparentemente insignificante è come strappare un pezzetto di carne dal mio corpo”.
«Certo, lui era un grande artista, un accumulatore molto esigente, e tutto gli poteva servire per ideare, assemblare una nuova opera. I suoi studi erano pieni non solo dei suoi dipinti, ma di qualunque altra cosa d’ogni genere e forma. Ma io, mi domando, pur avendo interessi artistici e culturali, cosa me ne faccio di tutto l’ingombro che mi circonda?».
Sandra avverte la pesantezza di uno spazio pieno, dovuta sicuramente a uno stato di graduale saturazione, dove oggetti, libri, giornali, mobili, vestiario e altro sono stipati gli uni agli altri, senza nessuna connessione logica.
E pensa subito al vestiario. Si accorge che nella sua casa c’è stato negli ultimi anni un proliferare esagerato di molti capi del proprio abbigliamento. Hanno invaso armadi di piccole dimensioni che non riescono più a contenere nulla.
«Cosa faccio?», si chiede. «Non c’è più spazio. O cambio gli armadi, o butto via tutto. O quasi tutto…».
Da quel “quasi”, si può intuire che molto vestiario Sandra lo tiene per abitudine o per affezione. Da anni. La situazione rimane invariata. Stagnante.
«Forse considero tutto indispensabile?».
Le viene subito in mente “La Venere degli stracci” di Michelangelo Pistoletto: «In quell’opera-installazione del 1967/’68», considera, «l’autore crea una strana contrapposizione: vecchi abiti dismessi multicolorati da dove emerge la statua della Venere di Milo. Dunque… gli “stracci” logorati dal tempo che passa... salvati, elevati a dignità artistica dall’immagine simbolica del bello-ideale… la Venere. Se Pistoletto ha creato questo efficace abbinamento, io cosa potrei farne dei vecchi abiti? Non sono all’altezza di riutilizzarli artisticamente. Ma non sono nemmeno in grado di liberarmene. Un dilemma molto fastidioso».
E i giornali? Di solito Sandra li compra tutti i giorni. Ma non sempre ha tempo o voglia di leggerli. Allora li ripone uno per uno, pensando di selezionare in seguito gli articoli che le interessano. Ma ciò non avviene - per i motivi citati - e gli articoli non vengono selezionati. E intanto compra altri giornali che si vanno ad aggiungere a quelli che ha messo da parte e che non ha avuto - anche per indolenza - il coraggio di buttare.
E si accumulano, si accumulano…
Poi Sandra pensa agli oggetti.
«Anche gli oggetti, per esempio. Li tengo per abitudine. Come si fa a liberarsi degli oggetti... Essi raccontano la nostra vita, accompagnano le nostre storie…».
Forse è vero. Degli oggetti non sempre sappiamo farne a meno o separarcene. 
E si accumulano, accumulano…
Dall’associazione oggetto-accumulo, le viene subito in mente Andy Warhol. Considera che l’artista è stato un grande accumulatore. Lei si è documentata e ha scoperto che nel ’74 ha realizzato “Le capsule del tempo”, grandi scatole in cui metteva dentro tracce del suo quotidiano.
«C’era di tutto», osserva Sandra, «biglietti di concerto, articoli di giornali, cioccolatini, oggetti vari, scarpe, disegni, vestiario… In quelle scatole egli immagazzina 500 oggetti, come frammenti del tempo incapsulato, che anche in questo caso Warhol trasforma in installazione d’arte. O meglio, il suo disturbo patologico dà origine all’opera d’arte. Certo, anche i miei oggetti, utili o futili che siano, in mano ad artisti veri potrebbero diventare dei capolavori, far parte di una pregiata collezione d’arte. E invece sono costretti a una convivenza obbligata, senza via d’uscita, senza nessuna gratificazione, raggruppati in ogni angolo della casa, alcuni a fare bella mostra di sé, acquistati magari durante i viaggi ed eletti a simboli di terre lontane. O semplicemente tenuti come ricordo di antichi o recenti compleanni, anniversari, eventi importanti, o altro…».
Poi Sandra si sofferma a pensare a quell’intollerabile numero di scarpe che occupano indebitamente spazi inimmaginabili.
Dove? Dietro il divano del soggiorno. Per il solo fatto di essere accostato su una parete con una lieve sporgenza dovuta a una lunga mensola, dà alle scarpe il diritto di inserirsi e di soggiornare lunghi periodi tra una stagione e l’altra.
Non si accontentano di starsene indisturbate e invisibili dietro il divano - continua a pensare con una nota di intolleranza - ma osano anche occupare i piani dei mobili della camera da letto, riposti nelle loro scatole, moltiplicate per almeno otto. Un accumulo esagerato di scatole! 
E altre scatole stanno sotto il letto, sotto altri mobili; e ci convivono pure quelle sparse che mette tutti i giorni. Sandra se le ritrova ovunque, e in maggior quantità sotto il mobile del bagno o dietro la porta.
Ecco allora quel formicolio persistente che le frulla in testa mentre se ne sta distesa a letto con la pancia in su e lo sguardo inebetito rivolto al soffitto.
In effetti sono mesi che prova ad alleggerirsi dell’ormai inutile o superfluo. Il tempo scorre e la situazione rimane invariata.
È probabile che Sandra soffra di lentezza del processo decisionale, intrappolata tra il bisogno di trattenere, di riempirsi di cose e la necessità di disfarsi delle cose.
Non riesce ancora superare lo scoglio dell’indecisione.
A questo punto l’atteggiamento di Sandra ha un lieve cambiamento.
Dalla posizione distesa passa a quella seduta, che presuppone molta concentrazione. Subito l’espressione del viso si fa più attenta e seriosa, come di chi debba formulare un concetto importante e approfondito.
«Picasso, Duchamp, Warhol, Pistoletto, come molti altri artisti, con il loro accumulare hanno creato vere e proprie opere e installazioni. Si sono apparentemente liberati dei loro oggetti, ma allo stesso tempo se ne sono di nuovo appropriati. Ora, volendo approfondire un pensiero precedente, penso... che l’opera d’arte, nata da materiale riciclato, assemblato, riutilizzato e nobilitato, viva una sua vita autonoma… e gli oggetti che la compongono hanno perso la loro identità, la loro funzione originale, sono diventati promotori di altre storie, per trasformarsi in una specie di “diffusori d’arte”».
Sandra si meraviglia per l’acutezza delle sue osservazioni, che purtroppo si dissociano dal suo agire comportamentale. 
«Io, cosa faccio?», si chiede smarrita. E pensa che tutti, ognuno nel proprio ambito di lavoro, possano essere dei potenziali creativi, anche se differenti nelle intenzioni e modalità.
Allora considera che se lei non ha alcun interesse o predisposizione a comporre opere d’arte, significa che la sua incapacità di buttar via oggetti, abiti, libri, giornali… - a meno che non sia provocata da un vero e proprio disturbo patologico - possa essere legata a pigrizia metodica-abitudinale, alla poca voglia di rinnovarsi, rigenerarsi.
Forse una necessità legata a un bisogno… a un senso di possesso?
A questi interrogativi, Sandra tenta di reagire alla sua innata pigrizia.
Si alza e, dopo alcuni passi, avverte che le intenzioni si tramutano in altre  riguardanti, purtroppo, l’organizzazione quotidiana. 
«Niente da fare. La voglia di smaltimento è già passata? Dovrò prima o poi superare questo muro di resistenza ostinata. Superare soprattutto la difficoltà di discernere l’utilità/inutilità di oggetti e qualunque altra cosa. Perché ostinarmi a condurre una vita dispersiva, quasi asettica? Il mio cervello è lucido, capace di analizzare, considerare, fare dei ragionamenti logici e non affrettati. Posso ancora farcela?».
E ripensa a quel formicolio persistente…
 




Il sovraffollamento oggettuale della vita, anzi, dell’habitat promosso a locus semantico esclusivo della vicenda articolata nel racconto di Luisa Sanfilippo, procede con un andante simpaticamente fitto e intervallato nell’area logica: potrebbe esortare una lettura di stampo psicocritico, come la stessa scrittrice, tra le righe, sembra consigliare. Ne sono una fedele sostenitrice, eppure, questa volta, vorrei seguire l’impulso di interpretare la trama e l’intreccio di Saturazione sulla scia dell’analisi strutturale di Roland Barthes, là dove accenna alla natura gerarchica dei piani semiotici del senso nelle storie brevi. La nostra Sandra, tra roba inanimata, oggetti ed entità personalizzate o rivissute in misura artistica, aggregate, combinate o in singola unità, è alla ricerca di una scala immaginifica di importanza sostanziale del vivere, nel suo spazio e tempo. Infatti, «Io, cosa faccio? », si chiede smarrita, e «pensa che tutti, ognuno nel proprio ambito di lavoro, possano essere dei potenziali creativi, anche se differenti nelle intenzioni e modalità». In chiave analoga - ma a suggerirlo è lo strutturalista francese - con lo strumento del linguaggio narrativo l’autrice non gestisce nello stile una semplice somma di proposizioni, ma classifica la massa enorme di elementi in virtù della prospettiva di un esplicare elaborato. Del resto, leggiamo: «Picasso, Duchamp, Warhol, Pistoletto, come molti altri artisti, con il loro accumulare hanno creato vere e proprie opere e installazioni».

Tuttavia, nonostante il «formicolio persistente (…) insinuato nella mente» della perplessa protagonista, alla fine la giovane «si alza e, dopo alcuni passi, avverte che le intenzioni si tramutano in altre riguardanti, purtroppo, l’organizzazione quotidiana. “Niente da fare. La voglia di smaltimento è già passata?”». Ebbene, allora accogliamo l’enunciato di Barthes quando afferma: «Una frase, com’è noto, può essere descritta, linguisticamente, a diversi livelli (fonetico, fonologico, grammaticale, contestuale): questi livelli sono in rapporto gerarchico e poiché, se ciascuno ha le proprie unità e le proprie correlazioni, che rendono necessarie per ciascuno di essi una descrizione indipendente, nessun livello può produrre senso da solo». Ebbene, per quanto mi coinvolge, inviterei la protagonista a non disperarsi per «la difficoltà di discernere l’utilità/inutilità di oggetti e qualunque altra cosa», con l’effetto di separarle tra di loro, eliminarne una, privilegiandone una ulteriore. 
Nell’inquietudine di Sandra, e a fronte di tanta “offerta”, potrebbe emergere l’ostacolo a rintracciare qualcosa di desiderato. A tale proposito, ancora Barthes ricorda La lettera rubata di Edgar Allan Poe (The Purloined Letter, short story uscita sulla rivista The Chamber's Journal nel 1845) - argomento di studi di Sigmund Freud - rammentando come l’autore statunitense, originario di Boston, abbia esaminato con acume il fallimento di un prefetto di polizia, impotente a recuperare l’epistola introvabile: «Le sue investigazioni erano perfette, ci dice, “nell’ambito della sua specializzazione”: il prefetto non ometteva alcun luogo, “saturava” interamente il livello della “perquisizione”, ma per trovare la lettera, protetta dalla sua evidenza, bisognava passare a un altro livello, sostituire la pertinenza del ricettatore a quella del poliziotto».
Da parte nostra, per evocare in una referenza adeguata il messaggio di Luisa Sanfilippo - e semmai, in via utopica, aiutare Sandra ad accettare o rifiutare l’ordine-disordine della casa, dell’esistenza - sarà comunque opportuno visitare il brano nella successione del narrato e nella verticalità delle notizie veicolate: le quali, appunto, non sono custodite nell’epilogo del racconto, piuttosto lo attraversano. Tentando, ora lo sappiamo, di «superare lo scoglio dell’indecisione». (c.b.)