Cinzia BALDAZZI - ”When Poetry Whispers to the Soul” di Barbu, Fuselli, Ercole
Laura Barbu, Paola Ercole, Anna Fuselli
When Poetry Whispers to the Soul
Il sospiro dell’anima
Prefazione
di Cinzia Baldazzi
Traduzione
di Antonello Di Carlo
Roma,
Officine Culturali Romane, 2022
pp. 172, € 15,00
La
collaborazione ormai pluriennale nel campo della poesia tra Paola Ercole, Laura
Barbu e Anna Fuselli ha di recente prodotto un’antologia bilingue, con testi a
fronte italiano-inglese: When Poetry Whispers to the Soul / Il sospiro
dell’anima allinea diciotto componimenti della Barbu, ventuno della Ercole
e venti della Fuselli, nella traduzione di Antonello Di
Carlo.
Lo scritto che segue intende presentarsi
come una sorta di testimonianza informativa ed esegetica “dall’interno”, poiché,
come insegna la semiotica, la scelta dei codici adottati, non solo nei messaggi
letterari, ne indirizza in qualche modo anche il campo informativo del
contenuto: infatti, io stessa mi sono occupata, nel libro, di elaborare brevi
note critiche a ciascuna delle tre sezioni oltre a una breve prefazione a
carattere generale, adatta a una trasmissione bilingue che interessasse un
destinatario anglofono.
In questa sede ho ritenuto opportuno - a preservare l’idea di partenza del volume - riportare nella traduzione inglese sia alcuni stralci dai miei brani critici sia i testi delle poetesse, mentre per le sintetiche righe di collegamento ho scelto la lingua italiana.
Il libro si presenta dopo vari anni di
collaborazioni incrociate nell’aura
delle raccolte poetiche: I sorsi del gabbiano (2017) e Il fiore del vento
(2019) di Marianna Francolini e Paola Ercole, Vicoli (2018) di Anna
Fuselli e Paola Ercole, Raccontami (2020) e Sporche d’inchiostro
(2021) di Laura Barbu, Paola Ercole, Marianna Francolini e Anna Fuselli.
When
Poetry Whispers to the Soul / Il sospiro dell’anima (2022) formalizza una siffatta condivisione
nel brano conclusivo scritto “a sei mani”, dove ogni autrice ha proseguito i
versi dell’altra, in una sorta di scrittura collettiva realizzata in contributi
tra loro consequenziali.
THE SILENCE OF
THE ROSE
by Laura &
Anna & Paola
The roses die in
silence
one by one, the
petals wither,
like the days
that arrive at sunset.
My hands grip the
thorns,
the last memory,
and words are not
enough.
Memory deceives
reality,
I live the illusion
to be a preserved
flower,
between the pages
of an unread
book. (L.B.)
And will come the
day when
someone will open
that virgin book
with leaves
through its pages
and he will look
for the meaning
of the words,
scribbles around
an appearance,
an unreal idea...
and he will find
that forgotten
flower,
a reminder of the
illusion
of a color he has
never tasted. (A.F.)
That book spoke
to me
of never
forgotten thoughts
and time in love,
which sweetened
all words.
I read his story
and love has
worked its magic:
it has given new
life to that rose...
I have kissed its
thorns
to caress you
again. (P.E.)
IL SILENZIO DELLA
ROSA
Laura & Anna
& Paola
Le rose muoiono
in silenzio,
uno per uno i
petali sbiadiscono
come le giornate
arrivate al tramonto.
Le mie mani
stringono le spine,
l’ultimo ricordo;
e le parole non
bastano.
La memoria
inganna la realtà,
vivo l’illusione
di essere un
fiore conservato
fra le pagine di
un libro mai letto. (L.B.)
E verrà il giorno
in cui
qualcuno aprirà
quel libro vergine,
ne sfoglierà le
pagine
e cercherà il
senso delle parole,
scarabocchi
intorno ad una apparenza,
ad un’idea
irreale.
... e troverà
quel fiore dimenticato,
ricordo
dell’illusione di un colore
mai assaporato. (A.F.)
Quel libro mi ha
parlato
di pensieri mai
dimenticati
e del tempo
innamorato
che ha addolcito
tutte le parole.
Ho letto la sua
storia
e l’amore ha
compiuto la sua magia:
ha dato nuova
vita a quella rosa...
io ho baciato le
sue spine
per accarezzarti
ancora. (P.E.)
Started
by Barbu, developed by Fuselli, concluded by Ercole, the poem The silence of the rose is in
this sense exemplary, succeeding in activating the evocations allowed by the
lexical choices, and in dragging with it the thought at each “jump”, at each
change of author, to build a plot, a series of connections starting from the
absence of any constraint. But above all, in the life-death-life cycle of a
flower – wilted, dried, preserved, forgotten, rediscovered, relived – the
preciousness of a poetic word understood as a reparation for the frustrations,
defeats and wounds of life is illuminated.
Iniziata dalla
Barbu, sviluppata dalla Fuselli, conclusa dalla Ercole, la poesia Il silenzio della rosa è in tal
senso esemplare, riuscendo ad attivare le evocazioni consentite dalle scelte
lessicali, a trascinare con sé il pensiero ad ogni “salto”, ad ogni scambio di
autrice, per costruire una trama, una serie di connessioni a partire
dall’assenza di ogni vincolo. Ma soprattutto, nel ciclo vita-morte-vita di un
fiore – appassito, essiccato, conservato, dimenticato, riscoperto, rivissuto –
si illumina la preziosità di una parola poetica intesa come riparazione delle
frustrazioni, delle sconfitte, delle ferite della vita.
LAURA BARBU
Laura
Barbu, nata ad Alexandria, nel sud della Romania, vive in Italia da oltre vent’anni.
Il castigo del silenzio (2019)
è la prima raccolta di poesie scritte direttamente in italiano. Il valore vitale di perpetua lotta contro
l'egoismo costituisce il leitmotiv della poetica organica della Barbu, intervallata
dallo sviluppo dell'istanza erotica a contrasto delle innumerevoli figurazioni
della negatività. Nelle pagine di When
Poetry Whispers to the Soul / Il sospiro dell’anima l’autrice è alla
ricerca di un riscatto della parola poetica che sia liberatoria da noncuranza, maledizione,
estraneità, pianto.
Disinterest,
impassivity, coldness: compared to the anguished spectres animated by our
poetess, ἔρως represents the total
passion capable of involving the entire human existential adventure. The
female vocation to rebellion occupies a significant space in it. In other
compositions, witch-like and demonic femininity is
reversed in the modernity of emancipation. The semantic cohesion of such an elegant
ποιητική τέχνη (poietiké tèkne) is guaranteed by the density of the pauses and
enjambements, which detach and join each time, raw, unmediated expressions,
sincere to the point of ruthlessness, as if the writer were inviting us readers
to live with her an existential experience enclosed in a «closed fist», defended by «flesh under the nails»,
nourished by the «root under a tombstone».
Disinteresse, impassibilità, gelo: a fronte degli spettri angoscianti
animati dalla nostra poetessa, l’ἔρως rappresenta
la passione totale in grado di coinvolgere l’intera avventura esistenziale
umana. La vocazione femminile alla ribellione vi occupa uno spazio
significativo di grande risalto. In altri componimenti la femminilità
stregonesca e demoniaca si rovescia nella modernità dell’emancipazione. La
coesione semantica di una simile, elegante ποιητική τέχνη (poietiké tèkne) è garantita dalla
densità delle pause e degli enjambement, a distaccare e unire, di volta
in volta, espressioni crude, non mediate, sincere fino alla spietatezza, quasi
la scrittrice invitasse noi lettori a vivere con lei un’esperienza esistenziale
racchiusa in un «pugno chiuso», difesa da «carne sotto le unghie», nutrita
dalla «radice
sotto una lapide».
THE SONG OF THE FINGERS
by Laura Barbu
I tore the white
from the black eyes
to make the night,
I sang with your fingers
out of tune refrains,
harp with uprooted strings
I choked a god
that I had cradled
in the arid breast.
Blasphemous, I swore allegiance
to the God of forgetfulness,
I promised a sacrifice
of flesh that bleeds a word.
I was a red-mouthed woman,
with tongue that chews lies
and spits truth.
IL CANTO DELLE DITA
di Laura Barbu
Strappai il bianco
dagli occhi neri
per far notte,
cantai
con le dita
ritornelli stonati,
arpa dalle corde estirpate;
soffocai un bene
che avevo cullato
al seno arido.
Blasfemo
giurai fedeltà
al Dio della dimenticanza,
promisi
un sacrificio di carne
che sanguina parola.
Fui donna
dalla bocca rossa,
lingua che mastica menzogna
e sputa verità.
PAOLA ERCOLE
La produzione
di Paola Ercole prende avvìo con la composizione di haiku, per poi
intraprendere il percorso del verso libero. Ai cinque versi di un keiryu
la poetessa affida una sorta di autoritratto: «sono terra di
marzo / ancora spruzzata di neve / che attende il suo primo sole- / come timida
rosa / attorcigliata nei rovi». Terre emerse
è l’ultima sua antologia in versi. When Poetry Whispers to the Soul / Il
sospiro dell’anima conferma una scrittura dove, tra lucidità e malinconia, le
suggestioni ispirate dalla natura e dall’incessante alternarsi delle stagioni
divengono occasione di (auto)analisi intimistico-spirituale.
In
Ercole’s microcosm, where a stone is associated with the propaedeutic memory of
the primordial return, every element, animate or inanimate, appears as
something ready there to progress, to manifest itself, to highlight perhaps
wounds of the soul due to «words
that burned the lips». But
if suffering constitutes a preordained destiny, an ἀτυχία (atiukìa), it is not, however,
inhabited by subjugated and resigned victims. The pain never becomes virulent,
but is attenuated in a guarded melancholy, in a lucid memory. Our author –
aware of an inevitable repetition: «I will still breathe
mistakes» – seems to be able to learn from mistakes and
negative events.
Nel microcosmo della Ercole, dove una pietra è associata al ricordo
propedeutico al ritorno primordiale, ogni elemento, animato o inanimato, appare
come qualcosa pronto lì a progredire, a manifestarsi, a evidenziare magari
ferite dell’anima dovute a «parole che bruciarono le labbra». Ma se la
sofferenza costituisce un destino preordinato, una ἀτυχία (atiukìa), essa non è però abitata
da vittime succubi e rassegnate. Il dolore non diventa mai virulento, ma si
attenua in una sorvegliata malinconia, in un ricordo lucido. La nostra autrice
– cosciente di una inevitabile ripetizione: «ancora respirerò sbagli» – sembra
poter apprendere dagli errori e dagli accadimenti negativi.
POETRY
by Paola Ercole
Delay is the light
that darkness does not pierce,
it stops his hand
on the solitude of the paper.
The pen awaits ink
of tears and soaked blood,
to write uncovered thoughts,
to give words
that do not confuse rain
with frost,
to smear bare pages with life,
and with a greedy hand,
to lay the bud of a flower
on the still open flesh.
POESIA
di Paola Ercole
Tarda la luce che il buio non squarcia,
statica la mano sulla solitudine del foglio.
La penna attende inchiostro,
di lacrime e sangue intriso,
a scrivere pensieri scoperti,
a donare parole che non confondano
la pioggia con la brina,
a sporcare di vita pagine nude,
e con avida mano
posare sulla carne ancora aperta,
il germoglio d’un fiore.
ANNA FUSELLI
Fin dall’esordio con Chiaroscuro
(2017), la poetica di Anna Fuselli ha esplorato l’indole intima dell’intelletto
e del pensiero attraverso un atteggiamento di entusiasmo guardingo. Risaltano
alcuni leitmotiv: in primo luogo il
procedere dei versi lungo l’asse referenziale della noia,
la quale consente di intravedere e conoscere un ordito costante nell’esistenza;
poi, l’affiorare delle ombre, mai minacciose o sfuggenti, invece parte
essenziale del corso quotidiano. Per la poetessa, la società risulta
essenzialmente inumana, malevola, impietosa: e il ritrovarsi in se stessa, nel
voler essere sola, è testimoniato da una scrittura lirica anch'essa solitaria,
appartata, ma lucida negli intenti, chiara negli obiettivi.
The
substance of Anna Fuselli’s poetry is in the great dramatic force transmitted
by the verses, a sort of severe energy that however transits along a path where
the daily and mortal history is projected into an infinity,
in a becoming repeatable for eternity. Intimately committed to the theme of
shadows is the instance of solitude, made into a “person” to the point of
embracing it at sunset «filled
with light and silence»,
holding it «to the point of feeling pain», listening to it «in the flight of a fleeting
thought». In the poem of the same name, it
almost comes out of itself to the extent that, in its absence, the poetess
would feel «more alone». Being aware of it, recognising
it, cultivating it, makes it possible to assign it an antagonistic function to
the dark and silent context, accomplice of confusion and lies, and thus
represent it in an almost auxiliary role.
La sostanza della poesia di Anna Fuselli è nella grande forza
drammatica trasmessa dai versi, una sorta di energia severa che però transita
lungo un sentiero dove la storia quotidiana e mortale viene proiettata in un infinito,
in un divenire ripetibile in eterno. Intimamente connessa al tema delle ombre è
l’istanza della solitudine, resa “persona” al punto da abbracciarla al tramonto
«colma di luci e silenzio», stringerla «fino a
sentir dolore», ascoltarla «nel volo di un pensiero fugace». Nella poesia omonima,
essa quasi esce da sé al punto che, in sua assenza, la poetessa si sentirebbe
«più sola». Esserne cosciente, riconoscerla, coltivarla, consente di assegnarle
una funzione antagonista al contesto buio e silenzioso, complice di confusione
e menzogne, e rappresentarla così in un ruolo quasi ausiliare.
SOLITUDE
by Anna Fuselli
Who knows
if I would feel more alone
without my loneliness,
like a secret favors
a balance, so
as not to hit the bottom.
Maybe I don’t know
that the night,
with its regular silence,
gives me
the courage to hope,
that the mystery loses me
and I dare
not to judge good
and evil.
Without my loneliness,
I would continue
to drink alone
from the chalice
of wine, the gall,
without arms, like a lost statue
of an abandoned Venus.
Without my solitude,
I would be like the rusting roofs
that make no noise
and live without fanfare.
SOLITUDINE
di Anna Fuselli
Chissà se mi sentirei più sola
senza la mia solitudine,
che come un segreto
asseconda un equilibrio
per non toccar il fondo.
Forse non saprei che la notte
con quel suo silenzio regolare
mi dà il coraggio di sperare,
che il mistero mi smarrisce
e non oso giudicare il bene e il male.
Senza la mia solitudine
continuerei a bere
dal calice di vino il fiele,
da sola, senza braccia,
come una perduta statua
di una Venere abbandonata.
Senza la mia solitudine
sarei come i tetti di ruggine
che non fanno rumore
e vivono senza clamore.
Per quanto riguarda l’ambiguità inalienabile di ogni atto di transizione da una lingua all’altra, concludo lasciando la parola a un personaggio di Haruki Murakami - romanziere (ampiamente divulgato in inglese) nonché traduttore - per comunicare quanto una simile mancanza di univocità non sia caratteristica esclusiva dell’atto di tradurre, piuttosto appartenga alla parole in sé, quella comune e, senz’altro, quella letteraria.
Nel romanzo Norwegian Wood (1987) - tradotto in Italia da Giorgio Amitrano per Feltrinelli nel 1993 - il cui protagonista Toru è uno studente amante della letteratura angloamericana, Murakami fa dire alla giovane Naoko:
Ogni volta che cerco di
dire qualcosa, mi vengono sempre le parole meno adatte, se non addirittura
opposte a quelle che vorrei dire. E se cerco di correggermi, mi confondo ancora
di piú e peggioro la situazione al punto che alla fine non so piú nemmeno
quello che volevo dire. È come se il mio corpo si dividesse in due parti che
giocano a rincorrersi. E al centro c’è questa colonna immensa e le due parti
continuano a rincorrersi girandoci attorno. Ad afferrare le parole giuste è
sempre l’altra parte, e io non riesco a starle dietro.
Le fotografie sono state scattate
da Adriano Camerini il 4 giugno in occasione della presentazione del libro
presso la galleria Arte Sempione in Roma.