Maria Maddalena
PANUNZI – “Un catalogo speciale” (racconto breve)
La rubrica
dedicata ai racconti brevi, cui questo blog ha dato vita a più riprese negli
anni passati, riprende nel periodo estivo con appuntamenti settimanali fino ai
primi di agosto.
I testi
selezionati provengono dal premio letterario “Incrociamo le penne” edizione 2018,
dove gli autori sono stati invitati a misurarsi sul tema “E se domani…”. Il
concorso è stato organizzato dalle associazioni culturali “L’Abbraccio” e “ONA
Aprilia”. Un ringraziamento particolare va a Veruska Vertuani.
Il brano pubblicato
quest’oggi è Un
catalogo speciale, con cui Maria
Maddalena Panunzi ha ottenuto la Menzione di Merito. (c.b.)
Un catalogo
speciale
Bernardo O. De
Bernardis non era certo nato, come suol dirsi, sotto una buona stella. Negli
anni dell'adolescenza, della giovinezza e maturità, non aveva brillato
praticamente in nulla e si era, per così dire, ritratto dalla vita. Anche
a voler indagare, non si potrebbero trovare le cause di tale carente vitalità:
affetto e cure materne ne aveva avute a sufficienza, e dal padre aveva
ereditato una discreta intelligenza e propensione per gli affari, che non aveva
saputo però mettere a frutto fino in fondo a causa di un carattere apatico e
tendenzialmente sospettoso. Ragioniere presso un'azienda ortofrutticola,
passava il tempo migliore della sua vita rintanato in un buco di ufficio,
nell'unica esaltante attesa della retribuzione mensile, che accumulava con
maniacale sollecitudine.
Parrebbe inutile a
questo punto, per quanto anticipato, raccontare della banale esistenza di B. O.
(O. sta per Orazio), senza il rischio di tediare il lettore con una insulsa
storia. Ma le storie, anche quelle più banali, sono in grado di evolvere, senza
che si possa immaginare, verso un finale inatteso, e questo grazie
all'ineffabile mistero della vita, a quel che di inaspettato in cui può
imbattersi dietro l'angolo ciascuno di noi, e che nessuno sarà mai del tutto in
grado di prevedere.
Torniamo ora alla
vuota, scialba esistenza di Bernardo O. D. B.
La sua
personalità, contrassegnata da una totalizzante propensione all'avarizia, unico
aspetto del carattere che emergesse nelle relazioni con gli altri e con sé stesso,
aveva impresso su di lui un marchio ineluttabile, quasi un “odore” stantio di
spilorceria.
Non che la cosa
gli desse pensiero. La sua smania di possedere tutto senza rischiare nulla era
la stella polare della sua piccola esistenza. Potremmo definirlo, a ben
guardare, un moderno Arpagone, il protagonista dell'Avaro di
Molière, che per fuggire dall'imprevedibilità irrimediabile
dell'esistenza, tendeva a mettere, oltre ai suoi tesori, la sua stessa vita in
cassaforte. E in fin dei conti, per Bernardo, una cassaforte era diventata anche
la sua casa.
Il piccolo
appartamento dove abitava, con l'intera mobilia, l'aveva ereditato dai
genitori, e in seguito si era ben guardato dall'effettuare cambiamenti, così da
evitare costosi e inutili esborsi.
Unica spesa concessa
alla sua spilorceria, a parte l'aggiunta quasi a costo zero del secondo nome
(fittizio) Orazio, vezzosamente trascritto con una O. puntata sui pochi e ormai
consunti biglietti da visita, era il massiccio rumoroso chiavistello col quale,
appena rientrato dal lavoro, sbarrava la porta di casa al mondo esterno.
E unico rimedio al
suo isolamento era il poggiare l'occhio sullo spioncino al rincasare
dell'odiato dirimpettaio, che giudicava fastidiosamente
esuberante e spendaccione. In verità, Bernardo O. D.B. era anche invidioso, non
solo delle cose che non possedeva, ma della stessa vita degli altri,
sentimento che lo rodeva come un continuo fastidioso tarlo.
Per dirla tutta,
non c'era nulla che gli importasse veramente se non di rimanere vivo, evitando ogni
pericolo in agguato nella vita esterna; nulla che valesse la spinta vitale:
l'amore ad esempio, anche se a tutti gli effetti, come uomo, non fosse del
tutto da buttare via. Il fatto era che la questione matrimonio non lo aveva mai
convinto. L'unica ragazza verso la quale gli era sembrato di sentir aleggiare
un tiepido venticello amoroso, era stata alla fine scartata in base a un
ragionamento di incontestabile prudenza: la vita a due sarebbe costata una
cifra spropositata, e i figli, non ne parliamo, lo avrebbero di certo spolpato
delle sue non esaltanti ricchezze così faticosamente accumulate.
Nel suo
prevedibile tragitto giornaliero casa ufficio casa c'era una sola persona con
la quale riuscisse a scambiare un minimo autentico dialogo: l'anziana portiera
dello stabile, che settimanalmente, per pochi soldi, faceva un po' di pulizie e
gli preparava una scorta di cibo.
Proviamo a
descrivere, per quanto è in seguito emerso dalle notizie su Bernardo O. D. B.,
il dialogo tipo tra i due:
“Dottor De
Bernardis”, così iniziava sempre la donna (sentirsi chiamare dottore
solleticava moltissimo quello strano condomino), “per questa settimana avrei in
mente di prepararle una purea di patate e piselli con fegatelli di maiale, che
potrà tenere in frigo per vari giorni”.
Risposta di
Bernardo O.D.B.:
“a che prezzo
starebbero oggi i fegatelli in quel diavolo di mercato di via Roma? Perché nel
caso costassero come la scorsa settimana, potrebbero anche andarmi di traverso,
no grazie, basterà una frittatina di cipolle e... due foglie d'insalata, per il
resto si vedrà”.
Non c'era molto
altro nella loro conversazione, salvo, alla fine del pasto, quelle poche volte
che l'anziana tornava a rigovernare e lo trovava ancora seduto al tavolo, la
prevedibile seguente frase di lui: “era tutto molto buono... molto gustoso”.
Per il resto,
rimaneva perlopiù barricato in casa, e mai e poi mai avrebbe immaginato di
aprire la porta a qualche conoscente, figuriamoci a degli estranei. Poi, come
si diceva all'inizio, anche la vita di Bernardo O., nonostante tutte le cautele
del caso, prese una direzione imprevista.
Uno dei soliti
pomeriggi, mentre se ne stava seduto davanti alla TV sonnecchiando serenamente
senza un pensiero in testa, il campanello aveva suonato. La sua stessa poltrona
aveva sussultato: lei, così placida e
abitudinaria come i glutei del suo padrone; ma poi questo (la
curiosità non gli mancava) era andato a guardare dallo spioncino chi si
fosse avventurato presso la sua porta.
L'individuo che
poteva osservare da quella scomoda postazione
esibiva un'aria piuttosto bonaria e rassicurante: per l'aspetto pingue e il
sorriso amabile che aveva stampato sulla faccia, e per una strana cartella di
colore verde, che teneva stretta al petto e pareva quasi accarezzare.
Ma non era certo
questo che avrebbe convinto B. O. a farlo entrare, ci sarebbe voluto ben altro.
Si vede che era
destino però, perché la frase che l'uomo affabilmente pronunciò al di là della
porta alla fine lo convinse: “dottor Bernardo O. De Bernardis (il tizio la
sapeva lunga), è giunta voce presso il nostro ufficio del suo particolare
desiderio di tutelarsi da stupidi incidenti mortali, ecco, vorrei mostrarle un
catalogo che fa giusto al caso suo...”
Che possiamo
aggiungere? Fu quella la frase che convinse B. ad osare, ad aprire l'uscio a un
perfetto sconosciuto, ma soprattutto la strana cartella verde che l'uomo
stringeva con tanta misteriosa cura. Come si diceva, a B. la curiosità non
mancava e forse, a ben guardare, si era un poco stancato del suo noioso
tran tran e della sua perenne diffidenza.
“Non ho nulla da
offrirle però”, si premurò di anticipare Bernardo prima di farlo accomodare,
sinceramente dispiacendosene, non aveva proprio nulla nella dispensa per il suo
ospite.
“Non si preoccupi”
rispose con voce calda e amichevole l'uomo, che si era seduto su una piccola
sedia con l'enorme deretano che gli pendeva ai lati, “la cosa importante è
mostrarle il mio catalogo speciale, la pregherei però di concedermi la massima
attenzione, in poche parole fugherò qualsiasi suo dubbio”
Bernardo, poco
abituato a sostenere una conversazione, se ne stava timidamente in ascolto
senza alcuna intenzione di interrompere l'ospite.
“Vengo al dunque
dottor De Bernardis: la polizza “E se domani...” che sto per mostrarle,
nasce proprio con l'intento di assicurare ai nostri clienti la possibilità di
mettersi al riparo da tutta una serie di imprevedibili cause di morte alle
quali oggigiorno è facile andare incontro, e di scegliere dal nostro catalogo
il più sicuro e personalizzato trapasso.
Bernardo O. era
rimasto attonito ma, per molti versi, anche piacevolmente sorpreso. Quell'uomo
era andato al centro del problema. Non importava quale fosse il misterioso
ufficio di provenienza del suo ospite, o le moderne diavolerie informatiche
dalle quali avesse estrapolato i suoi dati e bisogni profondi. Solo un fatto
era certo, quello voleva vendergli l'unica merce per la quale era disposto a
tirar fuori i suoi denari: la possibilità di evitare stupidi incidenti, di allontanare
il più possibile lo spettro della morte. E un'altra piacevole sorpresa lo
aspettava e stava per togliergli ogni residuo dubbio: quel contratto non gli
sarebbe costato nulla. Si trattava di un catalogo nuovo di zecca, e ai primi
dieci clienti veniva offerto gratis tutto il servizio, spese per il funerale
comprese.
Il campionario
prevedeva diversi tipi di morte:
quello per
malattia dolorosa, ma con decorso breve, che alcuni sceglievano, strano a
dirsi, in remissione dei loro peccati; quello dolce nel sonno, ma senza la
garanzia di una scadenza temporale; quello per suicidio assistito per decisione
già presa dal cliente, che offriva il vantaggio di un alto standard di
supporto tecnico e un trapasso rapido e indolore, e diversi altri che B.O.
aveva scartato con un chiaro movimento della testa mentre l'uomo li andava
enumerando.
Poi c'era l'ultimo
tipo, e Bernardo comprese al volo che era il suo: la morte in seguito a lunga e
serena vecchiaia; in questo caso però non era precisabile la qualità delle
abilità mentali e fisiche dell'ultimo anno. “Poca cosa a ben vedere”, aveva
chiosato il suo interlocutore.
“Signor Bernardo,
il catalogo è questo”, aveva poi concluso l'uomo, facendo riecheggiare nella
testa del suo cliente un celebre motivetto. Bernardo non aveva avuto il minimo
dubbio, aveva fatto le sue rapide considerazioni e apposto la firma sull'ultima
scelta.
Fuori, intanto,
aveva continuato a piovere a dirotto, e ora il simpatico venditore si
apprestava a recuperare i glutei dalla sedia e a lasciare col suo bonario
sorriso e una bella stretta di mano il primo dei suoi dieci fortunati clienti.
L'uomo, una volta lasciato l'appartamento, era arrivato fin sotto al portoncino
del palazzo, ed ecco che Bernardo, guardando dalla finestra, si era reso conto
che si sarebbe certamente infradiciato visto che non aveva con sé un ombrello.
Per la prima volta
nella sua vita lasciò l'uscio di casa aperto e corse per le scale urlando a
perdifiato all'uomo di aspettarlo, che gli portava uno dei suoi... Ma quello, mentre alzava gli
occhi verso la tromba delle scale, udì un urlo: Bernardo O. era scivolato
malamente sull'ultimo gradino della seconda rampa, aveva battuto la testa ed
era morto.
Il pingue
venditore non aveva mosso un muscolo, se un muscolo poteva darsi tra tutta
quella ciccia, e aveva sussurrato tra sé: accidenti... ho dimenticato di fargli
sottoscrivere la clausola “CASO”, e se n'era uscito tranquillo sotto la
pioggia.
Quella
fondamentale postilla, che in effetti prevedeva una specifica tutela dagli
incidenti dovuti al caso, era, a ben vedere, come per ogni contratto che si
rispetti, riportata con minuta illeggibile grafia nell'ultima riga dell'ultima
pagina del contratto, e B.O. De Bernardis non avrebbe mai potuto leggerla,
tanto meno sottoscriverla.
Maria Maddalena
Panunzi, nata nel 1952 in provincia di Viterbo, vive da sempre a Roma.
Ha svolto per
diversi anni attività di volontariato in realtà di carattere sociale e ha
poi lavorato come Educatore
Professionale dapprima nell’Istituto Penale Minorile Malaspina di Palermo e
successivamente presso l'Istituto Penale Minorile “Casal del Marmo” di Roma.
Ha sempre avuto un
forte interesse per la letteratura e dalla passione per i libri è scaturito il
desiderio di cimentarsi nella scrittura. Si è poi dedicata con più costanza
allo scrivere, anche grazie al laboratorio della scrittrice e giornalista
Cinzia Tani. Ha pubblicato, all'interno di questo, una serie di racconti in
volumi di autori vari. Del 2018 è il suo primo romanzo Graffi (Robin Edizioni, Torino) e del 2019 un racconto nel volume
di autori vari della casa editrice “L'Occhio di Horus APS”.
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