CINZIA BALDAZZI – Premio alla Carriera da Segnalazioni Letterarie
Il 24 settembre a Roma, presso il bar
Pinguino Goloso – crocevia di svago e cultura del territorio tra Nomentano e Talenti
– Alberto Raffaelli e il gruppo Segnalazioni Letterarie mi hanno assegnato un premio
alla Carriera per l’«intensa attività culturale».
Ho ascoltato parole lusinghiere da
Riccardo Evangelista, da Andrea Lepone, e naturalmente da Alberto Raffaelli,
anima del gruppo Facebook con oltre ottomila membri. Li ringrazio sinceramente,
così come le amiche e gli amici che hanno voluto essere presenti.
Qui di seguito riporto il testo dell’intervento
che ho esposto durante l’incontro.
Era però scritto
nella mia storia. Sarebbe dovuto succedere poiché per circa un anno, in epoca
anteriore al lockdown, ho partecipato agli eventi realizzati da Andrea Lepone
dal titolo “Poesia Gourmet Itinerante”. Con Andrea, abbiamo condotto poetesse e
poeti a leggere i loro componimenti proprio nei bar, nei bistró, nei pub, nelle discoteche, persino in una sala da
bowling. Lo scopo era di allargare il messaggio culturale ai luoghi dedicati al
ristoro e al divertimento, per far apprezzare la bella pagina di un romanzo o
dei versi commoventi in un contesto di svago eterogeneo.
Insomma, in qualche
modo, qui mi sento a casa. Doppiamente, perché sentirsi a casa comprende al
momento, per me, altri due ordini di riferimento.
Risiedo con la
famiglia in questo quartiere, a Montesacro, da quasi vent’anni, ma soprattutto
sono cresciuta qui, nell’appartamento con giardino dei genitori tra piazzale
Jonio e i Prati Fiscali. Inoltre, a poche centinaia di metri da qui, dopo il prato
in fondo a questa strada, si trova la mia scuola, il liceo classico Orazio. Lo raggiungevo
a piedi da piazzale Jonio perché non era stato ancora avviato il servizio di
autobus: il mitico 391, ora 69, fu inaugurato nella primavera dell’anno in cui mi
sono diplomata, il 1974. A quel punto, non mi serviva più.
A dire il vero, per
molto tempo ho sofferto di non aver frequentato una scuola “storica” di Roma,
come il Tasso, il Visconti, il Dante. Poi ho capito che non mi era andata così
male, nonostante la periferia, perché ho avuto insegnanti per l’epoca veramente
“progressivi”.
Il professore di filosofia, Marcello Vigli, alla mia classe numerosa, un po’ aggravata dalla dottrina di Kant, Hegel e Kierkegaard, parlando dei nostri studi futuri (ricordate che in quegli anni l’università era già diventata di massa), diceva:
Studiate, ragazzi, fatelo con impegno poiché, quando andrete all’università, i vostri genitori pagheranno le tasse di immatricolazione e quelle annuali, ma moltissimi altri genitori, i cui figli però non avranno mai messo piede negli atenei, finanzieranno egualmente le università attraverso le imposte dirette.
Da quel giorno ho
sempre pensato a loro, figli e genitori, proponendomi di farli entrare comunque
a contatto con informazioni culturali utili a vivere meglio, a districarsi
nelle empasse quotidiane. La cultura
non è una bacchetta magica, ma può aiutare.
Segnalazioni Letterarie
mi ha voluto assegnare una nota di merito alla carriera, ovvero una
gratificazione importante per tutti. Ma nel mio caso può sorgere un quesito: di
quale carriera parliamo? Qual è l’attività per cui vengo premiata?
Scrivo da sempre, da studentessa,
poi giornalista, consulente della RAI, critico. Ho pubblicato libri, collaborato
a concorsi nel ruolo di Presidente di Giuria, partecipato a convegni, tenuto
seminari. La scrittura ha costituito per me l’impegno principale, dai copioni
che affidavo personalmente nelle mani di Raffaella Carrà e di Pippo Baudo, alle
recensioni consegnate al mio caporedattore Maurizio Liverani il quale per molti
anni mi ha inviato nei teatri romani e nei festival in tutta Italia. Era però
un rapporto (anche se denso di responsabilità) sempre mediato, privo del contatto
diretto con chi avrebbe letto i miei scritti.
L’assetto
dell’industria culturale, soprattutto editoriale, ha fatto sì che moltissimi
scrittori e scrittrici dovessero autofinanziare le proprie opere e soprattutto
auto-promuoverle. È in questo campo - non esattamente di pertinenza della
scrittura - che sono intervenuta: facendo conoscere personaggi esordienti e non,
presentando sillogi poetiche, romanzi e racconti, organizzando incontri tra
autori, coordinando reading sia dal vivo sia online, curando l’edizione di
libri di prosa e poesia.
Quindi ho accolto con
enorme gioia che Alberto Raffaelli, con la motivazione di questo premio, abbia
centrato il cuore del lavoro svolto, ossia l’opera di diffusione della
letteratura della quale, del resto, io e tanti nati negli anni Cinquanta, da
giovanissimi - non dimentichiamolo - siamo stati tra i primi a godere.
Per noi
intellettuali, lo ritengo un dovere prioritario. Da adempiere, però, all’interno
dei cambiamenti che hanno coinvolto il mondo della cultura, non per forza
migliorativi. Alludo alle correnti di pensiero finalizzate a ridurre l’apporto
del passato, ad appiattire azioni e giudizi sul presente, sulla dimensione dell’attualità.
Qualcuno, non ricordo chi, ha scritto:
Gli artisti spazzano via la polvere dalla vita degli uomini, ma perché accada l’arte deve essere continua ricerca. Bisogna studiare, attingere dal passato e modellare il sentimento, le emozioni e il gusto del presente.
Senza gerarchie, siamo
chiamati tutti ad assolvere un tale compito: il cittadino e il politico,
l’allievo e il docente, il poeta e il saggista. Ognuno, nella propria sfera di competenza,
ha un cospicuo lavoro da portare a termine.
Questo premio alla
carriera vorrei divenisse, per me e per voi, amiche e amici, il simbolo di una
cultura in crescita che al contempo, tuttavia, è capace di non dimenticare.
Per concludere, alcuni
di voi suppongo si chiederebbero cosa mi sia mai successo visto che non ho
ancora citato, almeno una volta, uno dei padri ispirativi della critica ai
quali sono fedelissima.
Bene, lo farò
scegliendo un brano tratto dal volume che accompagnò l’esame di maturità nel
lontano 1974 nel mio liceo Orazio. Scuola allora isolata, in una traversa di
via Romagnoli, in mezzo ai prati: dalle finestre della classe vedevamo pascolare
greggi di pecore. Oggi gli studenti vedono passare i cinghiali, ma non è la
stessa cosa.
Lo studioso che
voglio ricordare è Angelo Marchese, caposcuola in Italia dell’approccio
strutturalista, e il suo libro, all’avanguardia, era intitolato Le strutture della critica letteraria. Me lo aveva consigliato la giovane
insegnante di italiano Marina Piagnani, credo ancora residente in via Luigi
Capuana. Insomma, ho frequentato un liceo che era, a tutti gli effetti, decentrato:
nondimeno, lo scambio di notizie culturali ricevuto è stato all’avanguardia
come nei grandi istituti della Capitale.
Cosa scriveva Angelo
Marchese?
Per difendere il libero sviluppo dell’arte, quindi, non rimane che curare l’organizzazione sociale e la vita oggettiva, quotidiana, della gente. Sarà uno degli incarichi della nuova amministrazione, nei singoli municipi e nell’intera città. Anche a loro, rappresentati qui da Riccardo Evangelista, invio il mio saluto.
Grazie di cuore a
tutti.