venerdì 30 novembre 2018


Cinzia BALDAZZI – Il viaggio poetico di Anna Santoliquido. Un libro dedicato.



Belgrado, 2005 - Ritratto di Predrag Bajo Luković  

Con Una vita in versi, raccolta di interventi critici e testimonianze, poesie e racconti, spartiti musicali e opere d’arte, il mondo intellettuale rende omaggio ai settant’anni della poetessa Anna Santoliquido.   

la carne perisce
io non la sento
una voce mi chiama
la seguo convinta
mi porta per mano
per mare per monti
mi dice parole
soavi suadenti
è la poesia 

Anna Santoliquido, da La vigna, 1981
 

Suppongo sia realistica l’osservazione di Wolfgang Goethe quando sosteneva:  

Chi desidera capire la poesia deve recarsi nella terra della poesia, chi desidera capire il poeta deve andare nella terra del poeta. 

Da studentessa, lettrice, poi critica, di entrambe le terre poetiche, volevo (meglio: tentavo) di percepirle con efficacia percorrendole numerose, guidata dalla speranza di acquisire, nel viaggio, uno strumento necessario o, al minimo, utilissimo, a cogliere i messaggi dell’arte sul vivere ogni volta interpellati. Indifferente, quindi, ai successi, magari parziali, della messa in campo di tali indici esegetici, anche da ragazza – prima dell’avvento della semiotica - ho sempre nutrito un atto di coscienza, non vago, capace di suggerire la domanda: dove mai si troverebbe una “terra” analoga, generale ed esclusivo contesto di poesia?
Oppure, rimanevo perplessa per via di un altro quesito: se il versificare autentico collima con la libertà dell’animo, uno status originario non dovrebbe essere l’autore a sceglierlo spontaneamente in chiave autonoma da τόποι-tópoi geografici e storici, temporali? Ero sicura di quanto i due ambiti coincidessero, in un rapporto, tuttavia, non di stampo logico-causale come in apparenza, piuttosto di matrice dialettica, in cui l’itinerario sociale e quello della natura divenissero interlocutori immediati.
 
Roma, 2017 - Università Pontificia Salesiana. Conferimento della Laurea Apollinaris Poetica.
 

 In una simile classe di riferimenti, con l’esperienza della maturità, inserisco con ammirazione l’aura creativa di Anna Santoliquido – poetessa, saggista, narratrice, traduttrice – della quale il libro Una vita in versi costituisce un articolato segno di ossequio prezioso da parte del mondo intellettuale in occasione del settantesimo compleanno. La singolare, raffinata sintesi narrativa-illustrativa si mostra ricca delle significative tracce di un’esistenza alimentata dalla greca ποίησις-poíesis, nell’intimo di una “poetica” – nei termini introdotti dal professor Walter Binni – mutata in vita essa stessa.
Il volume, pubblicato da LB Edizioni, curato dalla saggista Francesca Amendola con prefazione di Antonio Decaro, sindaco di Bari, è un omaggio speciale, strutturato, nonché corredato, in virtù di passato, presente e futuro intensi, lirici, concreti di questa donna nata nella Basilicata, da cinquant’anni residente nel capoluogo pugliese, fondatrice e presidente del movimento “Donne e Poesia”. Come scrive la Amendola, introducendo la prima parte dedicata a interventi e testimonianze,  

scrittori, poeti, saggisti traduttori hanno ricostruito l’iter letterario e umano di Anna; ne è nata non solo una “geografia”, attraverso i luoghi che caratterizzano gli incontri e le tappe, ma anche una schedatura critica della sua scrittura. 

Mentre accoglieva dall’Associazione Culturale “Euterpe” il prestigioso Riconoscimento alla Carriera durante la cerimonia conclusiva del VII Premio di poesia “L’arte in versi”, a Jesi il 10 novembre, una τύχη-tiùke favorevole ha sortito il nostro incontro. La circostanza – in senso semiotico – per conoscersi meglio e comunicare era pertanto ottimale, anche quando abbiamo sfogliato insieme l’antologia.  

 
Jesi  (Ancona), 2018 - Palazzo dei Convegni. Premio alla Carriera 2018 conferito dall'Associazione Culturale "Euterpe". Da sinistra Michela Zanarella, Lorenzo Spurio, Anna Santoliquido e l’Assessore alla Cultura.
 

Il giudizio estetico trasmesso dalla sua figura complessiva è stato quello di nutrire una visione esaustiva del successo dell’atto semico avviato nell’affrontare l’evocazione di un τόπος-tòpos letterario. La Santoliquido è stata infatti, sin dagli inizi, ben cosciente di quanto il ricevente, per comprendere il messaggio considerato, debba poter interpretarne, nei vari segni, i segnali lanciati e, parimenti, le circostanze relative.
Nel microcosmo dei suoi componimenti, nonché nelle pagine di Una vita in versi, il posto principale per cogliere il significato degli scritti spetta al destinatario: e tuttavia – in virtù dell’abilità magistrale dell’autrice, e in base alla teoria dell’argentino Jorge Luis Prieto - ecco la poetessa, fissando l’obiettivo del processo semiologico concepito per divulgarlo, mostrarsi in grado (secondo una Weltanschauung personale) di stabilirne lo scopo, pur di radice dialettica, in rapporto al quale la comprensione di noi interlocutori sarà “buona” o “cattiva”: vale dire, potremo aver compreso o meno una poetica del genere.
 
        Bari, 2006 - Sede di “Donne e Poesia”. Presentazione del poeta vietnamita Nguyen Chi Trung.

La parte di Una vita in versi intitolata “Disegni e ritratti” ospita dipinti e sculture dedicati ad Anna da noti artisti: Barbarito, Damiani, De Luca, Linzalata, Lodeserto, Masini, in compagnia di altri. Segue il capitolo “Fotografie”, attinente gli incontri di Anna Santoliquido con personaggi della cultura conosciuti nell’hic et nunc della quarantennale attività letteraria: il Nobel Iosif Brodskjj, la grande Desanka Maksimović, Predrag Matvejević, il siriano Adonis, gli italiani Margherita Guidacci, Maria Luisa Spaziani, Mario Luzi, Dacia Maraini. Non mancano celebri figure del Mezzogiorno con i lucani Albino Pierro e Vito Riviello, la pugliese Maria Marcone, il compianto professor Michele Dell’Aquila dell’Ateneo di Bari, il meridionalista e poeta Vittore Fiore.   
 
 
Bari, 2017 - Biblioteca Nazionale “Sagarriga Visconti-Volpi”. XVI Edizione di “Cocktail diVersi”. Con la scrittrice Simha Siani di Israele.
 
Inoltre, sono riportati coinvolgenti componimenti indirizzati alla scrittrice, ad esempio di Mariella Bettarini («collettiva Parola che / Dentro l’anima riposa a / Onor di sé e di coloro che – come te Anna – la onorano») e di Michele Damiani («Anna / della pietra e delle noci / Anna / del cardo e delle spighe / Anna / dei piccoli miracoli / dei tuoi pochi o molti ben compiuti»), traduzioni in inglese (Mary V.C. Pragnell) e in latino (Orazio Antonio Bologna), accanto a spartiti musicali dei maestri Komorowski, Golia, Stea.
Ma, in fin dei conti, cosa accade se 
 
il tempo
nel silenzio
ha scolpito
la sua storia
sulla facciata esterna
per offrirla in dono
agli occhi curiosi
dei forestieri dell’estate?  
 
Bari, 2017 - Biblioteca Nazionale “Sagarriga Visconti-Volpi”. XVI Edizione di “Cocktail diVersi”. Con la poeta  Vanja Angelova della Bulgaria.

Nelle strofe de La casa di pietra del 1981, suppongo che da stranieri, in una calda estate rasserenante si possa, però, mirare un riparo in versi dalla calura e dalla nebbia dell’afa, auspicando, con ampio trasporto, ad andare al di là di ricordi ininfluenti, illusori; come del resto, nel primo Ottocento, Emily Dickinson ammoniva in Non esiste un vascello veloce come un libro 

There is no Frigate like a Book
To take us Lands away
Nor any Coursers like a Page
Of prancing Poetry
This Traverse may the poorest take
Without oppress of Toll
How frugal is the Chariot
That bears the Human Soul.  

 
Roma, 1989 - Centro Culturale “E. Montale”. Con Maria Luisa Spaziani.

A lungo ha viaggiato la Santoliquido, tanto quanto i suoi libri (tradotti in oltre venti lingue), conducendo un impegno operativo di storiografia letteraria o di letteratura storica in equa misura orientato verso una natura e una società progressive. Ma non è opportuno – più di una volta asseriva Binni – valutare i poeti «come un dopo almeno ideale rispetto a strutture e tendenze di loro non bisognose», poiché la loro forza di interpretazione è originale «e di sollecitazione di moti spesso oscuri e fermentati di una situazione storica, sociale, politica, culturale».
La poetessa di Forenza continua a viaggiare nei giorni a seguire con la sua ispirazione letteraria imparando a illuminare luoghi della sensibilità e dello spirito: nel brano La sposa agreste (dalla raccolta Med vrsticami/Tra le righe pubblicata a Lubiana nel 2011), dalle parole di una donna rimasta in patria ad attendere il marito emigrato viaggiando per mare negli States dickinsoniani, apprendiamo:  

Credeva che il firmamento si sfogliasse
invece lanciava fiamme
l’anima sull’incudine
i cavalli a briglie sciolte. 
Sežana (Slovenia), 2011 - Con la scrittrice e traduttrice Jolka Milič.

Concludendo, vorrei citare lo studioso canadese Northrop Frye nel suo celebre lavoro Agghiacciante simmetria, dedicato a William Blake:  

Coloro per i quali soggetto e oggetto, esistenza e percezione, attività e pensiero sono tutte parti di un’antitesi gigantesca, penseranno naturalmente che l’uomo sia diviso tra una volontà egocentrica e una ragione che stabilisce contatti con il non-Io.  

Con Anna Santoliquido, e con il mitico Blake, illustratore del Paradise Lost di John Milton, di sicuro noi non lo crediamo. 

 
Una vita in versi.
Trentasette volte Anna Santoliquido
a cura di Francesca Amendola
LB Edizioni, Bari, 2018, pp. 228, € 16,00
 

 
Bari, 2001 - Foto di Frasca

MOVIMENTO INTERNAZIONALE DONNE E POESIA - Logo della pittrice Grazia Lodeserto


 
 
 

 

mercoledì 21 novembre 2018


Cinzia BALDAZZI – Giocare con le parole. Un’antologia per Gianni Rodari.


 

Favole, fiabe, novelle, piccoli racconti, ninne nanne, scioglilingua, filastrocche, storie, racconti, poesie, articoli, saggi, critiche letterarie: all’antologia dedicata a Gianni Rodari, sotto l’egida dell’Associazione Culturale Euterpe, si partecipa fino al 31 dicembre.

 

Avete mai pensato all’importanza rivestita dalla “lettura” della matematica nel mondo dell’infanzia? Una dichiarazione del genere potrebbe sorprendere sino a quando non abbiamo l’opportunità di ascoltare o ri-ascoltare A inventare i numeri, l’amatissima filastrocca del nostro Gianni Rodari, uscita postuma del 2006. La rammentate? Ecco un breve estratto:  

"Inventiamo dei numeri?"
"Inventiamoli, comincio io. Quasi uno, quasi due, quasi tre, quasi quattro, quasi cinque, quasi sei".
"È troppo poco. Senti questi: uno stramilione di biliardoni, un ottone di millantoni, un meravigliardo e un meraviglione".
"Io allora inventerò una tabellina:
- tre per uno Trento e Belluno
- tre per due bistecca di bue
- tre per tre latte e caffè
- tre per quattro cioccolato
- tre per cinque malelingue.
"Quanto costa questa pasta?"
"Due tirate d'orecchi".
"Quanto c'è da qui a Milano?"
"Mille chilometri nuovi, un chilometro usato e sette cioccolatini".
"Quanto pesa una lagrima?"
"Secondo: la lagrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra".
"Quanto è lunga questa favola?"
"Troppo".
"Allora inventiamo in fretta altri numeri per finire. Li dico io, alla maniera di Modena: unci dunci trinci, quara quarinci, miri miminci, un fan dès".
"E io li dico alla maniera di Roma: unzi donzi tenzi, quale qualinzi, mele melinzi, riffe raffe e dieci". 


Gli illustri versi del grande Rodari, e chissà, l’intera letteratura, la prassi pedagogica, l’etica giornalistica, appaiono tra le fonti ispirative di Martino Ciano, ideatore di un’«antologia tematica per una nuova cultura, volta a rileggere, riscoprire e approfondire mediante opere di produzione propria (racconti, poesie, articoli, saggi e critiche letterarie) un intellettuale di prim’ordine del panorama culturale italiano del secolo scorso».
L’invitante progetto, intitolato Il «libbro» di Gianni Rodari, prenderà forma all’interno della collana “Stile Euterpe”, dove sono già stati realizzate le monografie Leonardo Sciascia, cronista di scomode realtà (2015) e Aldo Palazzeschi, il crepuscolare, l’avanguardista, l’ironico (2016), entrambe edite dal fiorentino PoetiKanten.
L’Associazione Culturale Euterpe, sotto la presidenza di Lorenzo Spurio, apre dunque lo spazio, in un volume curato dal docente e critico letterario Francesco Martillotto, a tutti coloro i quali vogliano partecipare: i minori con «favole, fiabe, novelle, piccoli racconti, ninne nanne, scioglilingua, filastrocche, storie raccontate», gli adulti nel campo creativo di «racconti, poesie, articoli, saggi e critiche letterarie», con l’unica, stimolante indicazione a rimaner fedeli «allo stile, alle tematiche e al curriculum letterario che ha caratterizzato la figura dell’intellettuale».
Nel 1980, in occasione della prematura scomparsa di Gianni Rodari, furono pubblicati centinaia di essay o esegesi dialettiche sullo scrittore, personaggio internazionale di prima linea e soprattutto operatore della cultura nell’entourage della Sinistra, maestro elementare, giornalista, pedagogista: personalmente, preferisco “parlarne” evocando le testimonianze dell’amico fraterno, il docente di linguistica Tullio De Mauro, attraverso commenti acquisiti “in diretta” durante i corsi frequentati presso l’Ateneo romano, altrimenti segnalati a noi studenti sempre negli anni Settanta e di poco antecedenti la morte dell’autore.
 
Condividiamo, di conseguenza, le riserve avanzate da De Mauro, docente a “La Sapienza” di Roma, famoso per l’edizione mondiale del Cours de linguistique générale di Ferdinand de Saussure, quando ribadiva:
 
Buona parte degli esseri umani si guarda bene dal pensare troppo alle parole. Parlare è una cosa così naturale! E, in certo senso, è vero: fa parte degli sviluppi ordinari dei piccoli della specie imparare fin dai primi mesi di vita a confrontarsi con le parole, a isolarne il suono tra i tanti che colpiscono l'orecchio, a interrogarsi sul loro valore, a capirne il tono affettuoso o irritato, finché un po' alla volta i piccoli imparano a produrre anche loro parole. E, da allora, le parole accompagnano, come parole dette, ascoltate, lette, scritte, pensate, sognate, ogni momento della nostra vita: la vita degli affetti, delle amicizie e inimicizie, delle opere d'ogni giorno o più ardue, dei pensieri, delle riflessioni banali o altre che siano. Vivere tra le parole è naturale come respirare l'aria, dissetarsi con l'acqua.
 
Dopo aver sostenuto come «per molto tempo quasi tutti gli umani non hanno pensato né all'aria né all'acqua, così in generale non hanno pensato alle parole», De Mauro spiegava:  

Alcuni pochi però ci hanno pensato: i maestri che insegnano a scrivere, i grammatici, i professori, chi fa titoli e articoli di giornale, chi fa vocabolari, chi studia la struttura e la storia delle parole, e cioè i linguisti. In generale, quanti ci hanno pensato lo hanno fatto con mente analitica. E anche loro avevano le loro brave giustificazioni. Come si scrive questa parola? C'è una parola per esprimere questo concetto? Per tradurre nella nostra lingua una parola straniera? Qual è l'etimologia, la pronunzia, la struttura morfologica di questa parola? 

E terminava affermando con enfasi:  

Chi ha pensato alle parole lo ha fatto per rispondere a queste domande. E così un po' alla volta la maggior parte dei competenti ha finito col convincersi che è giusto considerare le parole una per una, come farfalle o insetti sotto il vetrino dall'entomologo. Qua e là, per la verità, negli ultimi cinquanta, sessanta anni, qualcuno ha cominciato ad avere qualche dubbio sulla cosa. Gianni Rodari è stato in sintonia con questi. 


Ora la buona sorte tocca a noi, magari sulle tracce semiotiche, rispettando l’obiettivo del capolavoro rodariano Grammatica della fantasia (1937): sono le pagine in cui nasce l’indimenticabile “libbro” che, «con due b sarà / Soltanto un libro più pesante degli altri, / o un libro sbagliato, / o un libro specialissimo?». La strada di successo da intraprendere suppongo sia quella indicata nel progetto di Stile Euterpe: elaborare brani, inaugurare testi in un’ottica escogitata a riscattare la «chiave meramente ludica e semplicistica» nella quale il nostro autore, a fianco a diversi “classici”, fu durante un certo periodo emarginato.
Nel merito di simile classicità, annoveriamo uno degli aneddoti prediletti da De Mauro: candidandolo a voce a una cattedra di Filosofia del Linguaggio parallela alla sua (precisando: «Non ho l’autorità da solo» per eseguire un intento del genere), raccontava:  

Così si mise a ridere quando uscì la Grammatica della fantasia e io mi buttai a scrivere che, con molta grazia e levità, Rodari ci aveva dato un “classico”. 

Ma, lo sappiamo, è il “gioco” privilegiato dal geniale intellettuale di Omegna, collocare sempre l’enunciato nel duplice registro realistico-immaginato, verosimiglianza-utopia. Cosa accade allorché ricorriamo al veicolo formale, orale e scritto? A parere di Rodari, unico italiano vincitore del rinomato Premio Hans Christian Andersen:  

Si prendano due parole a caso, dal vocabolario o da qualsiasi altro testo stampato... Si gettino le due parole l'una contro l'altra e si osservino le varie combinazioni, si afferrino i suggerimenti espressi dal loro occasionale duello... 

 
Essendo poi vicini i tempi del Natale (ricordiamo che al libbro si partecipa fino al 31 dicembre), approfittiamo per citare il mirabile Pianeta degli Alberi di Natale (1962):  

Su quel pianeta hanno inventato un gioco
che si chiama duello di parole.
A impararlo ci vuole poco.
Uno dice, una parola,
per esempio pianta.
Il secondo ne dice un'altra,
per esempio gatti.
Il terzo le mette insieme
e inventa la pianta dei gatti.
Roba da matti.
Ma non è tutto.
Il quarto la deve disegnare,
con un gatto al posto d'ogni frutto.
Al quinto invece tocca raccontare
la storia del contadino
che un giorno va per cogliere le pere
e crede di stravedere
(La storia come continua?
Prova un po' a dirlo tu). 

In sostanza, proverei a ipotizzarlo nell’antologia proposta, guardando le coesioni semantiche messe in contatto tra i lessemi, altrimenti isolati: e ciò in virtù di un’aura cosale, consona al quid tipico della filosofia di Martin Heidegger, in grado di rimandare al microcosmo del linguaggio per trasmetterle; al contrario, l’universo comunicativo, per essere compreso, rinvia alla rodariana «scuola grande come il mondo». Del resto, il consiglio di Gianni Rodari è ulteriore, rinvenendo nel suo repertorio l’input di dialogare con i tasselli semiologici, le presenze oggettive: queste, infatti, non solo  

“raccontano segreti” preziosi, ma ci fanno avvertire che parole e cose contano in quanto sono in relazione con noi, ciascuno e tutti insieme. Le parole stanno dentro di noi, nella nostra memoria, nella memoria delle nostre esperienze vitali. Ogni parola diventa viva davvero (e noi con lei) se la sentiamo come nodo di relazioni con altre innumeri parole possibili, con le cose del vasto mondo, con l'intera nostra personalità di “animali...”.  

I partecipanti alla raccolta affronteranno un impegno piacevole, meglio gratificante, forse anche complesso: per Rodari, era importante «fare le cose difficili». Comunque, da ciò non dovrebbe scaturire alcuna forma di scoraggiamento: in tale contesto, di sicuro, le parole possono condurre a significati antitetici tra loro! 

 

IL BANDO DI PARTECIPAZIONE
 

STILE EUTERPE VOL. 4
«IL 'LIBBRO' DI GIANNI RODARI»


Raccolta tematica organizzata dall' Associazione Culturale Euterpe. Speciale partecipazione ai minori con favole, fiabe, novelle, piccoli racconti, ninne nanne, scioglilingua, filastrocche, storie raccontate.

Un «libbro» con due b sarà
Soltanto un libro più pesante degli altri,
o un libro sbagliato,
o un libro specialissimo?

Il redattore della rivista di letteratura online “Euterpe”
Martino Ciano ha ideato il progetto Stile Euterpe – Antologia tematica per una nuova cultura, volto a rileggere, riscoprire e approfondire mediante opere di produzione propria (racconti, poesie, articoli, saggi e critiche letterarie) un intellettuale di prim’ordine del panorama culturale italiano del secolo scorso.

I volumi già editi sono:
- AA.VV., Leonardo Sciascia, cronista di scomode realtà, a cura di
Martino Ciano, PoetiKanten Edizioni, Sesto Fiorentino, 2015, 124 pp., ISBN: 9788894038859.
- AA.VV., Aldo Palazzeschi, il crepuscolare, l’avanguardista, l’ironico, a cura di
Martino Ciano, Lorenzo Spurio, Luigi Pio Carmina, PoetiKanten Edizioni, Sesto Fiorentino, 2016, pp. 212, ISBN: 9788899325275.
La selezione di materiali per il terzo volume, Elsa Morante, rivoluzionaria narratrice del non tempo, a cura di
Valentina Meloni nel 2017 non ha permesso la pubblicazione di un volume ma i materiali sono stati pubblicati nel n°22 della rivista (febbraio 2017).


Il progetto

Ogni edizione i redattori della rivista sceglieranno un autore contemporaneo.
Quest’anno i partecipanti potranno inviare saggi, racconti e poesie che siano fedeli allo stile, alle tematiche e al curriculum letterario che ha caratterizzato la figura intellettuale di Gianni Rodari. Il volume porterà il titolo di Il «libbro» di Gianni Rodari con riferimento ad alcune sue considerazioni apparse in Grammatica della fantasia (1937) in cui si legge:
«Un “libbro” con due b sarà/ Soltanto un libro più pesante degli altri,/ o un libro sbagliato,/ o un libro specialissimo?».

Per la partecipazione all’iniziativa editoriale bisognerà riferirsi all’opera dell’autore, alle sue fasi e percorso letterario, ai suoi luoghi cari e alle tematiche di fondo della sua carriera di scrittore di fiabe, racconti, narrazioni nonché di pedagogista, giornalista e teorico del mondo del mirabolante. Gli autori potranno anche ispirarsi direttamente ai personaggi delle sue narrazioni, ampliandone i caratteri o provvedere a sequel o prequel di narrazioni già note mediante la narrazione di Rodari all’ampio pubblico.
L’obiettivo non è quello di plagiare o scovare il nuovo Gianni Rodari, bensì omaggiare o rileggere lo stile dello scrittore di Omegna attraverso un’antologia tematica, aperta soprattutto a coloro i quali hanno apprezzato il serio impegno dell’autore nei riguardi del mondo dell’infanzia (ma non solo). In questo modo Euterpe vuole dare risalto ad autori che, benché siano piuttosto noti da poter definire ‘classici’ risultano spesso un po’ sommersi o letti in chiave meramente ludica e semplicistica com’è il caso di Rodari. 


Selezione del materiale e composizione dell’antologia

I partecipanti potranno presentare:
- 2 poesie/ filastrocche/ ninna-nanne (massimo 30 versi l’una)
- 1 racconto/ favola/ fiaba (massimo cinquemila caratteri spazi esclusi)
- 1 saggio breve o articolo (massimo cinquemila caratteri: spazi, note a piè di pagina e bibliografia escluse);
- 1 recensione a un suo libro (massimo cinquemila caratteri spazi esclusi)
-1 intervista (allo stesso autore o a terzi nella quale risulti ben centrato il tema dell’infanzia o il riferimento a Rodari).
La novità di quest’anno è rappresentata dalla possibilità di partecipazione anche da parte di minori: bambini, ragazzi e adolescenti (sino all’età di 18 anni) e scuole che potranno inviare, grazie all’aiuto e alla disponibilità dei genitori, tutori, insegnanti o di chi ne fa le veci, le loro produzioni: favole, fiabe, novelle, piccoli racconti, ninne nanne, scioglilingua, filastrocche, storie raccontate.
Ci si può candidare a un massimo di due sezioni.
I lavori, corredati dei propri dati personali e un curriculum letterario, dovranno essere inviati a rivistaeuterpe@gmail.com entro il 31-12-2018.
L’organizzazione del futuro volume sarà promossa dalla Redazione della Rivista di letteratura Euterpe e l’opera verrà curata dal critico letterario prof.
Francesco Martillotto.
Entreranno a far parte dell’Antologia un congruo numero di testi poetici, narrativi e saggistici nonché recensioni, articoli e critiche letterarie alle sue opere o eventuali adattamenti cinematografici di storie narrate.
La pubblicazione dell’antologia, che avverrà entro la primavera del 2019, sarà dotata di regolare codice ISBN, immessa nel mercato librario online e disponibile alla consultazione e al prestito in alcune biblioteche del catalogo OPAC della penisola dove verrà depositata.
La partecipazione alla selezione dei materiali è, come sempre, gratuita.
L’autore selezionato per la pubblicazione s’impegnerà ad acquistare nr. 2 (DUE) copie dell’antologia al prezzo totale di 20€ (spese di spedizione incluse con piego di libri ordinario) dietro sottoscrizione di un modulo di liberatoria rilasciato alla Ass. Culturale Euterpe e versamento della cifra direttamente alla casa editrice.
Non vi sarà una premiazione, non essendo il progetto volto alla costruzione di una classifica di premiati. Tutti i selezionati verranno pubblicati in antologia secondo i criteri sopra esposti. In base ai tempi di selezione e pubblicazione dell’antologia, sarà scelta una location dove verrà presentata l’opera alla quale gli autori presenti nel testo sono caldamente invitati a intervenire. Gli autori hanno altresì diritto e facoltà di proporre all’organizzazione eventuali luoghi e date, in vari ambiti del territorio nazionale, dove il volume – con il loro appoggio e aiuto – potrà essere presentato al pubblico.

www.associazioneeuterpe.com
rivistaeuterpe@gmail.com
ass.culturale.euterpe@gmail.com


 

 

 

 

 

 

venerdì 19 ottobre 2018


Cinzia BALDAZZI - “Attimi… ritagli di vita”
tra pittura e poesia 

 

I quadri di Mario Spagnoli e le liriche di Veruska Vertuani in una mostra ad Aprilia (LT) - Biblioteca Comunale, Sala Manzù, fino al 28 ottobre. 

 

La pittura è una poesia muta, e la poesia è una pittura cieca.
(Leonardo da Vinci, Trattato della pittura, XVI sec.)

 Nell’Ars Poetica del 13 a.C. di Quintus Horatius Flaccus, nell’epistola indirizzata ai Pisoni, famiglia aristocratica del tempo, leggiamo: 

Qual è un quadro, tal è la poesia;
alcuni ti catturano di più
se sei vicino, altri invece lontano;
amano alcuni la penombra ed altri
esser visti alla luce non temendo
l’occhio severo del critico; piacque
quel dipinto una volta sola, questo
piacerà anche rivisto dieci volte.  

Ut pictura pŏēsis: Orazio inserisce e colloca nell'intelletto umano il precetto aristotelico della ποίησις-poiesis e degli elementi figurativi quali organismi viventi: successive letture e giudizi confermano la scoperta in principio di un quid, illuminando la mèta della comprensione.
In “Attimi… ritagli di Vita”, titolo della mostra pittorico-poetica allestita presso la Sala Manzù della Biblioteca Comunale di Aprilia (LT) fino al 28 ottobre, risulta centrale l’idea di accompagnare i dipinti di Mario Spagnoli ai brani di Veruska Vertuani, ossia combinare idealmente linee e colori sulla tela con liriche su fogli: un Kunstwollen (cioè, consapevolezza e gusto) programmatico, suggerirebbe lo studioso Walter Binni, promotore del concetto di poetica moderna. 

 Noi. Piccoli artisti.
 Come nuclei di pioggia scrosciante
 siamo proiettati dagli uteri delle nuvole
 nell'oceano dell’Arte.
 Il destino ci ha regalato i remi,
 la passione ci indica la stella Polare.
 E ora tocca a noi navigare a vista. 

«Questa poesia di Veruska», racconta lo Spagnoli, alla sua prima “personale”, «mi ha colpito direttamente al cuore, appena l'ho letta...». Nasce da lì il progetto di una galleria dove quadri e versi possano dar luogo a “un’arte terza”, composta di fantasie cromatiche ispirate dalla letteratura. Insomma, qualcosa di analogo a quanto sosteneva il greco Σιμωνίδης-Simōnídēs di Ceo, maestro eccelso in elegie, inni, encomi e ditirambi, vissuto tra il VI e il V secolo a.C.: «La pittura è poesia silenziosa, la poesia è pittura che parla». 

 
Reputo opportuno valutare una simile riflessione in un piano referenziale attuale, non solo nei confronti degli autori-creatori, ma anche dei lettori-spettatori, poiché, a tal proposito, ancora Binni, agli inizi degli anni Sessanta, quasi profetizzava - in Poetica, critica e storia letteraria - l’esigenza di sapere e la volontà di adibire «tecniche e conoscenze, coscienza storica e senso dell’arte alla ricostruzione e interpretazione delle personalità nel movimento della storia generale» in modo che «nel suo atto storico-critico siano presenti e disponibili tutti gli strumenti atti a realizzare la sua operazione», dovendo essere chi ne usufruisce, nella pratica, «tecnico, storico e uomo vivo nella cultura, nella storia, nell’arte…».
La nostra coppia, quindi, munita di penna e pennello, espone produzioni nell’arco temporale di un decennio: accostamento già sperimentato, la cui riuscita ed efficacia, tuttavia, rimarrebbe comunque affidata alla compresenza nel significante di nuances di colore e dati del codice alfabetico, alla coesistenza semantica di toni arricchiti pittorici e di quelli declinati in una grammatica polivalente. Così, in I miei sogni di Mario Spagnoli, le ricorrenze del blu-viola, la delicatezza delle movenze, la curva del corpo, la magrezza affusolata, rimandano a determinati e fattuali τόποι-tópoi del testo omonimo della Vertuani:  

Ancora nei miei sogni
hai tra i capelli il gesto di un’onda,
coccinelle di sale ti ridono sul naso
e gli occhi -senza giorno o sera-
li appendi come stelle azzurre
a ogni piccola cosa
che ti faccia sentire nella sua casa.
Curvo sul tempo
sto capendo le tue ciglia socchiuse
le scapole che si aprono al vento
e s’irruga la voce
a chiamarti nei miei sogni
di strade senza arrivo
e tu, mai partita. 

                   Nei miei sogni, olio e acrilico con sabbia e foglia argento su tela, 70x100 

Lungo vettori ambigui per libero arbitrio, forse divergenti, poetessa e pittore hanno invece deciso di avvicinare le rispettive opere dal comune titolo Universi paralleli: intendendo stabilire, con segni-segnali linguistici, lessicali-sintattici o figurati in linea diretta, l’impossibilità di incontro tra le sagome delle torri newyorkesi, le altezze vertiginose degli sky scraper, l’altalenante spezzatura dell’orizzonte dello skyline della Grande Mela, e il mondo ristretto, minuscolo, a misura di umano, ritagliato nei «dirimpettai», nella «luna lampionaia delle case», nella «tenda», nelle «scale a capofitto»:  

A tracciare due linee parallele
sono abili i sognatori a mano libera
lascia loro questo compito
e pensa, Amore, a dosare l'equilibrio
nel poggiare qui il tuo universo.
Io farò lo stesso
saremo dirimpettai e di certo infelici
perché due rette parallele ci insegnano
a non incontrarci mai.
Avremo però gioia nella notte
con la luna lampionaia delle case
perché io saprò che dietro quella tenda
quella è la tua ombra, e tu saprai
che dietro questo vetro
questo è l'amore che ti aspetta.
Correremo allora
le scale a capofitto
ripidi i respiri scenderanno in strada.
Lasciate a noi questo compito
tracciare due linee che si incontrano
che siamo abili, innamorati a mano libera. 

Universi paralleli, acrilico su tela, 50x70 

Se l’arte dello Spagnoli riconduce l’interesse alla natura materiale degli strumenti utilizzati (sabbia e lamine d’argento oltre ad acrilici, olio e tecniche miste), inviterei però a non dimenticare - sempre sul livello della concretezza delle ars coinvolte - il fattore evocativo costituito dalla sonorità delle strofe. A sorpresa, privi di una pianificazione aprioristica, i versi godrebbero della chance di risuonare nella sala Manzù: «Io e Mario ci alterneremo», spiega Veruska Vertuani rivolgendosi ai visitatori, «per cui potreste avere due ciceroni di tutto rispetto a illustrarvi i quadri e, perché no, a declamare qualche poesia». Aggiunge Mario Spagnoli, estendendo il recitare anche ai presenti in sala: «L'incanto che mi ha rapito nella lettura delle poesie, sono sicuro verrà condiviso da tutti coloro che si cimenteranno a leggerle».
Autorevole testimonial di un tale connubio è di certo il nostro Leonardo da Vinci, con il Trattato della pittura del tardo ‘400 dove teorizzava: «La pittura è una poesia che si vede e non si sente, e la poesia è una pittura che si sente e non si vede».
Del resto Walter Binni, l’insigne accademico già citato, nella sua innovativa ricerca critica ha ritenuto proficuo dedicare un saggio, Michelangelo scrittore (1975), appunto al supremo Buonarroti, nel quale è in grado di dedurre, in virtù di tesi potenziate da ricche documentazioni, quanto l’arte figurativa e la poesia siano complici esemplari nel suscitare - con urgenza e solidarietà - tensioni sentimentali o di matrice esistenziale, costruttive e dinamiche. Con tutto ciò, lo studioso era ben lontano dal presupporre «l’assoluta similarità delle forme espressive dell’artista e del poeta in nome di una centrale e unitaria tendenza plastica», enfatizzando al contrario l’autonomia e la genialità indipendente dei due campi. 

Portami
dove le farfalle abitano l'immortalità
parlami dei sogni qui e solo qui
perché alla luce basta un attimo
per bagnarli di ruggine.
Dimmi che ci sarà una vita degna di questo istante
noi come foglie che si avviluppano alla penombra
e in verticali di linfa ci facciamo carne. 
 
Nella favola, olio e acrilico con sabbia su tela, 70x100 
 
Un elegante snodo di nastri istoriati con ideogrammi orientali, il groviglio di foglie originate da mosaici e vetri dipinti, due perfetti circoli agli estremi, con cromie calde e fredde oppositive: il comporre di Spagnoli in Nella favola viaggia tra geometrie astratte e reminiscenze del decorativismo vegetale, ritrovando nel repertorio della Vertuani la dimensione onirica delle sfere variopinte, il viluppo del fogliame, la lotta eterna tra la «linfa» vitale e la «carne» da una parte, in continua crescita e progress, e la «ruggine» dall’altra, deterioramento inevitabile di un mondo inanimato.
All’evento inaugurale interviene il Presidente della Federlazio, dott. Silvio Rossignoli, con la compagna Giovanna Prina, e il M° Antonio De Waure, presidente di “Arte Mediterranea”, fucina pittorica ospite dei primi passi artistici di Mario Spagnoli. Letture poetiche a cura di Maria Costanzo e Veruska Vertuani.
L’esposizione, aperta fino al 28 ottobre, effettua i seguenti orari: feriali 9-13 e 16-19, festivi 10-13 e 16-20. Ingresso libero.