domenica 10 dicembre 2017


Cinzia BALDAZZI – Il vecchio e il nuovo della poesia: L@ Nuov@ Mus@ ad Aprilia 

Con la cerimonia finale e la premiazione dei vincitori, si è conclusa ad Aprilia la XVII edizione del concorso “Aspettando il Natale... Poesie sotto l'albero” dell'Associazione L@ Nuov@ Mus@.
 
 

            Non è trascorso molto tempo da quando ho avuto la fortuna di incontrare di nuovo, dopo anni, le pagine di un racconto di Dino Buzzati, là dove si confronta la vita ordinaria con quella di un poeta scomparso.

Io uomo fatto, lui appena adolescente. Ma una sera all'improvviso, in solitudine all'insaputa dell'intera umanità, con una matita in mano, egli scrisse alcune righe, e subito cominciò a staccarsi da terra. Volava un po' sghembo, librandosi simile ad un falco giovanetto sopra le case e gli alberi. Si sentiva a suo agio lassù; macché ali, un mozzicone di lapis copiativo fra le dita gli bastava. Nel frattempo io percorrevo la via dall'ufficio a casa, e la gente diceva che avrei fatto strada nella vita. Tra cinquant'anni, diciamo, fra cento anni, che ne sarà di noi? Chi si ricorderà? Fra centocinquant'anni i suoi versi sublimi continueranno a vivere, le parole cadranno giù a picco nel posto esattissimo come blocchi di cristallo e le onde concentriche si allargheranno ancora via per il mondo percuotendo le tenebrose scogliere dell'animo umano. 

            Chissà perché, e non sono superstiziosa, ho valutato di buon auspicio l’imbattermi in queste poche righe proprio alla vigilia della partenza per la vicina Aprilia dove avrei assistito – da parte in causa, in quanto presidente di giuria – alla cerimonia conclusiva del concorso “Aspettando il Natale... Poesie sotto l'albero” organizzato da L@ Nuov@ Mus@.
 

 
            Penso ai “poeti estinti” Henry David Thoreau, Walt Whitman, Percy Bysshe Shelley, ricordati dal prof. Keating nella sceneggiatura di Tom Shulman nell’Attimo fuggente di Peter Weir: «Erano dediti a succhiare il midollo stesso della vita». Ma in che senso? Erano cannibali di se stessi, mi chiedo? Oppure, sublimando al massimo la propria genialità poetica, la riproducevano nell’atto stesso? È certo vero il contrario, e nella convinzione di una tale ipotesi, sono confortata dal ricordo dei padri fondatori e animatori dell'Associazione L@ Nuov@ Mus@. Alludo alla loro eredità indelebile, fil rouge continuo, saldo e amorevole dell’ars poetica di tanta gente, nel lungo e intenso pomeriggio trascorso ad ascoltare i componimenti, ad applaudire i vincitori, a consegnare riconoscimenti a quanti fossero saliti sul palco. Il trade d’union impeccabile di Mario Allegrezza, presentatore immedesimato e coinvolgente, gli interventi autorevoli di Carmelo Salvaggio, presidente dell'Associazione, hanno reso gioioso un percorso tra gli estremi della cronaca e del souvenir, della vita estemporanea e della memorie,  del recente passato e dell'impegno attuabile nel futuro.
 
            Accanto ad Euterpe, musa della poesia cantata, hanno trovato posto anche Clio e Melpomene, in una rappresentanza modernamente allargata alla musica lirica. La giovanissima soprano Eleonora Croce (a volte accompagnata dal M° Rita Nuti) ha infatti eseguito intermezzi operistici e non, risultando di grande efficacia, in particolare, nell'arietta “Voi che sapete” dal secondo atto de Le nozze di Figaro di Mozart. Un ponte gettato virtualmente tra le sponde dei versi e delle note, delle strofe e degli spartiti: e l'attenzione privilegiata ai “pionieri” de L@ Nuov@ Mus@, attenti lettori e affettuosi insegnanti di poeti ora maturi, si ritrova nell'ancestrale e mitico episodio della nascita delle Muse stesse, generate da Zeus con Mnemosine, dèa personificata della memoria.
            Le figure di Liliana Morandini, Raimondo Venturiello, Mariano Fochesato, Alessandro Lisbon, Giovanni Capasso, nonché della filantropa Carmelina Ghiotto Zini, sono state così evocate sia nei sintetici montaggi proiettati sullo schermo, sia nei premi “memorial” assegnati in aggiunta alla classifica.
 
 
            «Solo il corpo del poeta soggiacerà al misero destino dell'uomo», scriveva Luigi Annibaletto, «e si ridurrà in polvere da sperdersi al vento. La miglior parte di lui, il suo spirito, il suo nome, la sua creazione poetica sfuggiranno alla morte, per vivere in eterno con il sole». Il grande latinista, i cui commenti hanno accompagnato lo studio della lingua ai tempi del mio liceo, con queste poche parole si riferiva a Quinto Orazio Flacco (autore del leggendario Carmen saeculare composto su incarico di Augusto) nell’ode asclepiadea Non omnis moriar (III,30). Come trascurare i celebri versi d'esordio? «Exegi monumentum aere perennius», «Ho eretto un monumento più duraturo del bronzo». Nel 23 a.C., il poeta di Venosa, di nuovo acclamato dopo un periodo di disgrazia, vanta, nel giusto, la consapevolezza di aver portato a termine un'opera superba, dalla quale “succhierà” il midollo di una lunga fama: siamo tutti coscienti, infatti, quanto l’eco delle odi e delle satire oraziane non si spegnerà. Risuonerà, di epoca in epoca, rielaborato e rinvigorito grazie alla lode di chi è venuto dopo.
            «È importante aver generato un incontro che privilegi la qualità», spiega Carmelo  Salvaggio, «ponendo il focus sulle nostre figure storiche e sulle “new entry” osservate nel panorama dei componimenti e dei compositori»; nell'intento, prosegue il Presidente, «di voler privilegiare non “poeti di un giorno”, ma autori affinatisi in un processo di crescita»: tappa dopo tappa, con salti e smentite, sempre però progressive. Il compito svolto dalla giuria da me presieduta (Patrizia Stefanelli, Antonella Santoro, Massimo Massa, Alessandro Tassinari, Antonio D'Arienzo e lo stesso Salvaggio) è stato, come tradizione, limpido e carico di riferimenti appropriati, capaci di rendere i testi, senza tradirli, i più chiari possibile: ho potuto appurarlo con la vice-presidente Stefanelli e nel confronto dialettico con l’egregio Comitato di Lettura al quale si deve la raffinata selezione dei “memorial”.
 
 
            La XVII edizione di “Poesie sotto l'albero” sembra insomma nutrirsi della sostanza vitale, individuata simbolicamente a metà '800 dal citato Thoreau nell'autobiografico Walden. Amando però anche la poesia sudamericana, vorrei citare, circa ottanta anni dopo, le strofe del peruviano Emilio Adolfo Westphalen quando confidava: 

Il mattino alza il fiume la chioma
poi la nebbia la notte
il cielo gli occhi
mi guardano gli occhi del cielo
svegliare senza vertebre senza struttura
la pelle è nella sua eternità
si ammorbidisce fino a perdersi nella memoria.
 
            La manifestazione appena conclusa ha offerto più che mai un terreno semantico appropriato a destituire, a contestare, qualsiasi opinione indirizzata a giudicare isolata dal resto del mondo la produzione poetica, il microcosmo simbolico e metalinguistico implicito.
 

            La festosa competizione di Aprilia lo ha ribadito nel conferire un ruolo di rilievo a Maria Antonietta Di Gaspare e Luigi Taddei, rispettivamente sindaci di Borbona e di Castel Sant'Angelo, devolvendo i ricavi della vendita dell'Antologia ai due comuni del reatino colpiti dal terremoto nell'agosto 2016. Anni fa, negli Stati Uniti, prima del terrorismo, nel film di Weir il prof. Keating appunto dichiarava: la poesia è vita. Dodici anni dopo, con il crollo delle Torri Gemelle, suppongo avrebbe però corretto: la poesia è sopravvivenza.
            Le citazioni, quando si propongono, dovrebbero essere onnicomprensive. In questo caso, non possiamo dimenticare l'attore Robin Williams, nel ruolo dell'eccezionale insegnante: pur non essendo poeta, ma sublime esempio dell'arte della recitazione, purtroppo, decidendo di porre fine alla vita, di tale facoltà della poesia non ha potuto avvalersi. Ma il vento, per noi, per i presenti e per coloro che la storia naturale ha portato via, continua a soffiare, al di là della "siepe" de L'infinito di Giacomo Leopardi, o contro le "montagne" di Blowin' in the Wind del Premio Nobel per la Letteratura Bob Dylan.
 
 

            La nostra Associazione ha quindi ritenuto di “mettere in scena”, grazie alle poetesse e ai poeti saliti sul palco uno dopo l'altro, un simile riscatto, pur utopico ed eversivo in senso positivo. Verba volant, dovremmo commentare ascoltando la dizione partecipata di Veruska Vertuani e di Antonio D'Arienzo, “dicitori” ufficiali dell'evento: ma non perché le parole si dimentichino, bensì in quanto viaggiano, “volando” di bocca in bocca, permettendo così al messaggio di continuare a circolare. L'altra parte del proverbio coniato da Caio Tito durante un discorso al Senato romano, ovvero Scripta manent, sembra poter diventare la sigla dell'Antologia pubblicata da L@ Nuov@ Mus@, una sorta di baedeker contenente testi premiati, classifica, biografie, saluti: non una stampa fissa e immobile, bensì una guida “nero su bianco”, un percorso da ripetere, «un sunto e una vetrina», secondo l'espressione di Carmelo Salvaggio.
 
 
            Recitati davanti a un uditorio, messi in pagina per la collettività, è come se i versi dei concorrenti fossero all'altezza di aiutare tutti noi, la sera, tra le strade, le difficoltà, le menzogne, a tornare a casa, alla nostra Itaca: l'isola che Jorge Luis Borges, nel brano intitolato Arte poetica, individuava con l'eternità terrena del versificare. E nella festa al cinema-teatro Pidocchietto di Aprilia, una commovente testimonianza è giunta dagli stranieri, presenti a comprovare idealmente il lungo viaggio dei versi: Marian Eikelhof dall'Olanda, Sulima Alvarez Merchan dall'Ecuador, Ljbuinko Jelic dalla Serbia. «Non viene meno l'entusiasmo», scrive Fiorella Giovannelli, «di condividere con gli amici vecchi e nuovi il piacere di leggerci e, attraverso la lettura, un po' legarci».
            La conferma dell'interconnessione delle arti, non solamente di natura umana e poetica, ma testuale e programmatica, è venuta dal connubio con la pittura, nel solco della consuetudine di dar risalto ogni anno a una forma espressiva “parallela”. Quasi a fornire idealmente corpo sul palcoscenico al quadro del secentista Francesco Furini La Pittura e la Poesia, un gruppo composto da Erika Mallardi, Yvonne Maria Teresa Gandini, Federica Manzini, Alessia Farina, Antonio De Waure ha donato le proprie opere ai sindaci e ai componenti la giuria. Da parte sua, La rosa sul cappello di Graziella Dell'Unto è stata riportata sulla copertina dell'Antologia.
 
 
In conclusione, se mi chiedessero un'opinione critica complessiva dei brani che hanno partecipato al concorso, direi che sono testimonianza di una matura sintesi espressiva del cogliere la realtà come vorremmo fosse, non come è. E se cambiare il ritmo delle strofe nel versificare non è sufficiente, non è detto che domani non lo diventi.
            Insieme tutti noi, organizzatori, giurati, pittori, voci narranti, amministratori locali, dovremmo ringraziare i poeti per aver lasciato che la sera, conclusa l'ultima edizione del telegiornale, si possa ancora andare a letto sperando di imparare qualcosa dal libro in versi custodito sul nostro comodino.
 
 

AUTORI E COMPONIMENTI PREMIATI
 
MEMORIAL “CARMELINA GHIOTTO ZINI”
Primi classificati
- Antonio Damiano - Il silenzio dei giorni Ad Amatrice – 1° classificato
- Manuela Magi - Tempestosi argini – 2° classificato
- Rita Minniti - Muto parlare – 3° classificato ex aequo
- Alessandra Costanzo - Stella capovolta – 3° classificato ex aequo 

MEMORIAL “GIOVANNI CAPASSO”
- Alessandro Izzi - Nel mesto rammendar di stracci  

MEMORIAL “ALESSANDRO LISBON”
- Rosetta Sacchi - Le parole che restano 

MEMORIAL “RAIMONDO VENTURIELLO”
- Nunzio Buono - La casa della pioggia 

MEMORIAL “LILIANA MORANDINI”
-         Lia Grassi - Verso il futuro 

MEMORIAL “MARIANO FOCHESATO”
- Maria Di Carlo
- Massimiliano Drisaldi 

PREMIO DEL PRESIDENTE DI GIURIA
- Carla Staffieri - Quando negli occhi
 
PREMIO DELLA GIURIA
- Gianluca Regondi - Per un Amico
- Antonio Biancolillo - Oltre il mio dolore
- Sara Pallini - Sento un peso
- Paola Bianchi - Pro memoria 

PREMIO GIOVANI
- Alessandro Conti - Vento rovinoso
- Sara D’Acchille - Anime inquiete
- Pierfrancesco Paternostro  -  (senza titolo)                 

POESIA STRANIERA
- Marian Eikelhof  - Cile, 1973                
- Sulima Àlvarez Merchan - In questa notte
- Ljbuinko Jelić - Fuoco e oro 

TURISTICA PRO LOCO APRILIA
- Michele Petrolo - Natale 

MENZIONI D’ONORE
- Annalena Cimino - Donne di quartiere
- Giuseppe Guidolin - Genesi
- AbnerTomas Viera Quezada - Grazie Mamma
- Carmelo Loddo - La corteccia dell’anima
- Annamaria Barone - La donna con gli occhi che parlano
- Carmelo Sanfilippo - Naufragio di pensieri
- Paola Carmignani - Viaggio senza ritorno
- Anna Piccirillo - Rosa selvatica
- Lorella Borgiani - Orme
- Franca Donà - E non morire mai 

MENZIONI DI MERITO
- Daniela Lazzeri - E le stelle non brillano più
- Maria Gabriella Cianciulli - L’ultimo Isacco
- Katiuscia Di Savino - Il paradiso ha il profumo di ottobre 
- Colombo Conti - Di nuovo vita
- Anna Maria Mustardino - Intreccio di mani
- Cinzia Gargiulo - Contadino di emozioni
- Silvana Stremiz - Troppo breve è stato il tuo volo
- Elvio Angeletti - Cime sbiadite
- Marco Vaira - Inverno
- Lucilla Radovini - I colori dell’aurora
- Valeria D’ Amico - Le croci dimenticate
- Nunzia Piccinni - Estatici Volteggi
- Gioietta Petrillo - Stagioni
- Monica Vecchio - L’infinito
- Grazia Dottore - Il tuo nome col fuoco  

ATTESTATI
- Adolfo Sorrentino - Piazza di Spagna
- Lucia Vichi - La voce dell'anima
- Frieda Leemans - Per Giuseppe
- Leonor Solange Alexandre Proença -Scusami

PREMIO AMICIZIA
- Augusto Mammola - Presidente Pro loco Città di Anzio
 
 

 

 

 

 

 

 

venerdì 8 dicembre 2017

"Scaffale" di Marco CAMERINI - "Tante piccole sedie rosse" di Edna O'Brien

Dopo l'intervallo di un decennio, con Tante piccole sedie rosse torna al romanzo la scrittrice irlandese Edna O'Brien, originaria del villaggio di Tuamgraney sulla costa atlantica e autrice del libro di successo Ragazze di campagna. Qui di seguito la recensione del prof. Marco Camerini.





Marco CAMERINI - Tante piccole sedie rosse: i lupi, la Storia e la speranza di Edna O’Brien.

Nello stile nitido e nervoso, per la crudezza realistica e, insieme, il lirismo struggente di contenuti percorsi da intima passionalità e tensione etica, l’irlandese Edna O’Brien ricorda alcune autrici di cui ci siamo occupati nelle nostre recensioni: Alice Munro, J.C. Oates, finanche la Mansfield (fatte le debite proporzioni) e, più di tutte, l’indimenticata Ágota Kristóf. Ribelle, anticonformista, spregiudicata sul piano letterario e biografico, accenneremo appena – la stessa O' Brien non ha mai amato identificarvisi del tutto – a quel Ragazze di campagna (1960) che suscitò scandalo nell’Irlanda cattolica consegnandola al ruolo di autrice “politicamente scorretta” e icona femminista, nonché versione femminile di D.H. Lawrence.
Tante piccole sedie rosse (Einaudi, 2017) segna il suo ritorno al romanzo dopo dieci anni, fra consensi unanimi e autorevoli per i quali basta scorrere, un po’ intimiditi, la II e IV di copertina, anche se ci permetteremo di rilevare che non tutto brilla nel libro, sintesi certo intrigante della poetica della scrittrice ma, forse, al di sotto delle attese tanto a livello di costruzione narrativa che di potenzialità emozionale.
A Cloonoila (anni ’90?), luogo di primitiva innocenza gelido e brumoso che «si spaccia per cittadina irlandese», immerso nella natura (verbene, rose canine, betulle, pervinca, felci… edera, ovviamente, ma costante e simbolica la presenza di animali: scoiattoli rossi, martore, falchi pellegrini, trote e salmoni; e la ricchezza di riferimenti alla flora e alla fauna irlandese richiama, in una prospettiva meno lirica, Ora che è novembre di J. Johnson), sommerso da bugie, ipocrisie, livore, la vita scorre lenta in cottage ordinati e pub simili a gironi infernali, fra battute di caccia e pesca nei fiumi, messe in rustiche pievi cattoliche, reading di poesia mentre «pochi riescono ad alzare lo sguardo verso il cielo».
Evocato in sogno da una donna irlandese – la Aisling di una locale leggenda – o, forse, dalle pulsioni più inconfessabili di Dara il taverniere, Désirée «pazza di desiderio», Mona la locandiera, il maestro Diarmuid e i mille abitanti di Cloonoila, si materializza, annunciato da sinistri eventi, un fascinoso straniero dagli occhi cangianti, la voce sommessa, il lungo cappotto scuro e i guanti bianchi: di provenienza ignota, figlio di «tante donne totemiche», iniziato dal padre ai riti del sangue, sagace e colto («i celti avevano vissuto nelle forre sulle Dolomiti o lungo la Drina…c’è un legame tra l’Irlanda e i Balcani») si professa poeta – frequenta Yeats, Virgilio, Ovidio… esule sul Mar Nero – filosofo («impossibile riavere ciò che si è perso, Armonia o Dio […] siamo tutti uniti nella legge cosmica del divino»…ortodosso, comunque, giurisdizione di Antiochia), medico, sciamano «entrato nel roseto del sapere» – esoterismo, oniromanzia, trance – sessuologo («eccitazione, perversione», il termine va bandito).


Passionale e fuggiasco, un po' Rasputin e un po' Siddharta, il dott. Vladimir Dragan – detto Vuk, il lupo, montenegrino… si parla – inizia a esercitare l’attività di guaritore dell’anima prima che dei corpi, di nevrosi represse oltre che di muscoli e tessuti: pari sono, per lui, neuroscienze e fitoterapia (biancospino, cedro, tiglio, tarassaco, valeriana per cuore, fegato e umore), medicina olistica e stone terapy, pranoterapia, tinture birmane/cinesi/indiane, forcipe e pendoli da seduta spiritica. Mandragola, nemmeno a dirlo. “Il lupo” – incarnazione, forse, di Quello cui chi legge sta pensando, con buona pace di Santa Romana Chiesa e di tutti i padri Damien irlandesi – soggioga le menti e intercetta lo spirito sensibile e profondo di Fidelma, smaniosa e solitaria, cresciuta scrivendo versi e leggendo Bernanos, Gide e la Dickinson accanto a un uomo/padre mai amato e nell’insopprimibile desiderio di un figlio che arriverà (frutto di incontri dove il mistero prevale sul sentimento) proprio grazie allo Straniero.
E questo nel momento in cui la Storia, che non si fa mai attendere nei libri della O’Brien, irrompe tragicamente nell’intreccio (ri)aprendo a sorpresa il plot narrativo con uno scarto brusco, marcato da una raffinata tecnica stilistica che alterna narratore esterno onnisciente (con ricorso al tempo presente, raro) e ottica interna di Fidelma, oltre che di Jack, il marito. Come gli amati Törless, Amleto o, più semplicemente, il Kurtz di Cuore di tenebra, il «Dott. Vladimir Dragan detto Vuk» nasconde un Hyde in fuga da crimini commessi e rimossi («Sarajevo? Mai stata assediata. Ero solo un patriota serbo») durante il conflitto in Bosnia del 1992/1996, quando l’Armata Popolare Jugoslava e le forze serbo-bosniache del VRS perpetrarono un sistematico genocidio delle comunità croate e musulmane, finalizzato alla pulizia etnica e alla fondazione di una Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina.
Il seme dell’aberrazione vive nel ventre ignaro e incolpevole di Fidelma, il ritmo del romanzo diviene concitato e noi azzardiamo l’ipotesi che dietro il personaggio fittizio si celi il riferimento ad una figura effettivamente esistita: magari Veselin Vlahovic, il “mostro di Grbavica” (i nomi sono fortemente consonanti), paramilitare serbo-bosniaco condannato a 45 anni dal Tribunale dei Diritti Umani o, più probabilmente, Radovan Karadzic, medico montenegrino leader dei Serbi di Bosnia, condannato a 40 anni dal Tribunale dell’Aja nel 1995 per il massacro di Srebrenica e arrestato nel 2008 a Belgrado, dove viveva impartendo lezioni di medicina alternativa con l’aspetto di un santone…più di qualche coincidenza fra realtà e letteratura.


La seconda parte, di fatto un racconto autonomo che si integra a fatica con la prima, è ambientata in una Londra notturna, piovosa, torva, con i suoi abitanti «fradici e ciechi», i ristoranti asiatici e i take away multietnici, l’Africa che soffre e l’Africa che ce l’ha fatta, grattacieli di vetro e una Torre «scomposta e rossiccia con storie di principini fatti fuori» ma, soprattutto, vicende di sofferenza e (mancata) integrazione nei centri di accoglienza e negli uffici di collocamento dove «gli spaventati, gli spiritati, i violentati, gli sconfitti, i mutilati, gli esiliati» giunti dal Mozambico, dal Senegal, dalla Bosnia, «arrancano su per le scale» e si confessano in sedute di gruppo durante le quali ci si disintossica dalla solitudine, dalla violenza subita, dall’ossessione di madri lasciate, fidanzati rissosi, matrimoni solo sognati più che dall’alcol bevuto.
«Ogni giorno non sappiamo cosa aspettarci. Padre. Madre. Fratello. Sorella. Embrioni perduti» confessa Fidelma che, dopo la precarietà e il disadattamento, nel tentativo coraggioso di dimenticare, tenterà di (ri)entrare nella vita (non certo nella morte, come l’Imperatore) «ad occhi aperti» (p. 210!) consapevole, in questo vero alter ego della scrittrice, che «tutto è politica: il pane che mangi, l’acqua che bevi, il materasso su cui ti stendi, la guerra, la pace» e, alla fine, fiduciosa che lo spirito di accoglienza (quanto attuale oggi questo messaggio) non rimarrà un sogno, come quello shakespeariano “di mezza estate” interpretato dai rifugiati.
Concludiamo soffermandoci su di un altro aspetto del libro non del tutto convincente, per il quale ricorriamo al paragone con il romanzo di Tom Drury La fine dei vandalismi recentemente segnalato. Lì compaiono molti personaggi, assai poco o per nulla descritti ma capaci di rimanere impressi; in Tante piccole sedie rosse – il titolo ha una sua spiegazione storica – altrettanti tipi umani (i dipendenti del Country Hotel, gli abitanti di Cloonoila, i richiedenti asilo e gli immigrati londinesi) vengono accuratamente delineati ma poi, lasciati narratologicamente a se stessi (con l’eccezione dei due protagonisti), non riescono a conseguire esiti letterari autonomi e, d’altra parte, non interagiscono efficacemente fra loro, finendo con il rimanere una serie di ritratti giustapposti troppo meccanicamente. Insomma, come autore corale meglio l’americano dell’irlandese.


Edna O'Brien
Tante piccole sedie rosse
traduzione di Giovanna Granato
Torino, Einaudi, 2017, pp. 304, € 18,00







giovedì 7 dicembre 2017

“Chantar l’Uvèrn” nei comuni delle Alpi Cozie


“Chantar l’Uvèrn” nei comuni delle Alpi Cozie



La rassegna “Chantar l’uvèrn” 2017, dedicata alla valorizzazione della cultura occitana, francoprovenzale e francese, è stata presentata a Salbertrand. Artisti, cineasti, documentaristi, antropologi, operatori culturali delle valli occitane e francoprovenzali della Regione Piemonte animeranno la rassegna fino alla fine di marzo.

Come da tradizione, è stata la cornice della sede dell’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie di Salbertrand ad ospitare la presentazione dell’undicesima edizione della rassegna “Chantar l'Uvèrn - da Natale a Pasqua frammenti di lingua e cultura occitana, francoprovenzale e francese”. Si tratta di una stagione culturale che intende valorizzare creazioni originali, nel periodo invernale, con l’obiettivo di promuovere - attraverso un’animazione territoriale composta da eventi musicali, teatrali, antropologici , documentaristici ed ambientali - la lingua e la cultura occitana, francoprovenzale e francese di cui i territori sono portatori.
La rassegna culturale spazia in trentadue Comuni delle Aree Protette delle Alpi Cozie e Comuni di area occitana, francoprovenzale e francese della Valle di Susa e della Val Sangone in rete per il progetto Legge 482/99: Avigliana, Bussoleno, Chianocco, Chiomonte, Coazze, Exilles, Mattie, Meana, Oulx, Salbertrand, San Giorio, Sauze d’Oulx, Susa, Villar Focchiardo, Pragelato, Roure, Usseaux, Fenestrelle, Bardonecchia, Caprie, Cesana Torinese, Condove, Giaglione, Giaveno, Mompantero, Moncenisio, Novalesa, Rubiana, Sant’Antonino di Susa, Sauze di Cesana, Vaie, Valgioie, Venaus.
La Rassegna è curata dall’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie e dalla Chambra d’oc in collaborazione con la Città Metropolitana di Torino, il Centro Documentazione Memoria Orale di Giaglione, l’Ecomuseo Colombano Romean e il Consorzio Forestale Alta Valle Susa.
“Chantar l'Uvèrn” nasce nel 2006, all’interno del progetto celebrativo della lingua occitana denominato “Occitan Lenga Olímpica” e cresce negli anni grazie all’impegno di una rete di enti e associazioni.

Tra i prossimi appuntamenti:
Venerdì 15 dicembre, a Meana di Susa, La roba savouiarda, presentazione del libro di Marco Rey e Franca Nemo - Ore 21.00 - Salone polivalente.
Sabato 16 dicembre, a Susa, Anfibi del Piemonte, presentazione del calendario 2018 dei Parchi Alpi Cozie con approfondimento tematico - Ore 17.00 – Castello di Adelaide, Museo Civico di Susa.
Sabato 16 dicembre, a Salbertrand, Isole minori d'Italia. I sentieri più belli, presentazione libro con proiezione a cura di Gianluca Boetti - Ore 21.00 - sede Parco naturale Gran Bosco.
Domenica 17 dicembre, ad Avigliana, Mercatino di Natale dalle ore 10 alle 19 in piazza Conte Rosso, e Presepe Vivente alle 16.30 – Alle 17.30, nella Chiesa S. Croce, Noves e conte!, spettacolo teatral-musicale con l’Opificio Musicale.

Da dicembre in poi, fino al mese di marzo, artisti, cineasti, documentaristi, antropologi, operatori culturali delle valli occitane e francoprovenzali della Regione Piemonte entreranno in scena con le loro creazioni originali, visitando paesi piccoli e grandi nel pieno della stagione invernale.
Il festival può essere seguito sui siti www.chambradoc.it e www.parchialpicozie.it, oltre che sulle pagine facebook Chambra d’Oc e Sportelli Linguistici francoprovenzale, occitano e francese.




Programma Chantar l’uvèrn 2017/2018


Dicembre 2017

Venerdì 1 dicembre a Salbertrand - sede Parco naturale del Gran Bosco, Via Fransuà Fontan n.1 e Sabato 2 dicembre a Susa - sala convegni dell’ex Convento di San Francesco di Susa, Piazza San Francesco – Convegno Turismo Ambientale, Culturale e Religioso nelle Alpi Cozie: il punto della situazione con progetti e dati, prospettive e esperienze. Nell’ambito del convegno:
Venerdì 1 dicembre - Salbertrand – ore 16.30 - Mirador – Spettacolo musicale
Sabato 2 dicembre – Susa – ore 16.30 - Novalesa una storia d’inverno – Proiezione - regia di Fredo Valla

Sabato 2 dicembre – Mattie – Parenaperde – Spettacolo musicale – ore 21.00 – Salone Polivalente

Domenica 3 dicembre - Fenestrelle – dalle ore 9.00 "Aspettando il Natale", mercatino di Natale in Via Umberto 1° - Alle ore 15.00 animazione musicale Lu Guèini - Banda musicale Alta Valle Susa: percorso itinerante a tappe in Via Umberto 1°. Babbo Natale porta caramelle a tutti i bimbi

Venerdì 15 dicembre - Meana di Susa – La roba savouiarda – Presentazione del libro di Marco Rey e Franca Nemo - ore 21.00 - Salone polivalente

Sabato 16 dicembre – Susa – Anfibi del Piemonte - Presentazione del calendario 2018 dei Parchi Alpi Cozie con approfondimento tematico – ore 17.00 – Castello di Adelaide, Museo Civico di Susa

Sabato 16 dicembre – Salbertrand - Isole minori d'Italia, I sentieri più belli - Presentazione libro con proiezione a cura di Gianluca Boetti – ore 21.00 - sede Parco naturale Gran Bosco

Domenica 17 dicembre – Avigliana – Piazza Conte Rosso - dalle ore 10 alle 19 Mercatino di Natale, ore 16.30 Presepe Vivente, ore 17.30 – Chiesa S. Croce, Noves e contes  con l’Opificio Musicale. L’Avvento cantato e narrato sulle note della tradizione occitana.

Venerdì 22 dicembre – Villar Focchiardo – Noves e Conte – Spettacolo teatrale-musicale - ore 21.00 - Chiesa parrocchiale

Sabato 23 dicembre - Roure - Piccole scuole di montagna – Spettacolo teatrale - ore 17.00 – Centro Sociale in Frazione Castel del Bosco

Mercoledì 27 dicembre - Sauze d’Oulx, frazione Jouvenceaux - Purus Purì – ore 21.00 - Spettacolo teatral-musicale - Cappella di Sant’Antonio

Giovedì 28 dicembre - Bardonecchia - Purus Purì – Spettacolo teatral-musicale - ore 17.30 - Palazzo delle Feste

Venerdì 29 dicembre – Rubiana – Mirador – Spettacolo musicale – ore 21.00 - Teatro Don Giovanni Battista Vallory

Venerdì 29 dicembre – Susa – Sentieri da Lupi – Presentazione del libro a cura di Paola Giacomini – ore 21.00 – Castello di Adelaide, Museo Civico di Susa

Sabato 30 dicembre - Oulx – Velhot – Spettacolo teatral-musicale – ore 21.00 - Istituto Des Ambrois

Sabato 30 dicembre – Moncenisio - La roba savouiarda – Presentazione del libro di Marco Rey e Franca Nemo - ore 16.30 - Sala dell’Ecomuseo Terre al confine


Gennaio 2018


Venerdì 5 gennaio - Usseaux – Mirador – Spettacolo musicale - ore 21.00 – Sala del Museo

Sabato 6 gennaio - Salbertrand – Lu Guèini – Banda musicale Alta Valle Susa - ore 21.00 - Salone polivalente

Sabato 6 gennaio - San Giorio – Dançar l’ Uvèrn – Balfolk con i Tir na d'Oc prodotti dall'Opificio Musicale – ore 21.00 - Salone polivalente

Sabato 6 gennaio – Fenestrelle, frazione Mentoulles – Il rapporto montagna-divino nell’arco alpino occidentale visto con gli occhi della tradizione popolare – Serata tematica a cura di Diego Priolo – ore 21.00 – Salone parrocchiale

Domenica 7 gennaio – Chiomonte – Purus Purì – Spettacolo teatral-musicale - ore 17.00 – Cappella di Santa Caterina

Venerdì 12 gennaio – Coazze – Bal Poètic – Ballo cantato con i Blu l’Azard – ore 21.00- Salone del Parco Comunale

Venerdì 12 gennaio - Giaglione - La roba savouiarda – Presentazione del libro di Marco Rey e Franca Nemo - ore 21.00 – sede Ce.S.Do.Me.O. c/o Comune

Sabato 13 gennaio – Mattie – La roba savoiarda - Presentazione del libro di Marco Rey e Franca Nemo - ore 21.00 - Salone polivalente

Domenica 14 gennaio - Novalesa – La muzica qu’i vìnt dal rochës – Spettacolo teatrale -musicale - ore 16.00 - Salone polivalente

Sabato 20 gennaio – Novalesa - La roba savouiarda – Presentazione del libro di Marco Rey e Franca Nemo - ore 21.00 – Casa degli Affreschi

Sabato 20 gennaio – Salbertrand – Sentieri da Lupi – Presentazione del libro a cura di Paola Giacomini – ore 21.00 – sede Parco naturale Gran Bosco

Sabato 20 gennaio - Giaveno – Lou soun amis - proiezione del film documentario di Flavio Giacchero e Luca Percivalle – ore 17.00 - Biblioteca comunale

Venerdì 26 gennaio – Caprie - Vesamont – Spettacolo teatral-musicale - ore 21.00 - Centro polivalente “La sosta”.

Sabato 27 gennaio – Giaveno – Courenta Dentro – Proiezione del film documentario di Andrea Fantino - Biblioteca comunale - ore 17.00


Febbraio 2018


Mercoledì 7 febbraio – Valgioie – Laboratorio culturale con i ragazzi della Scuola Primaria Bruno Ruffinatto – ore 14.00

Venerdì 9 febbraio - Vaie – Bal Poètic – Ballo cantato con I Blu l’Azard - Centro Sociale Primo Levi – ore 21.00 - Sala specchi

Sabato 10 febbraio - Bussoleno – Bal poètic – Ballo cantato con I Blu l’Azard – ore 21.00 - Salone polivalente

Sabato 10 febbraio - Pragelato - Borgata Rivet – Velhot – Spettacolo teatral-musicale – ore 21.00 - Museo del costume

Giovedì 15 febbraio – Valgioie – Laboratorio culturale con i ragazzi della Scuola Primaria Bruno Ruffinatto - ore 14.00

Sabato 17 febbraio – Sauze d’ Oulx – Lu Guèinì - Banda musicale Alta Valle Susa – ore 21.00 - Teatro d'Ou.

Sabato 17 febbraio – Valgioie - Bal Poètic – Ballo cantato con I Blu l’Azard – ore 21.00 - Salone polivalente

Venerdì 23 febbraio - Chianocco – Mirador – Spettacolo teatral-musicale – ore 21.00 – Salone dell’Asilo

Sabato 24 febbraio – Giaveno – Piccole scuole di montagna – Istituto Pacchiotti – ore 21.00


Marzo 2018


Sabato 3 marzo - Sant'Antonino di Susa - Mirador - Spettacolo musicale - ore 21.00 - Salone Polivalente RAF

Sabato 3 marzo – Salbertrand - Anâ a la chasë - La caccia al selvatico nella tradizione contadina dell’Alta Valle di Susa: cahier n.28 dell’Ecomuseo Colombano Romean a cura di Renato Sibille – presentazione del libro – ore 21.00 – sede Parco naturale Gran Bosco

Sabato 10 marzo - Salbertrand - Custodi Erranti: uomini e lupi a confronto - presentazione libro e proiezione a cura di Matteo Luciani - ore 21.00 - sede Parco naturale del Gran Bosco

Domenica 18 marzo - Condove - Tsant’an tsamin - passeggiata musicale con il gruppo Blu l’Azard

Giovedì 22 marzo 2018 – Avigliana - in occasione della Giornata mondiale dell'Acqua evento pubblico di chiusura del progetto didattico 2017/2018 dedicato al Contratto di Lago del bacino dei Laghi di Avigliana – Lago Piccolo



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