Cinzia BALDAZZI - Gianna Costa: le ceneri e la rinascita. Appunti
sulla raccolta poetica Come l’Araba Fenice
Gianna Costa
Come l’Araba Fenice
Verona, Edizioni Adfgraf, 2019
pp. 120, € 14,00
con interventi di
Gianmichele Bianco
Giuseppe Reversi
Antonio Lella
Attuale,
urgente, inaspettato, il tema della “rinascita” rappresenta, nella poetica di
Gianna Costa, l’indice vasto e penetrante dell’aura di ispirazione:
Sceglierò un grande
albero
dove nascondermi
fino alla rinascita.
Depurerò
l’organismo,
rilasserò le membra
e lo spirito,
mi cullerò
nell’amore.
Riaccenderò le
stelle
dentro di me una per
una,
fino a ricostruire
la costellazione
del mio cuore
ferito.
[L’Araba Fenice]
Nell’introduzione
a Come l’Araba Fenice, Giuseppe
Reversi esemplifica:
Dopo un periodo
doloroso, Gianna ha trovato la forza di risorgere e gridare il suo entusiasmo
per la vita, per l’incanto del creato, per la gioia intensa e profonda di
credere ancora all’amore.
Nella
raccolta di Gianna Costa, quindi, si sviluppa una immediata contiguità tra la
storia personale dell’autrice e il contesto sociale nel quale gran parte del
mondo è oggi costretto a vivere, in una sorta di ineffabile epifania, sul piano
privato, delle speranze di rinascita (oggi diremmo di “ripartenza”) legate
invece alla sorte della collettività.
I
versi si inoltrano inizialmente nella galassia del mito, di quelle storie leggendarie dove, precisa Umberto
Galimberti, «le cose sono usate per dire il vissuto dell’uomo», o meglio,
vengono descritte «per come sono vissute da chi le narra».
«Sceglierò
un grande albero / dove nascondermi» esemplifica il risolversi del mondo
interiore soggettivo nel suo ampliarsi all’esterno, mentre «ricostruire la
costellazione / del mio cuore ferito» attesta la proiezione e la reificazione
della realtà psichica del soggetto nelle forme di potenze divine o naturali.
I
fenomeni vengono concretizzati attraverso una manipolazione mirata ad opera
dell’individuo:
Nella mia mente
coltivo un pensiero,
lo plasmo nel cuore
fino a renderlo
degno di me.
[Lontano lo sguardo]
In
greco, il verbo “produrre” coincide con ποιέω (poièo), dal quale il termine ποίησις (pòiesis). La poesia di cui si alimenta la mitologia, conclude Galimberti,
«è una produzione di significati che non lascia parlare le cose come sono, ma
impone alle cose il parlare dell’uomo». L’insieme che ne emerge, comunque, non
equivale a costringere le idee, le fonti ispirative; implica, al contrario, una
collaborazione feconda tra essere e divenire, reale e immaginario:
Ancora una volta
sulla riva del fiume
guardo scorrere
scura e impetuosa
la sua acqua
silenziosa.
Sotto l’arco
dello scaligero
ponte
corre e va,
portando con sé
il mio pensiero per
te.
[Guardo il fiume]
L’altra
grande istanza di Come l’Araba Fenice
- oppositiva al mythos - è il logos, la parola originaria, dove «le
cose sono lasciate essere così come sono», anzi, prosegue Galimberti, «a dire
non è l’uomo, sono le cose stesse che, nella loro esposizione, si dicono come
si danno». Gli elementi giacciono nel loro esporsi, e così illustrati si
offrono alla presenza:
Mi sento in gabbia
ho voglia di evadere
rompere il sigillo
camminare sulla
sabbia.
Lasciare che il mare
cancelli
un’impronta frettolosa
che raggiunge la
scogliera
dove l’onda è
fragorosa.
Va lontano il
pensiero
come un marinaio
al largo nell’oceano
sulla rotta del
ritorno
sopra un veliero.
[Evasione]
In
un ulteriore componimento, la Costa torna a sedersi sulla riva del fiume per lasciar
correre la mente: atteggiamento solo in apparenza contemplativo, in quanto presuppone
un movimento reciproco tra l’essere e
il poter essere:
Adagia,
sul greto del fiume,
i cattivi pensieri.
Guarda
l’acqua che scorre
e affidali a lei.
[Scacciapensieri]
Di
pagina in pagina, la luce del mito torna a illuminare l’intera antologia. Nelle
narrazioni dell’antica Grecia, l’Araba Fenice, sotto forma di uccello rapace, è una creatura mitologica capace
di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte nel fuoco. Nella versione egizia, con le sembianze di un airone, non risorge dalle fiamme, bensì dalle acque. Più che il potere taumaturgico
dell’acqua, elemento di palingenesi (ai nostri giorni vissuta in quanto simbolica
purificazione dal male epidemico), la Costa enfatizza l’aspetto di “eterno
ritorno”, particolarmente affascinante ed enigmatico nel moto ondoso:
S’avvicina alla riva
su bianca
finissima rena
dove s’infrange
leggera
rumoreggiando
appena.
[…]
Poi rientra verso il
mare,
libera finalmente
di ripetersi
continuamente.
[Onda]
Nella
filosofia indiana moderna, la natura e l’uomo vivono una delle infinite
esistenze destinate a ripetersi, senza riuscire tuttavia a intuirne l’ultima
tappa, in quel risorgere e morire di nuovo indicato con il termine samasara. In un simile apparato
speculativo, il divenire corrisponde
a un’illusione provvisoria cui è dato il nome di Maja: per Galimberti, «sollevare il velo di Maja significa rendersi conto che
a conferire realtà alla molteplicità e al divenire è solo l’ignoranza del
principio unitario in cui molteplicità e divenire si dissolvono». Ad evitare
l’iterazione infruttuosa degli elementi, la nostra autrice deciderà di togliere
il «velo» che ricopre il «pensiero nascosto»: perderà «il senso del tempo», ma
conserverà la preziosa facoltà della «memoria».
Il
nesso inestricabile di mito e lavoro razionale percorre l’intera silloge Come l’Araba Fenice, sciogliendo il nodo
ora in una direzione ora nell’altra.
Nel
capitolo intitolato “Dentro il tempo e le stagioni” a dominare è la φύσις, la
Natura: secondo i presocratici, realtà prima e fondamentale, principio e causa
di tutte le cose. Lo sguardo poetico è rivolto alla pioggia e al grano, ai fili
d’erba e alle nuvole, alle rose e ai tramonti, alla neve e agli alberi: affiora
qua e là il senso perpetuo della temporalità e la combinazione degli elementi
primigeni, così ben sistematizzato dallo spirito della filosofia antica nata
nelle colonie greche dell’Asia Minore con Talete, Anassimandro, Anassimene,
Eraclito, attualizzato però dall’atmosfera complessiva del presente.
Il
movimento dell’aria, àmbito naturale dell’uomo, delle sue esperienze, esplode in
Giocare col vento, Cuore gioioso, Altra dimensione, per essere collegato
alla vita interiore in altri due brani:
Un soffio,
un alito di vento
sento passare
dalle imposte
appena socchiuse.
[Esplosione]
Mi lascio
trasportare
sull’onda della
brezza mattutina
come un sogno da
raccogliere
e tenere stretto tra
le mani.
[Brezza mattutina]
Avanza
l’input generativo dell’acqua e della
“natura umida”, ribadito nei frammenti di Talete così come li riferisce un passo
aristotelico della Metafisica:
Tutti i semi di
tutte le cose hanno una natura umida e l’acqua è il principio della natura
delle cose umide.
In
questa sezione del libro della Costa, la sostanza primordiale rivive nell’acqua
«tepida» (Riflessi d’autunno sul lago),
«salmastra» (Cristalli d’amore), «fresca»
e «cristallina» (Anima in pena), «pura»
(Luce), «silenziosa» (Guardo il fiume).
Anassimene,
amico di Talete, anticipava i processi della chimica. I suoi ragionamenti sono
stati tramandati da Simplicio:
L’aria si
differenzia nelle varie sostanze a seconda del grado di rarefazione e di condensazione:
e così, dilatandosi, dà origine al vento e poi alla nube; a un grado maggiore
di densità forma l’acqua, poi la terra e quindi le pietre; le altre cose
derivano poi, da questa.
Il
crescendo ambientale e terrestre in tal modo delineato assume nella Costa un
carattere antropomorfo:
L’erba appena
tagliata
lascia nell’aria
un aroma pungente
leggero come nuvola
che inonda il prato
giocando in
girotondo.
[…]
Nelle narici
dilatate
penetrano insieme
fragranze e aromi
inebrianti
che ci riportano a
gustare
gli antichi sapori
della terra madre.
[Odore d’erba]
Nella
sezione “Noi donne”, con la mutazione del bruco in farfalla e quindi in donna, il
taglio antropomorfico è ancora più precisato:
Poi, all’improvviso
inavvertitamente
prendo il volo della
vita
in un cielo dall’azzurro
più intenso.
Mi libro nell’aria
sospinta dal vento
e mi riposo sul
profumo dei fiori
già in attesa
di confondersi con
me
per formare il tutt’uno
di un’anima.
[Metamorfosi]
Quasi
il «tutt’uno di un’anima» di sapore eracliteo, dove da ogni cosa discende l’Uno,
provenendo l’Uno proprio da esse.
Nel
capitolo intitolato “Spiritualità” prevalgono, invece, la figura angelica, il
tono elegiaco, l’atmosfera onirica:
Mi appare un angelo,
in sogno.
Evanescente mescolio
di suoni e colori,
onde in movimento
simile a un fruscio.
[Apparizione soave]
L’anima che è in noi
vede miraggi soffusi
sospesi tra tempo e
spazio
e respira il nostro
respiro.
[Miraggi soffusi]
La
parte di chiusura, “Con amore”, pur densa di apparato romantico, in uno scambio
continuo tra la vicinanza fisica dell’amato (Tra presente e passato) e la sua assenza (Pomeriggio), mantiene saldo il legame con la riflessione e l’anima
filosofica:
Mi siedo
su uno spuntone di
roccia
e spingo lo sguardo
oltre tutto ciò
che non posso
vedere,
che non voglio
vedere.
Senza capire
che l’ho già dentro
di me.
[Cristalli d’amore]
L’unitarietà
dell’Io è la vera conquista delle poesie di Gianna Costa, nutrite e alimentate
di un pensiero destinato a conoscere una ciclicità ininterrotta, un perenne
alternarsi di vittorie e disfatte. E il procedimento, a distanza di oltre
duemilacinquecento anni, non sembra essere cambiato, a partire dalla saggezza
di Empedocle il quale presupponeva due forze motrici, insite nel κόσμος, che -
alternandosi tra loro - contrapponevano e allo stesso tempo tenevano congiunti
gli elementi: da un lato Amicizia-Eros, dall’altro Odio-Discordia.
Nella
sua antologia, completata circa un anno fa, Gianna Costa ha scritto parole
epifaniche e anticipatrici della complessa situazione odierna, individuando in
alcuni precisi movimenti dell’anima una possibile via d’uscita:
dimentichi di un
passato
incerti di un futuro
consapevoli
solo di un presente
che appartiene
esclusivamente a noi
[Tra presente e passato]
Nelle
epoche remote, la mitica Araba Fenice, dopo la periodica inondazione del Nilo, si
manifestava in una sorta di Osiride rinato, prima ed eterna invincibile forma
di vita, prevalendo sul caos.
Ed
è in quest’aura, insieme alla nostra Autrice e alla sua poesia, che vorremmo
permanere.
Ringrazio Adriano Camerini per la collaborazione alla stesura
del testo.
Gianna Costa è nata nel comune
di Sona (VR) e vive a Villafranca di Verona. Arrivata al pensionamento ha
deciso di realizzare il suo sogno nel cassetto: cimentarsi nella scrittura. Nel
2011 esordisce con Africa dolce amara
(Enter edizioni), in cui descrive il suo soggiorno presso una missione
Comboniana in Uganda nel 1997. Del 2012 è la raccolta di poesie Sussurri nel vento (Book Sprint
edizioni). Su questo libro realizza nel novembre 2015 un’intervista (ora su
Youtube) presso la Biblioteca Nazionale di Roma. Nel 2014 è presente, con altri
cinque poeti italiani, nell’antologia Semplicemente
amore (Aletti Editore), pubblicando quindici componimenti. L’ultima sua
silloge poetica è Come l’Araba Fenice
(Adfgraf edizioni) del 2019. Nel frattempo partecipa a numerosi concorsi, sia
di prosa che di poesia, dove si afferma con riconoscimenti a livello nazionale
e internazionale. Si esprime maggiormente in lingua, ma scrive anche nel
vernacolo della sua zona di Verona. Da qualche anno collabora con l’Assessorato
alla Cultura di Sona, organizzando e presentando nuovi autori ed eventi di
poesia e prosa con intermezzi musicali.
La bellissima e addentrata recensione di Cinzia Baldazzi evidenzia il tema della “rinascita interiore” nella poetica della poetessa Costa, come se fosse una specie di alone che si irradia intorno, ove ognuno di noi vorrebbe permanere ed usufruirne.
RispondiEliminaGrazie, José, e speriamo di rimanere insieme all'interno di un "alone che si irradia intorno".
EliminaCe n'è bisogno in questi giorni di devastazione.
EliminaIl bellissimo commento di Cinzia Baldazzi si unisce armonicamente ai versi di Gianna Costa, provando a togliere il «velo» che ricopre il «pensiero nascosto». Per tentare di farlo, si insinua tra le liriche di Gianna Costa come fa il mare negli arcipelaghi o il fiume tra le pietre: "corre e va, portando con sé il mio pensiero per te". Ogni poesia è quindi un'isola. Ciascuna con la sua natura. Ciascuna come specchio che restituisce a quella vicina la propria immagine rovesciata. Il mito è il collante che le tiene unite, ed è sintetizzato dall'Araba Fenice, perfetta metafora della triste epoca attuale. Un uccello che vola tra l'Amore, che pretende i suoi diritti di umanità, e l'Odio, generato con la diffidenza dal panico seminato. L'Araba Fenice, che ogni volta in cui rinasce lo fa in un nido diverso. Dapprima "Incerto del futuro", decide comunque di vivere il suo destino. Nel capitolo intitolato “Spiritualità” è l'"onda in movimento simile a un fruscio". Vola, e si "libra nell’aria sospinta dal vento e si riposa sul profumo dei fiori". "Si lascia trasportare sull’onda della brezza mattutina come un sogno da raccogliere e tenere stretto tra le mani" . Si immola, infine, al fuoco e rinasce per "ricostruire la costellazione del suo cuore ferito". Se è vero che nella sezione “Dentro il tempo e le stagioni” a dominare è la Natura, occorre che questa dismetta le pessimistiche vesti leopardiane per avvolgersi nell'ottimismo dei progenitori greci della filosofia. In questo modo abbiamo gli strumenti per riuscirci anche noi, Arabe Fenici di noi stessi, con il soccorso del "logos", la parola originaria, vagando lontano, come il pensiero, simile al "marinaio al largo nell’oceano sulla rotta del ritorno sopra un veliero. Alla scoperta di una nuova America già vissuta. Grazie dell'ospitalità. Massimo Moraldi.
RispondiEliminaGrazie, Massimo, per il coinvolgente commento alla mia critica e alla silloge di Gianna Costa che, in alcuni tratti, mi ha ricordato la grande scuola dello stoicismo critico di Walter Binni. Inoltre, ti puoi fidare poiché sono stata sua alunna!
Eliminauna bella lettura ,nutrimento del pensiero
RispondiEliminaGrazie, Piero. Ho sempre creduto sia importante sfruttare, ognuno con i propri mezzi, le capacità maieutiche del pensiero!
Eliminaprego cinzia a presto rleggerti
EliminaGrazie del Tuo commento come sempre appassionato e coinvolgente, questa volta particolarmente adatto alla situazione in cui ci troviamo e dalla quale speriamo di risollevarci, con l'aiuto prezioso della poesia...
RispondiEliminaGrazie, Giancarlo. Lo spero tanto anche io!
EliminaBuona giornata! Innanzitutto vorrei ringraziare Cinzia per la recensione del mio libro di poesie del quale ha saputo magistralmente fare l'analisi, comparandolo anche al momento storico che stiamo vivendo nel desiderio di rinascita. Io, come un'Araba Fenice, ho voluto risorgere passando attraverso la poesia che qualcuno ha definito "luminosa". Ringrazio tutti gli amici di Cinzia e miei per le loro gratificanti riflessioni e per tutti i likes di gradimento. Tutto ciò è stato per me grande emozione. Nuovamente grazie a tutti.
RispondiEliminaGianna Costa
Grazie a Gianna, alla sua poesia, da parte di tutti noi.
EliminaBellissima recensione quella di Cinzia Baldazzi ma, in effetti, leggendo le tue poesie, cara Gianna, anch'io le ho trovate "luminose" e credo che splendano della luce della tua anima. Complimenti ad entrambe!
EliminaAncora grazie, Rosanna!
EliminaUna lettura che bene si addice a questi giorni che io definisco di cattività.
RispondiEliminaUna poesia ricca, parole che creano immagini ed immagini che si scompongono in luce. Luce che ora si manifesta come desiderio e necessità.
Ottima la recensione di Cinzia Baldazzi con la sua analisi profonda e completa.
Grazie, Rosetta,e speriamo in una luminosità immediata!
EliminaComplimenti Cinzia per l'analisi accorata, minuziosa e preziosa dell'opera di Gianna, che traduce in parole e frasi, emozioni e sentimenti profondi, fortemente vissuti, non facili da tradurre ed esprimere in parole e versi. In questi momenti difficili siete un bagno ristoratore, rigenerante e bene augurante per la nostra rinascita. Grazie!
RispondiEliminaGrazie Claudio (mi hai avvisato che hai dimenticato di mettere il nome). Belle, sincere e sentite le tue parole che mi emozionano profondamente. ancora grazie
EliminaGrazie per la considerazione.
RispondiElimina
RispondiEliminaChe bella recensione! Perfetto il legame con l'attualità! Il rinnovarsi dalle ceneri è messaggio di speranza per noi tutti in questo periodo.
L' illuminazione di scrivere questo libro è stata quasi profetica ...
Grazie per queste belle parole!
Eliminagrazie anche da parte mia
EliminaCongratulazioni, cara Gianna per la "sublime recensione, di Cinzia Baldazzi.
RispondiEliminaAgnese
grazie mille cara Amica, speriamo di vederci presto ai nostri simposi poetici
RispondiEliminaChe bella recensione! Perfetto il legame con l'attualità! Il rinnovarsi dalle ceneri è messaggio di speranza per noi tutti in questo periodo.
RispondiEliminaL'illuminazione di scrivere questo libro è stata quasi profetica...
Grazie Gianna
Ivana
In effetti, Ivana, hai proprio ragione: una poetica "quasi profetica...".
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