sabato 30 maggio 2020



Cinzia BALDAZZI – Sensazioni di Antonella Santoro: note critiche sulla raccolta poetica.

  

Antonella Santoro
Sensazioni
Avola, Libreria Editrice Urso 2017
pp. 58, € 10,00


   Le sensazioni di Antonella Santoro raccolte nel volume omonimo si formalizzano - per mezzo del linguaggio scritto - in unità di significazione, anzi, in un articolato universo significativo. Il componimento che dà il titolo al libro offre un’articolazione esemplare di numerose istanze radicate nel terreno sensoriale-percettivo come nella zona psichica:

Buio lieve
di fresca galleria cieca...
ma io son io,
cuor d’aquilone,
di carta d’arance
che brucia nei bordi
e vola improvvisa.

Dolce odore
- caramella che incolla -
nel caldo avvincente, salato,
il corpo vestito di pelle leggera
che tolgo a piacere…

La voce è quella che so:
di colpo il ricordo m'avvolge,
non triste, ma un frizzo d’amore
un guizzo tra gioia e dolore,
incredula, ascolto.
Spio il tempo che ho.

Aspetto l’attesa sottesa
- un sospeso di cuore -
incerta, in un’aria seriosa
le mani appoggiate alla gonna,
dagli occhi svanita.

Pavimento come scultura,
carezza di passi svestiti.
Nella danza di anni passati
si specchia nostalgico un pivot.
[Sensazioni]

   Un tale complesso di messaggi non viaggia in uno spazio-tempo aleatorio o vago: a impedirlo è la funzione cruciale assegnata dall’autrice ai nessi simbolici. Così asseriva il semiologo lituano Algirdas Julien Greimas:

Il mondo umano ci appare definibile essenzialmente come mondo della significazione: il mondo può essere detto «umano» solo nella misura in cui esso significa qualche cosa.

   Ebbene, suppongo il titolo Sensazioni sia ispirato dall’aura generata nel comunicare segni-segnali corrispondenti a cose, idee, giudizi, soprattutto a tropi (metafore, metonimie, allegorie, e in genere figure retoriche), quando elaboriamo il tentativo di descrivere il microcosmo delle qualità sensibili. Il tema ricorrente delle parole, a volte inadeguate, impotenti, vuote ma necessarie, imprime svolte significative ai componimenti: «non ho più saputo crescere», confessa la Santoro, «volendo inventare poesie» [A una madre]; e sempre nel segno di una figura materna prende vita l’intenzionalità poetica:

Vorrei scrivere versi
originali, precisi
per poter sostituire
i fiori che non ho portato
le preghiere non dette
i saluti dimenticati,
quale ricompensa
al sollievo non recato.
[Madrina]

   Spesso la Santoro sembra suggerire un affidarsi dell’individuo alla distesa marina per conferire “senso” all’indistinto:

Io ti volevo dire che
basta che guardi
il mare
dalla finestra aperta
e ti inzuppi degli spruzzi
odorosi
per ricordare tutta
la tua vita,
recise lontananze
brevi
incrociate a incontri.
[Lontananze recise]

   E il mare ritorna più volte, qua e là tra le pagine della silloge, a scandire passi incespicanti sulla sabbia fino a placarsi [Amata mia città], nostalgia delle promenade sui «lungomare di infiniti soli» [Dolce Francia], sino alla personificazione estrema: «E se di mare sei fatto / con me a terra / sei voluto restare» [Nodo marinaro].
   Tracce discrete di ermetismo, disseminate qua e là in Sensazioni, illuminano un percorso lontano dall’astrazione, anzi, all’opposto, inteso a cercare e sentire la verità come vita. La riflessione elaborata da Antonella Santoro ha solide basi terrene, e assume sovente la configurazione di lotta contro il mondano, contro la stanchezza, contro la morte. Ricordo le parole del nostro Enzo Paci nella prefazione agli scritti di Gerd Brand sui manoscritti di Edmund Husserl:

La riflessione non è nulla di astratto: è il farsi stesso della vita e della verità nel tempo, ed è la verità che nel tempo mai e sempre si dà, riconducendoci, nella misura nella quale riusciamo a riflettere, sia all’inesauribile origine che all’idea teleologica infinita.

   Il discorso in questione, però, risulterebbe impenetrabile o addirittura caotico - nella indistinzione tra falso e vero, apparente e concreto, personale e obbiettivo - se la voce narrante della Santoro non fosse essa stessa garanzia, ovvero se non rendesse letterariamente conto della coesione nonché della pertinenza di messaggio del testo. Il filosofo Michel Foucault ha spiegato la questione generale innanzitutto circoscrivendo il campo:

L’autore considerato, naturalmente, non come l’individuo parlante che ha pronunciato o scritto un testo, ma l’autore come principio di raggruppamento dei discorsi, come unità ed origine dei loro significati, come fulcro della loro coerenza.

   Poi, entrando nel merito dell’ordine del discorso letterario:

Si chiede che l’autore renda conto dell’unità del testo che va sotto il suo nome; gli si chiede di rivelare, o almeno di portarsi appresso, il senso nascosto che li attraversa; gli si chiede di articolarli sulla sua vita personale e sulle sue esperienze vissute, sulla storia reale che li ha visti nascere. L’autore è ciò che dà all’inquietante linguaggio della finzione le unità, i nodi di coerenza, l’inserzione nel reale.

   Poiché il testo di Antonella Santoro si rivela particolarmente adatto a un simile genere di considerazioni, mi chiedo: in qual modo sarebbe possibile adempiere allo scopo? con quali strumenti l’autrice potrebbe portare a compimento una analoga operazione di reductio ad unum?
   Credo di poter individuare il meccanismo della nostra poetessa nel suo prediligere la scelta di rivelare il senso nascosto dietro la totalità, mostrandosi in grado di animarlo nel coniugare hic et nunc individuale ed esperienze intraprese, in un’accattivante struttura semantica da condividere. Traslando l’analisi di Sensazioni da un tessuto poetico a un ambito filosofico, assistiamo al comporsi di una fitta trama tra l’Io e la realtà esterna, all’altezza di riportare alla mente i concetti della fenomenologia.  Ho già citato Edmond Husserl: il pensatore austriaco spiegava la fisionomia di un Io come Io-nel mondo, nella forma di una vita-che-esperisce-il-mondo. Non viene riservata maggior valenza né al campo oggettivo né all’area soggettiva. Scrive Husserl:

Tutto ciò, la vita, entro la quale io sono in rapporto al mondo, significa: non un mero io, e, di fronte ad esso, una molteplicità di esseri privi di io, bensì, in tutto e prima di tutto, in ogni percepito, in ogni avere, uno sforzo dell’io, un agire, un potere.

   I versi della Santoro impegnano una forza interiore nel suo esternarsi, una possibilità di avvicinarsi al mondo, di penetrare nell’estraneità del reale fino a dipanarla e portarla all’evidenza. Il loro significato è nell’avvicinamento, nello sforzo di ottenere una prossimità sempre maggiore alla realtà, al punto di sventarne i fraintendimenti, le dimenticanze, i pericoli. Antonella Santoro ha sistematizzato nel brano Insieme questa poetica, aprendo e chiudendo il componimento con la medesima espressione «Non sia mai», in un avvertimento a metà tra lo scongiuro e la prevenzione:

Non sia mai
che quieto
il mio respiro non rinasca
nell'ultimo ricordo
sopito nel sonno

che nel vortice del giro
sia il falso passo
a confonderci nel bianco
delle nostre membra

che si possa
cadere da questa roccia
cui siamo aggrappati
insieme
da sempre.

Non sia mai
[Insieme]

   I tentativi di energico intervento nel panorama circostante producono anche la coscienza di percepire come sia impossibile pervenire a un sapere totale: ogni qual volta scopriamo qualcosa, emerge «un sapere di più», afferma Gerd Brand, «che è anche insieme un non-sapere». Con un’affermazione di presunta impotenza, subito ribaltata in sfida esistenziale, la Santoro conclude un brano centrale della sua raccolta:

Arrivati alle porte della notte
in un dunque fatto di braccia,
- allacciate disperatamente
nella stretta dell'ultimo sogno -
sappiamo che ancora vivremo...
perché null'altro sappiamo fare.
[L’altrove]

   L’ignoto non può mai essere completamente dissipato: e allora, su un piano contiguo tra filosofia e poesia, la nostra scrittrice sperimenta possibili comportamenti di auto-estraniazione per rischiarare se stessa e mantenersi in costante movimento in un contesto seppure ignoto:

È che... non sono più
gl'incerti passi
a darmi fremiti di paura
ma sono strepiti di cerniere
e la voce ferma,
nel pensiero ch'è già lontano.

Frenàti del cuore i sussulti
sorrido con malìa bugiarda
e fingo,
immaginando già il ritorno.
[Fremiti]

   Le sensazioni dell’antologia, in sostanza, coincidono con il senso, il quale non si esprime, però, esclusivamente nella psiche, nel territorio raziocinante dell’anima: nascere donne e uomini è un evento iscritto nell’ambiente naturale, pertanto non sembra opportuno scorgere nel vissuto peculiare della coscienza la tappa suprema della nostra indagine conoscitiva. A riguardo la Santoro confessa:

Si va alla cieca tra siepi
nel labirinto di giardini
[…]
Attratta di continuo
dal delirio dei colori
e dei suoni
ho voluto vivere lo stesso
seguendo la ragione,
[…]
Riempita di parole
l'ubriaca mente,
solo ora riesco a percepire
a occhi ciechi
oltre i sensi.
[Oltre]

   Cosa accade, poi, al passato, al presente, al futuro? Non sussiste un oggi equivalente a istanti chiusi in sé: esso gode di iter continui, fluidi, vitali, e include il già-trascorso come attuale, a lato del futuro in un ininterrotto esplicarsi. Il passato costituisce dunque un divenuto appartenente in certo modo al presente, perché, anche se l’azione passa, l’agito rimane. Gerd Brand, parafrasando Husserl, scrive:

L’atto in cui io, trascurando questo e quello, ho cercato di attuare questo e qualcos’altro, è passato, ma il risultato di quest’atto rimane un mio risultato, qualunque sia l’atto.

   La poetica di Antonella Santoro è attenta a questa sedimentazione di azioni, sentimenti, moti dell’animo già avvenuti, al “perdurare” di scoperte e disinganni, entusiasmi e amarezze. E se persiste l’eco di parole sussurrate «negli amplessi di ieri» [Tango argentino], più avanti leggiamo:

Accesa di lampioni colorati
una risata a sorprendermi
al lento epilogo
ove - morto il pianto -
la delusione perdura,
nello stupore di un raggio.
[Inaspettatamente]

   Il presente realizza ciò che è, il già-trascorso invece conserva, nell’essere ricordato, l’intervallo di un sé in futuro. Ed ecco l’appello della Santoro:

Tu solo
- l’attuale e il remoto -
in un gorgo inscindibile
[A te]

   Il sensibile di quest’opera si ritrova quindi in una Weltanschauung impegnata a costruire un’immagine dove ogni ripiegamento sul lontano, sul «remoto», avviene in base a un interesse per l’avvenire. Senza di noi, senza il nostro Io, l’asse temporale degli avvenimenti precedenti appare vuoto: e così, le ripetute rimemorazioni della Santoro producono un’identità progressiva in grado di procedere entro percorsi viventi sempre nuovi, mentre l’orizzonte in fieri dovrà restare ignoto perché sempre aperto:

avvolti in un passato ignudo
persi a metà via,
sconosciuta la meta
[“Imagine”]


Ringrazio Adriano Camerini per la collaborazione alla stesura del testo.




Antonella Santoro è nata e vive a Genova. Dopo la laurea in lingue ha insegnato francese nella scuola secondaria. Ha pubblicato le raccolte poetiche Nell’aria come vela (2013), Pensami, ricordami, vedimi (2016), Sensazioni (2017) e il romanzo Azzurro come i suoi occhi (2014), tutti della Libreria Editrice Urso di Avola; inoltre, la silloge Divertissement e la raccolta di prose Incontro al buio e altri racconti (2018), a cura delle Edizioni Vitale di Sanremo. Nelle sue opere appare evidente la predilezione per la Francia: ha tradotto una cinquantina delle sue poesie da Carta d'arance e Aspettando notte, inserite nella raccolta Mélodine, tutte edite nel 2011 a cura dell’autrice. Nell’arco di pochi anni ha conseguito numerosi riconoscimenti in bandi letterari. È stata presente nella giuria di diversi concorsi, ha scritto recensioni, effettuato traduzioni, partecipato a reading poetici.

25 commenti:

  1. Grazie infinite! Recensione di rara sensibilità e competenza.

    RispondiElimina
  2. Grazie infinite! Recensione di rara sensibilità e competenza.
    Antonella Santoro

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Di niente, Antonella, e complimenti!

      Elimina
    2. come sempre le parole di cinzia definiscono e scolpiscono tutti gli scritti con la precisione di un bulino d oro

      Elimina
  3. Sempre attente e approfondite le tue recensioni. Complimenti a te e all'autrice A. Santoro.

    RispondiElimina
  4. Complimenti all'autrice e, come di consueto, all'ottima recensione...

    RispondiElimina
  5. Ottima recensione! Molto attinenti I riferimenti al filosofo esistenzialista, Husserl.

    RispondiElimina
  6. Cara Cinzia, ti faccio i miei complimenti, da estendere anche ad Adriano. La tua recensione riporta brani di filosofi e, in particolare, mi sono piaciuti quelli di Michel Foucault che trattano della coerenza e verosimiglianza che ogni autore deve dare alle sue opere. Per quanto concerne le poesie di Antonella, analizzate nel tuo lavoro, posso dire che sono molto belle e piene di figure retoriche che le rendono particolari. Il titolo della silloge è appropriato per le sensazioni che la lettura trasmette. Complimenti alla poetessa.

    RispondiElimina
  7. Grazie infinite cara Cinzia, le Tue recensioni appassionate e ricche di citazioni e rimandi puntuali che riflettono la Tua sconfinata cultura, in particolare quando sono dedicate alla poesia, mi danno sempre una grande "sensazione" di EMOZIONE! In questo periodo così buio leggere: ...cuor d’aquilone, / di carta d’arance / che brucia nei bordi / e vola improvvisa... mi ha acceso una grande luce nell'anima! Grazie ancora di cuore a Te ed alla Poetessa.
    A presto... Giancarlo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, Giancarlo: le tue affermazioni mi riempiono di speranza e gioia.

      Elimina
  8. Ho avuto modo di conoscere la poetessa Antonella Santoro in varie manifestazioni e di essa mi ha colpito in particolare il suo narrarsi attraverso immagini e figure ed il suo rapportarsi al mondo che la circonda. La tua recensione, ricca di riflessioni su quella che è la realtà ed il modo di leggerla ed interpretarla dell'autrice, ne mette in luce peculiarità che solo un attento, profondo ed acuto studio possono rilevare.

    RispondiElimina
  9. Ti ringrazio, Carmelo, per i giudizi espressi.

    RispondiElimina
  10. "Sensazioni", Cinzia. Ricordo che la prima poesia che ho scritto, nel bocciolo dell'adolescenza, aveva questo titolo. Con nostalgia ho quindi letto la tua critica. Ebbene, riconduci semioticamente al mondo della significazione il messaggio omonimo di Antonella Santoro. Ineccepibile. Ed esauriente come di consueto. Nel mio adolescenziale deliquio, invece, forse un po' semplicisticamente, mi affido etimologicamente ai ... sensi. Senza girarci troppo intorno. E subito soccorre la vista, ancella insostituibile del mondo a colori di Antonella ("Volevo dire che basta che guardi il mare"). Ma senza i ricordi indotti dall'olfatto, indomito alfiere, come può assimilarsi l'emozione? ("Dolce odore, caramella che incolla nel caldo avvincente"). E con l'araldo dell'udito ascoltare che cosa si ode e di conseguenza si ritiene ("Ma un frizzo d’amore, un guizzo tra gioia e dolore, incredula, ascolto)". Il ciambellano del gusto si veste di attesa ("Aspetto l’attesa sottesa, un sospeso di cuore, incerta, in un’aria seriosa le mani appoggiate alla gonna, dagli occhi svanita"). Vigila, onnipresente, il Gran Cerimoniere del tatto, del contatto con la terra, madre della vita ("Arrivati alle porte della notte, in un dunque fatto di braccia, allacciate disperatamente nella stretta dell'ultimo sogno"). Ma è in realtà un appello all'occultamento dei sensi stessi, a vantaggio dell'indistinguibile ("recise lontananze brevi incrociate a incontri"). Chiosa ultrasensoriale: "Riempita di parole l'ubriaca mente, solo ora riesco a percepire a occhi ciechi oltre i sensi". Quindi sono solo sensi nascosti che Antonella generosamente lascia scoprire al lettore, adolescente nell'anima e senescente nel vivere". Grazie, Cinzia per l'ospitaltà.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te, Massimo Moraldi, per questa precisa dialettica in chiave di sinestesia, come vuole la migliore tradizione simbolista. Hai offerto in altre parole al libro di Antonella, e al mio commento, un senso ulteriore.

      Elimina
  11. complimenti per la puntuale analisi e complimenti all'autrice

    RispondiElimina
  12. Una recensione di grande competenza, del resto Cinzia mi ha abituato a questo, una meraviglia queste sensazioni che solleticano il mio "non sapere" e mi fanno partecipe alla lettura di emozioni che mi avvolgono, e mi "sottolineano" la bravura di questa autrice. Complimenti e grazie.
    GiorgioDello

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie di cuore, Giorgio: il pensiero corre al nostro "Orme poetiche".

      Elimina
  13. Le poesie di Antonella Santoro, mai banali, sono perle intrise di grande raffinatezza. Vanno lette e rilette per assaporare le molteplici sensazioni che emanano. L' uso sapiente delle metafore, la fluidità dei versi unita alla musicalità rendono ogni opera davvero speciale. La tua puntuale e dotta recensione, Cinzia, è un valore aggiunto. Complimenti ad entrambi.
    Cinzia Gargiulo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, Cinzia, per il tuo - come di consueto - appropriato commento!

      Elimina