lunedì 13 dicembre 2021

 

 Cinzia BALDAZZI – “L’Universo in rivolta”: invito alla lettura

 

L’Universo in rivolta

una storia di Alessandra Montali

illustrazioni di Manuela Testaferri

Fermo, edizioni Zefiro, 2021, pp. 32, € 12,00 

 


Nella nostra epoca, in cui l’arte di raccontare storie è stata dimenticata e rimpiazzata dalla sociologia amatoriale e dalla psicologia d’accatto, il bambino è ancora un lettore indipendente che non si fida di altro che non sia il suo gusto. Nomi e autorità non significano niente per lui. Quando la letteratura per adulti sarà andata in rovina, per molto tempo ancora i libri per bambini costituiranno le ultime vestigia dell’arte di raccontare storie, del senso logico, della fede nella famiglia, in Dio e nel vero umanesimo.

Isaac B. Singer, I bambini sono i migliori critici letterari? 

 

   Nelle ultime due tavole della micro-story L’Universo in rivolta di Alessandra Montali, illustrato da Manuela Testaferri, in un magico, suggestivo accordo di colori, il Sole campeggia rosso-arancio sul paesaggio urbano, la Luna rifulge bianca-blu tra le stelle. La coppia di astri è tratteggiata conferendo a ciascuno le dimensioni dell’altro. Ora, nella realtà fisica hanno misure alquanto differenti, nonostante all’osservatore terrestre appaiano sorprendentemente della medesima estensione. Ciò è particolarmente chiaro durante la giornata quando il cielo è appena coperto, al tramonto o di notte al plenilunio. Il fanciullo, al contrario dell’adulto, non si chiede come sia possibile.

   Il diametro della Luna è 1/400 di quello del Sole, ma anche la sua distanza dalla Terra è di 1/400 rispetto a quella del Sole. L’affascinante concomitanza è in grado di spiegare l’illusione dell’uguale grandezza dei corpi celesti: il satellite ispiratore di tanta poesia risulta, nel reale, quattrocento volte più piccolo, ma anche quattrocento volte più vicino a noi (tale caratteristica gli permette di essere protagonista delle eclissi solari). 


   Nella fiaba della Montali, l’interagire di Sole e Luna (sfiorarsi, conoscersi, parlare) è quindi reso attuale da un’impressione quotidiana universalmente sperimentata alla cui base però rintracciamo una precisa relazione geometrica. Analoga suppongo sia la natura delle annotazioni astronomiche e geologiche premesse da Italo Calvino ai racconti compresi nelle Cosmicomiche: fissato il dato scientifico, la scrittura procede sino alle estreme conseguenze creative, nondimeno avendo a fondamento un dato obbiettivo inoppugnabile.

   La short tale della nostra Alessandra è connesso con l’arco referenziale dell’astronomia, dell’astrologia, nonché della cultura collettiva e delle antiche leggende. Il bambino-lettore ritroverà nel nucleo della trama-intreccio, nelle figure, il rapporto profondo esistente tra i due luminari, gli stessi che nell’individuo primitivo suscitavano emotività, magari alcune riflessioni, a lato di paure di matrice empirica. La psicologia popolare attribuiva a λιος (Èlios) il ruolo attivo, maschile, lo Yang, a Σελήνη (Selène) quella ricettiva, femminile, lo Yin. Con l’avvento della psicoanalisi, una simile lettura venne corretta per consentire un paio di distinte incarnazioni: la zona solare cosciente, razionale, illuminata, a fronte degli abissi lunari dell’inconscio colmi di mistero ma anche di empatia, sensibilità, sogno, fantasia.

   Sia nella parola poetica sia nei disegni emergono indizi semantici di terminologie folkloriche, come la Luna impegnata a cambiarsi “d’abito” passando da una fase all’altra. E non poteva mancare, con lo scopo di offrire un assunto narrativo propedeutico, il progetto soprannaturale del terzo giorno, quando Dio disse: «Vi siano i luminari nel firmamento del cielo per separare il giorno dalla notte e per far luce sulla terra».

   «La fiaba è un residuo», scriveva Walter Benjamin nel 1924, «forse il più potente che si trovi nella storia spirituale dell’umanità: un prodotto di scarto nel processo della nascita e della decadenza della leggenda». All’insigne critico, proprietario di una nutritissima biblioteca di testi per l’infanzia, stava molto a cuore il nesso centrale delle immagini: 

C’è una cosa che salva persino le opere più antiquate, meno libere dal pregiudizio di quest’epoca: l’illustrazione. Quest’ultima sfuggiva al controllo delle teorie filantropiche, e gli artisti e i bambini si sono messi presto d’accordo alle spalle dei pedagogisti. 

   Nell’apparato iconografico approntato dalla Testaferri per la story di Alessandra Montali sembra trapelare il pensiero dello studioso berlinese, così come le affermazioni del contemporaneo Davide Brullo, secondo il quale «le illustrazioni salvano i libri “per bambini” dall’ossessione pedagogica e dai santi intenti di edificare buoni cittadini in batteria scolastica».

  Ed è con due emblemi, saldi in un perfetto costrutto di forma-contenuto, che si apre L’Universo in rivolta: La Luna trasmette malinconia, sofferente per il silenzio e la solitudine dell’oscurità, il Sole accusa stanchezza a causa del frastuono e del traffico diurno. 


   Con il supporto delle stelle, la maestosa coppia di astri si incontra per correggere la rotta della propria routine cosmica. La Luna prende le vesti del Sole, e viceversa: 

In un batter d’occhio il Sole e la Luna sgusciarono fuori dai loro abiti e s’infilarono l’uno nella veste dell’altro. Il Sole entrò nella fresca tunica argentea della Luna e lei, a sua volta, si sentì subito a suo agio nella calda veste dorata del Sole. 

   La «fresca tunica argentea» e la «calda veste dorata» suscitano l’impressione di enfatizzare una fisionomia commutabile, intercambiabile nelle figure celesti, come se i rispettivi spazi operativi derivassero dall’abbigliamento: ardente l’emanazione solare, freddo il chiarore lunare. Quasi i protagonisti fossero titolari di “mestieri” che, dipendendo nell’hic et nunc favolistico da una sorta di oggetto magico (l’abito), possano diventare elemento di mutua sostituzione a patto di invertire gli “strumenti di lavoro”.

   Ciò è vero nella misura in cui lo scambio investe l’aspetto esteriore: dalla mattina alla sera la Luna riceve, in dono, i luminosissimi raggi solari, mentre il Sole gode dell’eredità di un candore lunare che continua a risaltare nel buio.

   A questo punto il mondo naturale sembrerebbe non debba risentirne. In realtà, gli episodi successivi mostrano come il gioco logico della Montali sia piuttosto sottile: la comparsa di una permuta esteriore determina al contrario un avvicendamento sostanziale. Il capovolgimento delle prerogative, l’inversione degli “strumenti di lavoro”, l’appropriarsi dell’area reciproca, scatenano contraccolpi ingenti e inattesi. Del resto, ripeteva Gianni Rodari: 

La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo. 

     Ecco, innanzitutto, lo spiazzamento meteorologico: 

La notte era sempre più calda ed il giorno sempre più fresco. Nessuno ci capiva più niente! 

   Gli astri, camuffati l’uno con l’altro, non possono rinunciare alla loro profonda natura, a essere quello che sono. La Luna, ovvero “il nuovo Sole”, non riesce a scaldare il giorno, condannato a rimanere rigido; il Sole, cioè “la nuova Luna”, innalza a dismisura la temperatura di notte.

   Pur trasferito nella quiete delle tenebre tanto desiderata, il Sole conduce con sé l’indole infuocata spargendo un calore innaturale, mentre la Luna, malgrado sia collocata in un’atmosfera vivace e animata, lascia al gelo le creature, dall’aurora al crepuscolo. Gli umani trascorrono una primavera con i vestiti pesanti, gli uccelletti sudano negli abituali voli notturni.                                            


   Siamo così all’istanza centrale de L’Universo in rivolta, la cui trattazione potrà essere introdotta e rischiarata da un ulteriore monito del critico tedesco: 

Il bambino può disporre della materia della fiaba nello stesso modo sovrano e naturale in cui dispone dei pezzi di stoffa e delle pietre da costruzione. 

   Nella morfologia classica della favola, come l’ha elaborata il russo Vladimir Jakovlevič Propp nel 1928, ogni eroe, eroina, aiutante, antagonista (buoni o malvagi) assolve un compito. La griglia logico-intuitiva da lui sviluppata prevede una tipologia più o meno stabile: ciascun μθος (miùthos) possiede a fondamento una struttura monotipica, basata sul procedere regolato di funzioni. Queste ultime si definiscono “gesti” o “imprese” compiuti dai personaggi con puntuali ripercussioni sulle tappe successive del plot.

   Circa mezzo secolo dopo, lo schema formalista proppiano è stato considerato riferimento di un repertorio - destinato a giovanissimi - che cercava di ribaltarne l’assunto globale. In Italia, esemplari sono in tal senso Variazioni sopra una nota sola di Raffaele La Capria e Pinocchio con gli stivali di Luigi Malerba, entrambi pubblicati nel 1977.

   Nell’opera di La Capria, una nota, insoddisfatta dello spartito in cui agisce («Mi dispiace, ma Danubio Blu non è di mio gusto»), diserta il posto usuale: procura stonature e disastri entrando nell’acuto di un soprano al teatro dell’opera, salta sulle corde di un violino durante un concerto di Mozart in diretta televisiva, sta per scatenare una guerra infilandosi nel trombone di una parata militare in onore di un capo straniero. Nella protesta della bambina protagonista, piccola allieva di pianoforte, si legge una condanna dello sperimentalismo musicale fine a se stesso.

   Malerba si esercita invece nel vasto panorama delle fabulae famose, con l’atto di assegnare ad alcuni main characters la volontà di sparigliare le coppie, sconvolgere i moduli, di giocare, vale a dire, con i «pezzi di stoffa» e le «pietre da costruzione» suggerite da Benjamin.

   Pinocchio, scappato dal capitolo 36 delle proprie peripezie, abbandonato Geppetto in mare aperto, affronta prima Cenerentola e il principe, poi Cappuccetto Rosso e il Lupo, avanzando a tutti la proposta di scambiare i relativi incarichi: il tentativo di seminare disordine nelle fiabe altrui fallisce miseramente. Le singole figure, chiarisce il Lupo, adempiono a una “missione” precisa e di conseguenza non è possibile alterarla: «Tu sei venuto qua a fare della confusione e niente altro. La nostra favola va avanti benissimo da secoli così com'è!». Poi Cappuccetto, con il tono di una noiosa maestrina, rifiuta di correggere il proprio tragitto: 

Cappuccetto Rosso spiegò a Pinocchio che poteva arrivare con qualche minuto di ritardo, questo sì, ma che per forza doveva incontrare il Lupo e per forza doveva andare dalla Nonna perché così stava scritto nella favola. 

 


   Ne L’Universo in rivolta l’estro creativo consiste in tutto ciò che prima non c’era e che si pensava fosse irrealizzabile («quando inventano storie, i bambini sono registi che non si lasciano tarpare le ali dal senso», avvertiva sempre Walter Benjamin). Altrettanto giusta (prendendo a prestito le parole della studiosa Cristina La Bella) l’idea di una letteratura in forma di gigantesco, spassoso balocco da aprire e ricomporre a piacimento; sacrosanto, infine, il ricorso al pre-razionale, alla fantasia sfrenata, alla messa in discussione delle sicurezze date.

   Un simile status torna utile a legittimare le trasgressioni narratologiche diffuse negli anni ’70: per Luigi Malerba, sostiene Cristina La Bella, «la rottura dell’ordine è l’opportunità per costruire qualcosa di nuovo», e lo scrittore «fa in modo che sia il lettore a dubitare e a mettere in crisi le proprie certezze». Un settore editoriale altamente ideologizzato, peraltro sorretto dal mercato, insisteva all’epoca sulla deriva “rivoluzionaria” di autori anche importanti. Prosegue La Bella: 

Scompaginare la tradizione è il mestiere di Malerba, che al pari di Gianni Rodari, Tommaso Landolfi, Italo Calvino e Cesare Zavattini, rispolvera la favola d’autore, adattandola alla realtà contingente, rivitalizzando gli antichi loci comuni, reinventando, dove necessario, il linguaggio stesso. 

   Malerba conclude: «Se tutti rispettassero la tradizione il mondo non farebbe mai un passo avanti!». Eppure, riconduce di peso Pinocchio al capitolo da cui era fuggito, lasciando la trovata originaria alla difficile fase della ricostruzione: «Ci vollero degli anni per rimettere in ordine la favola del Gatto con gli stivali». La semplice volontà di ribellione alle regole in uso, alla quale comunque si rende l’onore delle armi, nulla può contro il canone secolare o millenario che impone il ristabilimento della norma.

   Ne L’Universo in rivolta, Alessandra Montali e Manuela Testaferri muovono il racconto lungo binari analoghi. Di comune accordo, dopo aver scardinato l’assetto cosmologico, spostato qua e là pianeti e satelliti, costretto il vento e le nuvole a fungere da gregari agli astri maggiori, restaurano lo stato antecedente. Ed ecco, dunque, delinearsi la sfumatura specifica, il dato inedito del messaggio: non si tratta di un obbligato e rigoroso ritorno al cliché costituito, bensì di una sovversione vissuta e sperimentata nel concreto, poi trascurata, direi “scartata”, per motivi ulteriori al mancato “funzionamento” del nuovo ordine.  

   Nell’epilogo, infatti, subentra la delusione e il conseguente ripensamento. Il mitico Sole si ingegna invano nel conversare con le stelle («le quali però, per il caldo torrido che c’era, se ne stavano ben lontane») e la pensierosa Luna avverte lo stress del ritmo diurno («Tutti lo chiamavano e lo cercavano»), poiché subisce il curioso contrappasso di non riuscire a dormire per il frastuono, rovesciando su di lei la credenza popolare per cui il plenilunio ostacola il sonno della gente.

 


   Sotto le apparenze, i soggetti in campo rimangono gli stessi. Nell’apologo della Montali l’enunciato provoca la crisi d’identità dei personaggi, infine decisi a ripristinare l’integrità dei rispettivi ruoli nel sistema del cosmo: 

I due si guardarono lungamente e si abbracciarono. Poi uscirono dagli abiti che avevano addosso per riprendersi i propri: la calda veste dorata per il Sole e la fresca tunica argentea per la Luna. 

   Se la conclusione inscrive L’Universo in rivolta nel repertorio migliore della favola con i suoi meccanismi di segni-segnali, la inquadra anche in un moto dell’animo profondo, in una serie di considerazioni legate al pragmatismo personale, alla propensione ad agire in un certo modo, all’impegno a far bene: in una parola, alla volontà.

   Tramite la parabola della Luna e del Sole, ritratti in taglio antropomorfico per un pubblico di giovanissimi destinatari, le autrici invitano a non distogliere lo sguardo dagli autentici obiettivi dell’esistenza: 

Ognuno aveva imparato a conoscere un po’ dell’altro, ma aveva anche capito quanto fosse importante essere quel che si è. 

   Nella contro-fiaba di Raffaele La Capria, la bimba rimprovera la nota musicale sovvertitrice dell’armonia e degli accordi: 

Dice il mio babbo che ognuno per tutta la vita non può che ripetere una nota, la sua, quella che lo distingue da tutti gli altri. 

E di fronte alla diffidenza della minuscola interlocutrice, prosegue: 

-          - Vuol dire che non si può fare come te che salti di qua e salti di là.

-          - E perché no?

-          - Perché… Perché devi volere una cosa sola!

-         -  Quale cosa?

-         - Quella per cui siamo indispensabili!

 

   Nel 1846, Søren Kierkegaard precisava che «si può aver riconosciuto una cosa molte volte, si può averla tentata», ma avvisava: «Non sfibrare il tuo spirito con desideri a metà e pensieri a metà!». E concludeva: «Chi riesce a scegliere, a performare la propria volontà nella direzione della purezza, “vuole una cosa sola”, ossia “vuole il bene”».

   Anche per i simpatici protagonisti de L’Universo in rivolta, la purezza del cuore risiede nel lottare e nel decidere di volere una cosa sola.

 


LE AUTRICI

Alessandra e Manuela sono due amiche che si sono incontrate quasi per caso un giorno di primavera di alcuni anni fa. A legarle sono state la passione per la creatività e le storie belle per i ragazzi.

Alessandra scrive prendendo spunto anche dai suoi alunni e Manuela dipinge le righe, trasformandole in capolavori a colori.

Il loro motto? Insieme si vola!

 

 

Alessandra Montali vive a Chiaravalle (An) con un barboncino e due gatte. Docente di scuola primaria, è da sempre appassionata di lettura e scrittura. Socia fondatrice dell’associazione culturale Euterpe di Jesi, ha pubblicato diversi libri per bambini e partecipato a concorsi letterari ottenendo vari riconoscimenti. Scrive sempre in compagnia della musica. 

 

Manuela Testaferri ama il mondo dei bambini e questo l’ha portata a coltivare l’interesse per l’illustrazione d’infanzia. Formata alla scuola Comics, ha frequentato un seminario sul libro illustrato a Sarmede, il paese delle fiabe. Per lei, dare forma e colore alle immagini di un racconto dedicato ai più piccoli è, ogni volta, un vero viaggio nella meraviglia e nello stupore.