martedì 16 ottobre 2018

Cinzia BALDAZZI - Luci e magie tra le parole e l’infinito


Nel sito monumentale di San Leucio, a Caserta,  si è svolta la cerimonia del XIX Award Cultural Festival International “Tra le parole e l’infinito”: concorso letterario, premi alla carriera e un’intera orchestra in scena. 


Mai gli uomini indietreggiano davanti a un ostacolo
se saranno proposti grandi premi a chi tenta grandi imprese.
Tito Livio


Talvolta vorrei immaginare una favola scenica o teatrale dove ambientare performance efficaci di correnti espressive, civiltà letterarie, figurative, musicali, eccelsi operati dell’uomo, quotidiani o storici nel percorso diacronico-sincronico di una certa epoca: la nostra, in particolare. Assorta in un simile stato d’animo, con gli altri raggiungo da Caserta il borgo di San Leucio mentre scende il crepuscolo. Lasciata l’automobile al di fuori dell’arco borbonico, ben sorvegliata da una coppia di rassicuranti leoni di pietra (non quelli del Potëmkin a Odessa!), salgo l’imponente scalinata a doppia rampa diretta al Belvedere: oltre la facciata con il monumentale timpano centrale, ecco una serie di vasti cortili, delimitate da architetture eleganti, leggere, scandite da un duplice ordine di lesene e da finestre rischiarate da un incisivo biancore a contrasto con la cima della collina sovrastante immersa in un buio fitto.  


Il nero e il bianco: lo Yin e lo Yang? Forse il medesimo nodo ancestrale della vita: eppure, quando nell’ultimo spiazzo scorgo giochi di luce colorare di tinte pastello i portici laterali, rimango sorpresa. I riflettori illuminano l’orchestra già in prova e la platea è occupata da numerosissimi invitati. Sono tutti lì: artisti, rappresentanti degli enti locali, personaggi insigni, scrittori premiati con ammiratori e conoscenti, professionisti, imprenditori di larga fama, campioni della diplomazia e delle Forze Armate, gente dello spettacolo, musicisti.
Il cav. Nicola Paone mostra un’indole discreta, saluta, si dilegua, riappare con un sorriso, svanisce di nuovo. Il suo Festival Internazionale “Tra le parole e l’infinito”, adesso sotto l’egida dell’Award Cultural Festival International, è al traguardo della XIX edizione, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Caserta. Una location sempre prestigiosa, nelle varie stagioni: il Real Sito di San Leucio oggi, nel 2017 la Casina Vanvitelliana di Bacoli, in precedenza teatri popolari come l’Italia di Acerra o il Garibaldi di S. Maria Capua Vetere. «Il rapporto con il territorio è per noi fondamentale», sostiene Paone: «Crediamo fortemente nel progetto di rinascita culturale della provincia di Napoli. Il concorso “Tra le parole e l’infinito” è ormai diventato appuntamento fisso nel panorama delle attività culturali e sociali della Regione Campania, ed è sicuramente un’occasione fondamentale per far veicolare l’immagine di un paese fortemente deciso a rendere “leggibili” bisogni, operosità, voglia di essere protagonisti nel percorso culturale». 

«Alcune persone sognano il successo, mentre altre si svegliano e lavorano sodo», asserisce un anonimo. Il cav. Paone, di certo, appartiene a entrambe le categorie, perché il sogno di un autorevole rendez-vous annuale dedicato all’incremento della cultura, alle sue pause di fratellanza, è stato possibile solo per mezzo di scrupolo, capacità e diligenza assidui concentrati su se stesso, pur coadiuvato da collaboratori efficienti. Ne scaturisce un dialogo intenso, vivacissimo, con spettatori, scrittori, lettori, insegnanti o discepoli, sulla tensione a gestire una visione dell’aisthetiké complice di prassi dinamiche originali, adeguata a cogliere il messaggio di profili sintomatici nella tradizione: come Dante, suggeriva Emilio Cecchi, con Michelangelo, Campanella, Leopardi, oppure Ariosto insieme a Shakespeare. In loro, il fluire sinergico della “filosofia dello spirito” sprofondava nello storicismo concreto, in una trama di confronti ininterrotti con il reale, inseriti nella contingente saggezza accresciuta da un impeto libero, trionfante.
«Il nobile possesso della scienza non deperisce se sparso tra molti, e, distribuito in parti, non sente danno alcuno di diminuzione, anzi tanto più vive nei tempi, quanto più, con la divulgazione, diffonde la sua fecondità». Sono parole del re Federico II, poi duca, in seguito imperatore: intellettuale innovatore, aiutò artisti e studiosi nei decenni iniziali del XIII secolo. Lo ricorda Nicola Paone introducendo il classico, lineare schema dell’evento: il concorso letterario “Tra le parole e l’infinito”, riservato alla prosa; il Premio alla Carriera “Ad Haustum Doctrinarum” (cioè “alla fonte delle dottrine”, secondo la circolare di fondazione dello Studium napoletano costituito nel 1224 da Federico II); il Riconoscimento alla Carriera “Labore Civitatis”, testimone del rigore professionale, etico e di sacrificio per la comunità.   

Sul palco, il compito di condurre la serata viene affidato alla giornalista Ertilia Giordano. Avvenente, competente nell’esibire un perfetto eloquium alla Stanislavskij, accompagna lo spettacolo con intuizioni-espressioni basate su una dialettica brillante ed erudita, non strumentale né superflua, maieutica, quasi filologica: forse, nell’intento di proiettare in noi un grado effettivo di quel prezioso esemplare di correttezza, a smentita di false culture ufficiali intervallate da silenzi mal calcolati e lodi esagerate.
 Ecco in scena i vincitori del settore narrativo. «Il concorso nasce nel 2000», precisa Paone, «come motivo d’incontro per l’apertura di nuovi interessi ai nascosti bisogni della sfera emotivo-sentimentale dei giovani del nostro Paese, e lo scopo è stato di scoprire, promuovere ed evidenziare opere e autori esordienti o già affermati, nonché di esortare alla scrittura e alla lettura le nuove generazioni». Si acquisisce così lo sprone a incunearsi nelle diverse prospettive creative animate da una forza espansiva diretta al domani, mai inibita da orme categoriali del passato, incentivata invece dal corpus critico della storia, incline in chiave duttile alle tendenze rinnovate, niente affatto demolite, di ogni periodo.    

Una commissione superiore ai cinquanta giurati, presieduta con lungimiranza da Vincenzo Falcone, ha valutato centinaia di brani in prosa (compresi interi volumi), assegnando sette distinti livelli di awards, con candidati dall’Italia e dall’estero (Argentina, Romania, Filippine, Spagna, Brasile, Germania, Bolivia, Francia, Polonia, Serbia). «Già dalla prima edizione si era manifestata una notevole partecipazione nazionale», commenta il cav. Paone: «Ciò ha condotto, anno dopo anno, a una vasta adesione di autori di tutte le età e di molte nazionalità. Abbiamo avuto gemellaggi con associazioni estere, ottenuto notevoli partecipazioni addirittura da persone recluse nelle case circondariali». 
La vetta del podio tocca a Orazio Tognozzi di Pistoia per il libro Leggenda del contadino soldato, iter di mezzo secolo di vita di Leopoldo soprannominato “Poldino”, fante nella Grande Guerra, quindi esploratore nel conflitto mondiale tra il ‘39 e il ‘45: un’esistenza praticamente vissuta combattendo nel deserto della Libia contro i Turchi, o in Valsugana a respingere gli Austroungarici, nella lotta per sopravvivere nell’inferno di Mauthausen, nell’impatto con i fascisti appena rientrato in patria. Cervello fino e pelle dura lo preservano dalla sciagura («la paura, io l’ho vista in groppa a una lepre»), ma altri, in modo analogo incastrati in simili follie, riescono a conquistare la salvezza al prezzo di cambiamenti radicali della propria natura. Leopoldo - l’autore ne è consapevole - non comparirà su antologie scolastiche ed enciclopedie: eppure, quanto da lui affrontato risulta proficuo rammentarlo e rispettarlo, tramandandolo di padre in figlio. 


Salgono sul palco due testimonial “in atto”, ossia non in uno standard di modelli emulativi: anzi, segno e segnale della ricerca di una costruzione non scontata, inedita nella persuasione, avversaria delle chiuse istituzioni mortificanti rispetto a istanze idonee alternative. Sono l’on. Flora Beneduce, madrina dell’evento, consigliere regionale della Campania, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Generale e Pronto soccorso degli Ospedali Riuniti Penisola Sorrentina; e Gerry Danesi, console onorario del Nicaragua a Napoli, presidente dell’Associazione onlus Alma Mundi e fondatore un anno fa dell’omonima orchestra ora schierata sul palco. Illustrano dunque l’area promotrice dell’arte, l’impegno nelle strutture, l’allargamento culturale a vantaggio dei valori positivi, da sempre emblemi della fisionomia del meeting internazionale. Insieme, espongono quindi l’iniziativa umanitaria “Un farmaco per tutti”, dove l’ambito ospedaliero e clinico della Beneduce è riunito alla lotta - in difesa dei poveri, per cancellare diseguaglianze nonché ingiustizie - condotta dalla onlus di Danesi in Centro America e in Africa.
Scegliendo l’icona di Dante Alighieri per il logo della XIX edizione, Nicola Paone evoca le matrici della lingua italiana, poi, con un ipotetico salto di cinque secoli, si ricollega a Giacomo Leopardi, intitolando il concorso per racconti “Tra le parole e l’infinito”: immagini significative, giganteschi guardiani di langue e parole, garanti del buon esito, in un topos denso di richiami simbolici del lavoro, del merito, della solidarietà.  

Nel tardo ‘700 San Leucio vide, del resto, la nascita di un esperimento unico in campo produttivo, compiuto da re Carlo di Borbone, quindi dall’erede Ferdinando IV. Una manifattura di differenti tessuti, soprattutto seta, con annesse dimore per gli operai (munite di acqua corrente e servizi igienici), addestramento professionale, scuola primaria gratuita, alcuni prototipi di attuali “benefit” tra i quali l’assistenza sanitaria, senza dimenticare un cruciale passo verso la par condicio tra donna e uomo.

Lo descrive Vincenzo Mignone in apertura del sofisticato catalogo: «furono codificati i comportamenti e le relazioni fra i “setaioli” con particolare attenzione alle figure femminili, la cui dignità sul lavoro e indipendenza nelle scelte anche familiari erano sancite ufficialmente» (non è difficile scorgere, a riguardo del ruolo convenzionale del sesso debole, l’intervento della regina Maria Carolina d’Asburgo-Lorena al momento della stesura degli Statuti della Real Colonia). Un progetto, insomma, sviluppato sulla convivenza del colbertismo e del metodo cognitivo illuminista, intercalato a un’utopia socialista ante litteram, non svincolata però da un concreto pendant: profitti aziendali reinvestiti nella struttura collettiva in compagnia di un paternalismo utilitaristico che consigliò di installare un telaio persino nelle case degli artigiani.  


In sostanza, colpisce la riflessione sull’aspetto diremmo oggi “meritocratico” di determinate consuetudini leuciane: per contrarre matrimonio i futuri sposi (di almeno venti anni gli uomini, mentre le donne minimo sedicenni), dovevano dimostrare di aver conseguito uno speciale “diploma al merito” concesso dai Direttori dei Mestieri; inoltre i dipendenti ricevevano un bonus in denaro in base al livello di perizia guadagnata.
La famiglia regnante a cavallo tra Sette-Ottocento sembra ricoprire l’incarico di patrocinatore ideali dei ulteriori settori voluti dal cav. Paone accanto al concorso: il Premio alla Carriera “Ad Haustum Doctrinarum” (conferito a «persone che con il loro agire hanno contribuito al progresso della Regione e della nostra Nazione, come luogo di aggregazione e di fermento culturale,  rappresentando essi stessi fonte di dottrina»); il Riconoscimento alla Carriera “Labore Civitatis” («destinato a rappresentare l’impegno laborioso, fatto con etica e sacrificio, per coloro che, affrontando difficoltà e fatica,  si pongono al  servizio della comunità per il progresso socio-culturale della Nazione»). Dall’India, da Ahmedabad, pare di udire l’eco della voce dell’imprenditore Vaibhav Shah: «Ogni volta che il mondo vede una persona di successo, nota solo la gloria pubblica, e mai i sacrifici fatti in privato per raggiungerla».  

Suggestiva la performance dell’orchestra Alma Mundi, formata da musicisti cui è stata fornita una chance unica: «Lo scopo è stato di dare visibilità ai tanti giovani talenti musicali della nostra terra», spiega Gerry Danesi, «soprattutto a quelli provenienti da fasce sociali non abbienti». Al classico incipit con l’Inno di Mameli, seguono brani dalla Carmen di Georges Bizet, dalla Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, dalla Tosca (“Recondita armonia”), dalla Traviata (“Brindisi”) di Giuseppe Verdi, con l’apporto pregiato di due virtuosi del bel canto, la soprano russa Marina Zyatkova, il tenore Giacomo Mosca.  

Nell’ambito della lirica ritira il Riconoscimento alla Carriera il famoso M° Alberto Veronesi, Direttore Musicale del Festival Pucciniano di Torre del Lago e dell’Opera Orchestra di New York. Con lui, seduto nella fila avanti a me, ho avuto il piacere di conversare, comunicando tra l’altro l’incanto del repertorio dell’Opera e dell’Operetta che coltivo nel cuore sin dall’infanzia. 


Intanto Nicola Paone, indaffarato “tra le quinte”, richiesto di frequente (invano) sul palco, accoglie il folto gruppo dell’UNAC - Unione Nazionale Arma Carabinieri, presente sul territorio campano in primis grazie alla sede di Maddaloni fondata dal presidente cav. dott. Gaetano Letizia, cui è inoltre affidato il coordinamento di Caserta e della Regione Campania. Una circostanza preziosa per incontrare la comunità dei Carabinieri – anche in congedo, nonché i famigliari e i simpatizzanti dell’Arma – apprezzandone il volontariato a tutela dell’ambiente, della cultura, della Protezione Civile, del patrimonio artistico, dell’assistenza a disabili e minori. «Queste manifestazioni culturali», osserva Paone, «creano l’occasione per portare a conoscenza fermenti e aspirazioni di quanti quotidianamente sono impegnati nell’abbattimento delle barriere sociali».

Poi la ruota gira a mio favore. Camminando verso il palcoscenico, dove riceverò il Riconoscimento alla Carriera “Labore Civitatis” per il mestiere di critico letterario e l’opera di diffusione a sostegno della poesia, considero come il fenomeno estetico, nel tramandarsi, sebbene mantenendo un giusto quid competitivo, abbia questa sera mirato a radunare ladies and gentlemen, ragazzi e anziani, per gioia e diletto a celebrare il misterioso fascino della bellezza.

Ragiono su Pericle, allorché, nell’eccelsa democratica Atene del V secolo a.C., ultimate le guerre Persiane e del Peloponneso, proclamava: «Molte occasioni di svago dai travagli della vita abbiamo creato per lo spirito, istituendo giochi e feste che si succedono dall’inizio alla fine dell’anno». Il grande Περικλῆς, con il suo Partenone, incentivando così i seguaci delle Muse, auspicava la coesione perfetta della collettività in un’alta qualificazione intellettuale delle cerimonie: inserendole nel corpo omogeneo dello stato, richiamava comuni appartenenze in grado di identificare l’organismo della polis con la storia passata, disseminata a quei tempi di elementi della mitologia.  


Emozionatissima, stringo in mano lo schema di un breve discorso da leggere. Poi, aiutata da un’atmosfera rassicurante e cordiale, dopo ringraziamenti sinceri, ignorando gli appunti, commossa dichiaro: «Se ricevo un riconoscimento tanto gratificante per l’attività svolta nel campo della critica e della promozione letteraria, lo devo anche a tutti coloro di cui mi sono occupata: poeti, scrittori, oppure uomini di teatro o esponenti del mondo dell’arte. Senza di loro, un simile lavoro non avrebbe potuto aver luogo. È come se la luce che li caratterizza si riflettesse su di me e illuminasse quello che scrivo».

Tornando tra il pubblico, nella mente trapela un altro ricordo, ovvero una quartina di Collodi situata a “morale” di una favoletta (a proposito della “favola scenica” citata nelle righe d’esordio) in una sfumatura di magia assai consona all’hic et nunc vissuto: «La cortesia che le bell'alme accende, / Costa talora acerbi affanni e pene; / Ma presto o tardi la virtù risplende, / E quando men ci pensa il premio ottiene».  
Al termine cala la penombra, complice nell’evitare di interrompere la sorgente del sogno condiviso, poiché era reale: ricollegandomi alle parole pronunciate, provando a scendere dal cielo assoluto dantesco all’Olimpo in cui credeva Virgilio, compagno di viaggio nell’oltretomba, azzardo nel porre Ugo Foscolo vicino a Dante, a Leopardi. Concludo con i versi del primo Inno de Le grazie, dove la poetica foscoliana acquistava un profilo di vittoria, di maggiore energia, proiettate nel mito eterno della giovinezza, ossia dell’immortalità: «Fra l’arti io coronato e fra le muse / alla patria dirò come indulgenti / tornate ospiti a lei, sì che più grata / in più splendida reggia, e con solenni / pompe v’onori».

Ringrazio l'ing. Adriano Camerini per la collaborazione durante la stesura del testo.






22 commenti:

  1. Ho letto tutto d'un fiato l'iter della premiazione di questo prestigioso concorso letterario che con le tue preziose parole hanno saputo creare la magia di essere lì con tutti voi, commuovendomi e respirando l'aria sublime di festa e di onori. Non mi meraviglia, Cinzia cara questo tuo meritatissimo premio, perchè so e vedo la tua dedizione continua per la cultura e per tutti noi che cerchiamo di scrivere qualcosa. Congratulazioni e grazie per avermi resa partecipe dell'evento e della tua gioia e per essere la Donna umile e generosa che sei. Rosanna

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    1. Parole commoventi, Rosanna, alle quali... è difficile rispondere in modo esaustivo.
      Grazie.

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  2. Cara Cinzia, grazie ai modi del tuo puntuale reportage ho potuto viverne l’atmosfera non solo coi sensi - ché quasi si percepivano gli odori dell’essere lì quella sera, e i tepori - ma anche con i sentimenti che la tua sapienza espositiva sollecita tanto da non saper resistere ai richiami di così attraente convocazione. Ancora auguri per il tuo meritato riconoscimento.

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    1. Grazie, Fabio, per le tue considerazioni veramente lusinghiere.

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    2. Cara Cinzia, ho letto con particolare attenzione ciò che hai scritto su "Adriano", che mi ricorda il tuo simpatico figliolo, l'altro non ho avuto ancora il piacere di conoscerlo. Comincio subito coi complimenti vivissimi, per l'elevato tasso culturale che hai impresso ad un Premio, di notevole caratura, già di per sé. Sai qual è il tuo "segreto?" Possiedi un talento culturale che ti porta ad affrontare le cose difficili, rendendole facili; riesci a metterti nei panni degli atri, interagendo positivamente (con parole erudite), ma comprensibili. Per esempio, spazi da Dante a Michelangelo, da Leopardi ad Ariosto fino al grande Shakespeare con estrema facilità, mettendo in luce la tua cultura poliedrica. San Leucio, è rimasta affascinata dal tuo talento, mi ricordo benissimo le belle parole che la simpatica e brava presentatrice Ertilia Giordano ha "speso" per te, non a caso. La serata, con te, è divenuta una favola...quindi, ti assicuro che il prestigioso Premio alla Carriera che ti è stato attribuito, è del tutto meritato. Anche lo "sfuggente" ma bravissimo Cav. Nicola Paone si è sentito onorato di averti tra gli eletti. Sono orgoglioso della tua amicizia. Un abbraccio e un caro saluto pure alla tua famiglia, che per te stravede.

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    3. Caro Sergio, nonostante il lavoro portato avanti da decenni, privilegiando la lettura degli scritti, del pensiero/poetica e dell’opinione altrui, e la conseguente - quanto mai plausibile, sia pur personale - interpretazione di essi, dinanzi a questo commento ho qualche difficoltà.
      Per qual motivo? Proprio perché non ho sinceramente nulla da aggiungere, in quanto il riscontro del tuo messaggio sulla mia persona, psiche e cultura, è talmente forte da lasciare senza parole. Eccetto, è logico, il dovuto ringraziamento per la stima del quale è segnale.
      Ma del resto, cosa aspettarsi da un uomo della tua esperienza, dalla conseguente vasta conoscenza della mente, delle idee, del comportamento umano, se non realizzare un perfetto rapporto con il piano referenziale di riferimento, in questo caso la mia personalità? Credimi, indipendentemente da amicizia e alto giudizio reciproco, il tuo punto di vista dello spazio che ognuno di noi occupa nella vita, del corso della storia umana come procede, è emozionante, intenso. Soprattutto coinvolgente. Complimenti, dunque, per la efficacia comunicativa - nel bagaglio di informazioni, nonché nel modo di gestirlo – ogni volta sempre con nuovi mezzi trasmessa.
      Grazie da parte mia e della mia famiglia, compreso Adriano il quale, pur essendo omonimo dell’imperatore nonché di sua nonna Adriana, purtroppo… è figlio unico.
      Un abbraccio anche da parte di lui.

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  3. Dal crepuscolo di un evento brilla una perla magica e illumina quel desio che in ogni anima alberga.Un premio che rende giustizia e lustro alla soffusa luce che non abbaglia.La sua immagine accompagna e prende per mano la cultura, arricchendola di luce e di nozioni non comuni,di cui mi sento onorato ed essere parte della sua amicizia,anche se di persona non la conosco sono sicuro che dal mio intimo la sua grazia è un dono non comune.Nicolò

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    1. Caro Nicolò, grazie: ma "dono non comune" suppongo sia l'aver conosciuto poeti come te.
      Grazie ancora per la tua stima.

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    2. Giusto, Nicolò. Sono le onde che compongono il mare e non il contrario!

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  4. Buona serata
    Ho letto con grande piacere ed emozione l'articolo scritto da lei grandissima Cinzia Baldazzi. Anche se sembrava un sogno ho avuto l'onore di vivere in prima persona tutto l'evento da brividi la musica l'incontro con gli poeti e amici .
    Poi sono stata premiata vincendo il 3° premio internazionale autori stranieri rappresentando Romania.
    E non finisce qui la mia emozione perché appena scesa dal podio sono stata abbracciata da una grandissima persona della quale ho soltanto sentito
    Parlo di lei grande Cinzia Baldazzi , e io mi sono sentita una piccola particella dell' Universo in questo angolo dell' INFINITO
    Vorrei fare i miei sinceri complimenti per il vostro premio meritatissimo e colgo l'occasione per ringraziare la giuria e al Cav NIC PAO per il mio premio.
    Non potrei dimenticare la serata di premiazione , la location San Lucio e la Regia di Caserta che ho visitata insieme ai miei figli che mi hanno accompagnata in questo angolo di paradiso
    Grazie

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    1. Proprio vero, cara Daniela, l'atmosfera assomigliava a un'evocazione onirica, ma era tutto reale: la bellezza della letteratura, della cultura, delle iniziative celebrate, dell'incredibile fascino di San Leucio e poi era "vero" anche il nostro abbraccio.
      Grazie di tutto e complimenti di cuore.

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  5. UN premio meritatissimo. Leggendo d'un fiato ho provato l'emozione unica di esserci. Onorata della tua amicizia.

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  7. Descrizione viva ed accurata di un evento ormai divenuto di fama internazionale. Fra scenari, musica e letteratura hai illustrato ed elogiato i protagonisti della serata individuandone ogni peculiarità con parole di stima. In quest' occasione tu sei fra i protagonisti e ciò che mi colpisce è la semplicità e naturalezza con cui racconti il "tuo momento", la generosità con cui estendi il tuo premio a poeti e scrittori che quotidianamente sostieni. E' un riconoscimento alla carriera che non si esaurisce negli anni di dedizione e di appassionato lavoro ma continua ed abbraccia sempre nuovi autori che tu rendi protagonisti. È un pubblico vasto quello che ti applaude, un pubblico che hai saputo conquistare ed ancora conquisti coinvolgendolo con professionalità, amore e dedizione. Onorata di far farte del tuo pubblico!

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  8. Cara Antonella, so che mi credi se ti confermo che l'onore è sempre prima il mio. Grazie delle parole lusinghiere utilizzate nei miei confronti, che spero di meritare e di poter sostenere nel tempo.

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  10. Sono onorata Cinzia Baldazzi di averti incontrata e ti sono infinitamente grata a titolo personale, nonché come presidente dell'Associazione Culturale "La Grotta degli Artisti, per aver scritto la prefazione all'antologia poetica "Una Rosa all'Alba".
    Il tuo contributo dona luce e lustro all'opera. Ti rinnovo i complimenti per tutto ciò che fai mettendo il tuo cuore, oltre ad una grande professionalità.
    Credo che il premio alla tua prolifera carriera sia molto più che meritato.
    Un abbraccio.
    Cinzia Gargiulo

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  11. Grazie a te, Cinzia, di aver pensato a me per la tua iniziativa.

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