Cinzia BALDAZZI - “Radici”: i vincitori del
concorso di Olevano Romano
Iacopo Milana legge le motivazioni
«I nostri luoghi d’origine
sono le nostre radici più salde, quelle dure, quelle radiche radicate, che arrivano a dare forza alle nostre chiome e ci permettono di essere, di
esistere e di essere noi: quello che siamo. Ognuno può scegliere
strade diverse, più vicine o più lontane, più comuni o più bizzarre, ma io
credo che sapremo sempre trovare la strada di casa, la strada delle nostre
radici appunto, e saremo sempre certi di avere un nostro nido sicuro e sereno,
molto spesso rifugio contro le brutture del mondo».
A parlare è Iacopo Milana, insegnante e poeta, ideatore del 1° Concorso Letterario
per Poesie e Canzoni” dedicato al tema Radici.
Tra appartenenza e distanza e organizzato dall’Associazione Culturale J@M in
collaborazione con il Comune di Olevano Romano, la Biblioteca comunale e l’Associazione
Santa Maria di Corte. La cerimonia conclusiva si è svolta pochi giorni fa nella
Sala degli Archi del Castello Colonna di Olevano Romano, con la partecipazione della
giovane pianista Giorgia Cecconi.
Tema difficile, controverso, attualissimo, su cui sono stati chiamati a
esprimersi autori di poesie in lingua e in dialetto. Qui di seguito l’elenco dei
vincitori e dei menzionati:
VINCITORE SEZIONE ITALIANO
Alessandra Giallatini con Il Mio Paese.
VINCITORE SEZIONE DIALETTO
Danilo Moretti con Quante Nau Passate.
MENZIONI FINALISTI NON VINCITORI
Luca Falanesca con Io che t’ho amato sempre.
Alessia Pavoni con Radici.
Costantino Tabolacci con Le Quattro Cannelle.
Piero Lanciotti con N Paese
MENZIONI DI MERITO
Flavio Pietrasanta con Pace dei Sensi
Loredana Manciati con Piccola Memoria
Domiziano Maisti con Alla fiera de Varmondo’
Questa la composizione della giuria: Iacopo
Milana, ideatore del concorso, docente, poeta e scrittore; Valentina Rocchi, assessore
alla Cultura del Comune di Olevano Romano; Cristina Censi, vice-presidente
dell'associazione J@M e tesoriere del Comitato di gestione della Biblioteca
Comunale; Antonino Milana, scrittore teatrale per testi in italiano e dialetto;
Maria Annunziata Foschini, studi italiani e artistici, proprietaria della libreria
Libera...mente.
«Era inevitabile non dedicare questo I Concorso per
Poesie e Canzoni al tema delle Radici», spiega Milana:
«Soprattutto in tempi come quelli di oggi,
dove gli esseri umani sono sradicati dalla loro vita e dalle loro appartenenze.
In questi poeti, o gente comune che per un attimo ha voluto indossare questi
panni e che ha partecipato al concorso, si sente forte e chiaro quel senso di
appartenenza richiesto dalla tematica». E conclude: «Anche se, ormai, la vita è talmente frenetica e
vorticosa che spesso porta a dimenticare da dove veniamo, da dove nasciamo, da
dove siamo partiti e dove torneremo un giorno, si nota che quel senso di
appartenenza ancora esiste».
Nel corso della cerimonia
è stata posta l’attenzione «su un tema al
contempo intimo e collettivo, storico e attuale»,
ovvero il radicamento dell’essere umano nella terra di origine. «È il destino di intere generazioni», spiega Cristina Censi, vicepresidente di J@M, «uomini e donne che, per scelta o per necessità,
lasciano la terra d’origine, della quale però conservano
indelebile il ricordo».
Nell’antologia pubblicata
- con le immagini di Alessandro Maria De Matti - sono stati raccolti i testi
maggiormente rappresentativi dell’argomento: «Quello
che rende queste poesie vivide», prosegue
Iacopo Milana, «è il fatto di
essere accomunate dallo stesso sentire, che ognuno di noi ha dentro e vive
quotidianamente per le strade del proprio paese o nella sua storia. Si vivono
le stesse emozioni e si condividono i medesimi pensieri. In queste poesie,
legate insieme dalla tematica prescelta, esiste ancora quel sentire comune che
esce dall’anima di qualcuno e si intufola dolcemente nell’anima di qualcun
altro».
Qui di seguito
riportiamo i due testi vincitori, ciascuno seguito dalla motivazione espressa
dalla giuria.
Vincitrice
sezione italiano
ALESSANDRA
GIALLATINI
IL MIO PAESE
Si
nasce,
si
nasce per necessità,
si
nasce per ordinarietà,
si
nasce per amare.
Si
nasce per vivere, per soffrire, per gioire, si nasce per morire.
Ovunque
nel nostro destino siamo nati per cogliere l’essenza del nostro momento.
Ogni
momento è vita, ogni sguardo, ogni attimo…
Camminiamo,
ci incoraggiamo, ci sosteniamo per vivere attimi di felicità ovunque.
Ogni
attimo di spensieratezza porta in un luogo vero, familiare, vivo,
un
luogo chiamato ‘il mio paese’.
Un
luogo fatto del mio mondo, il mio nido sicuro.
Il
mio Paese è ricordo, è famiglia, è passato, è amicizia,
il
mio Pese è qui, le mie radici sono qui, tra profumi, i capelli color argento,
le cicatrici,
e
poi silenzi.
Radici
dei miei figli nati nel mio Paese.
MOTIVAZIONE - Con uno stile prosastico, l’autrice
descrive e ci regala il suo pensiero e il suo sentire. Si avvertono il senso di
appartenenza, il vivere la vita con le sue mille sfaccettature al sicuro nel
luogo natio, come un nido sicuro, che sembra quasi non essere cambiato nel
tempo.
Invece, il tempo è trascorso, ma anche dopo il
passare delle generazioni, si avverte ancora forte il senso del legame. Il
tutto attraverso uno stile semplice, diretto e chiaro, che permette al lettore
quasi una sorta di dialogo con chi racconta.
Vincitore sezione dialetto
DANILO MORETTI
QUANTE NAU PASSATE
Ci
n'hà passata d'acqua a gliu pontacciu
da quanno ci sbattevanu quà stracciu,
sicuru su na ottantina d'anni
da quanno recconcevanu i panni.
da quanno ci sbattevanu quà stracciu,
sicuru su na ottantina d'anni
da quanno recconcevanu i panni.
N'ci
stevanu cazzù senza pezzole
e agli zenali delle riazzole
e puro pe le scarpe era n'dannu
se propo jeva bè na vota iannu.
e agli zenali delle riazzole
e puro pe le scarpe era n'dannu
se propo jeva bè na vota iannu.
Allora
nonno miu me recconteva
la fame guasi sempre i cerneva,
e sempre nonno co lo reccontà
diceva ch'era tuttu nt'ribbulà.
la fame guasi sempre i cerneva,
e sempre nonno co lo reccontà
diceva ch'era tuttu nt'ribbulà.
Se
propo unu steva disastratu
quaccosa ghi lo deva u vicinatu,
la fratellanza allora ancora c'era.
la gente se pur povera, era vera:
quaccosa ghi lo deva u vicinatu,
la fratellanza allora ancora c'era.
la gente se pur povera, era vera:
A
notte se spulleva porco monno,
cusi na vota agl'ettere era giorno.
Zappa alla spalla e pronti a lavorà,
e gliu pinziru; sempre allo magnà,
cusi na vota agl'ettere era giorno.
Zappa alla spalla e pronti a lavorà,
e gliu pinziru; sempre allo magnà,
che
dici ca la fame ghi mancheva,
la pizza raniturcu gni basteva
tutta la di piegati a regazzà,
co mèsa boccia vinu e m'pù de pà.
la pizza raniturcu gni basteva
tutta la di piegati a regazzà,
co mèsa boccia vinu e m'pù de pà.
I
riazzitti stevanu alla presa
e pe fagli magnà era un'impresa,
cudi ci steva l'ora la poppata
gni tantu se ficeva dà zinnata.
e pe fagli magnà era un'impresa,
cudi ci steva l'ora la poppata
gni tantu se ficeva dà zinnata.
I
pianti dio ne scampe pe la tera,
n'ci steva timpu mancu a usà la sdera;
e lassa piagne chissu chi ghi fà,
ca prima u duppu sà da reppragà:
n'ci steva timpu mancu a usà la sdera;
e lassa piagne chissu chi ghi fà,
ca prima u duppu sà da reppragà:
Dapù
quann'era l'ora de lo mede,
ca bia a recordallo nci se crede,
tutta l'annata sana a lavorà
e chello che veneva affà metà.
ca bia a recordallo nci se crede,
tutta l'annata sana a lavorà
e chello che veneva affà metà.
Veneva
iu fattore barberini,
co i cazzuni a tubo e pedalini,
semmai no gli fregheva a sbelancià;
diceva ca era issu a commannà.
co i cazzuni a tubo e pedalini,
semmai no gli fregheva a sbelancià;
diceva ca era issu a commannà.
MOTIVAZIONE - Nel testo emerge il passato, in
maniera piena e, in uno scambio di ricordi tra nonno e nipote, si rivive una
tipica giornata di tempi andati. Emergono immagini legate alla zona geografica,
alle tradizioni, al cibo, alle attività e al vissuto quotidiano di un tempo
quasi lontano lontano nel tempo, ma per alcuni ancora attuale. Un passato
caratterizzato anche da valori come fratellanza, semplicità e rispetto. In un
testo realizzato in quartine con rima baciata, emerge tutto il folklore e il
legame ancora forte e vivido con le origini e le proprie radici.
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