venerdì 12 gennaio 2018


 

Fabrizio TRAINITO - Destino crudele (racconto breve)

 
(disegno dell'autore)




Ero lì proprio dove mi dovevo trovare.

Dove il destino voleva che io fossi. Né un cubito più in là, né più in qua: purtroppo, proprio sulla strada di Achille, il più forte degli Achei. Lui non era lì per me, ovviamente, ben misera preda ero per un tale rapace. Non avrebbe sprecato neanche un istante per cogliere la mia vita, né le mie povere armi gli avrebbero portato gloria alcuna. Fui io a gettargli incontro quel che rimaneva della mia vita. Ero lì per quello e chissà quale musa o dea aveva sacrificato la mia inutile vita per un più alto scopo.

Ero sceso in battaglia nella Guardia di Priamo, prima tra tutte le forze ad incalzare l'invasore fin sulla spiaggia. Avevamo sbaragliato le forze nemiche che disordinatamente prendevano posizione a difesa delle navi. Il loro obiettivo era quello di rendere sicuro lo sbarco, il nostro era quello di ricacciare in mare quei vili e farli fuggire a nuoto indietro fino alle loro terre.

Gli dei dall'alto ci guidarono sicuri e ci infusero coraggio. Colpimmo tutti insieme come un sol uomo, come un gigante d'acciaio, mentre le nostre armature luccicavano ardenti, accecando con il loro bagliore gli occhi dei nemici. I greci si sparpagliavano senza disciplina con il terrore nel cuore, consapevoli di essere stati abbandonati dai loro dei. Giungemmo sulla spiaggia dove lo sbarco degli invasori perse ogni criterio.

I guerrieri spingevano e si accalcavano sulla battigia, i servi invece cercavano di risalire a bordo temendo per la propria vita. In questo andirivieni ogni ordine venne ignorato, in una tale confusione, che alquanto destò in noi risa e scherni. Qualcuno in quella foga esagerò, come accade di solito in questi casi e sicuramente gli dei nemici ne furono offesi. Le onde che fino ad allora avevano reso arduo lo sbarco sospinsero le imbarcazioni sulla riva tutte insieme. Nessuna si capovolse e presto rigurgitarono i guerrieri sulla sabbia così numerosi che era impossibile contarli. Combattemmo valorosamente contro forze preponderanti, indietreggiando verso le dune e poi dietro verso i campi.

Fu allora che lo vidi, con un compagno ferito sulle spalle. Lo portava in salvo, mentre comandava la ritirata verso le nostre possenti Mura. Ettore era sempre stato il più degno di tutti e ognuno in cuor suo sperava di imitarlo, fosse anche per una sola azione, forse anche per un solo gesto.

E allo stesso momento vidi Achille, il più temuto degli Achei. Era lì dove la battaglia infuriava, in prima linea, senza corazza né elmo, né uno scudo per coprire il fianco, ma nessuno osava attaccarlo. Quando vide Ettore in fuga lo puntò, quasi come un segugio che ha scovato la sua preda e nulla e nessuno può più sottrargliela.

Si staccò dalla sua linea e avanzò sicuro, mentre i Troiani indietreggiavano e si spostavano al suo passaggio. Nessuno incrociò la spada con la sua mortale lama, né osarono in alcun modo respingerlo indietro. Era ormai giunto a pochi passi da Ettore, che stava deponendo il ferito su una biga e gli voltava le spalle. La sua ora sarebbe giunta rapida e di nulla si sarebbe accorto, né di me si accorse e del mio sacrificio. Ero lì per quello, e solo quel magro onore mi era stato destinato.

Fu così che mi frapposi tra la belva e la sua preda, unico ostacolo prima di ghermire il suo trofeo. Vidi la rabbia nei suoi occhi perché un simile mortale si permetteva di sbarrargli il passo. Più volte tentò di sottrarsi all'impari duello, che gloria non gli avrebbe portato.  Mi spinse di lato e passò sulla destra, ma presto mi rialzai. Provò a scavalcarmi sulla sinistra, ma non mi detti per vinto. Infine sfogò la sua rabbia tempestando di colpi il mio scudo. A stento rimasi in piedi, ma persi la mia difesa: solo la spada ora mi proteggeva.

In quel momento vidi l’eroe greco così disperato: ma di certo non era per il mio scudo rovesciato sul terreno. Con la coda dell'occhio vidi Ettore allontanarsi alla guida della biga, ormai salvo, lanciato verso le porte Scee. Achille mi fissò rabbioso e la rabbia cresceva ad ogni istante. Percepì la mia soddisfazione e comprese. Fu allora che attaccò senza più indugio. La mia spada resistette ben poco e presto mi ritrovai a terra indifeso ad attendere la mia ora.

Mi sollevò tenendomi per i capelli e urlò ad Ettore di tornare indietro a difendere i suoi. L'eroe troiano varcava allora le porte e nulla sentì di quella piccola tragedia, la mia. Né altri testimoni ci furono del mio sacrificio.

La lama sola e il carnefice ne furono testimoni, e gli dei, che mi inviarono sulla sua strada e che presto dimenticano chi ad onori non è destinato.

 

 

 

 

La rubrica di narrativa breve, ospitata sul blog ogni venerdì, prosegue da questa settimana a cura di Matteo Tonnicchi, il quale commenterà brevemente ogni volta l’autore e il testo prescelto.

Scrittore, residente per lavoro a Londra, Matteo Tonnicchi ha vinto numerosi primi premi in concorsi letterari. 

 

L'accelerata diffusione dell'informazione, unita alla comparsa dei social network, ci ha reso in grado di percepire più vividamente il numero spropositato di persone attorno a noi.

I messaggi si susseguono veloci e brevissimi, vengono dimenticati nell'arco di pochi minuti. Tutti cerchiamo avidamente i nostri quindici minuti di celebrità. Ringraziamo Fabrizio Trainito per averci fatto sfruttare quindici dei nostri minuti per qualcosa di diverso.

Negli spazi web, inondati da messaggi di persone che cercano di essere protagoniste, per una volta siamo portati indietro nel tempo al ritmo dell'epica, con frasi brevi che lasciano un sapore di metro omerico, in quel passato remoto fatto di pochi, importanti eroi da celebrare in eterno.

Lì, il protagonista non cerca una fatua celebrità, ma qualcosa di più grande e che non ha nome: cerca di diventare parte della storia, anche a prezzo di essere dimenticato da tutti. (matteo tonnicchi)

 

2 commenti:

  1. Racconto 5° Classificato al 3° Bando Internazionale 2017 di Poesia, Narrativa e Saggistica Veretum. Un ottimo piazzamento, segno evidente della bravura del concorrente visto anche il livello della Giuria che ha esaminato e selezionato i testi.

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    1. La ringrazio molto di queste gentili parole di inconraggiamento. Al più presto conto di raccogliere le storie minori di Iliade e Odissea (ne ho scritte una decina) e di pubblicarle in un libretto illustrato (con mie illustrazioni). Appena avrò le prime copie cartacee mi piacerebbe potergliene inviare una.

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