sabato 27 gennaio 2018




Pages” di Enzo BALDAZZI - “Trilogia della città di K” di Ágota Kristóf



Trilogia della città di K di Ágota Kristóf (1988-1991)

   L’ambientazione è quella della guerra di Ungheria, dove due fratelli sono affidati dalla madre alle cure niente affatto amorevoli della nonna contadina: la donna dimostra la sua ostilità nei confronti dei nipoti attraverso le punizioni più dure. Si percepisce sin da subito che la natura dei bambini è complessa, strutturata in modo tale da risultare sofferente. Ciò in parte deriva dall’ambiente circostante, altre volte dalle prove alle quali decidono autonomamente di sottoporsi: come il digiuno per imparare a resistere alla fame. I protagonisti percepiscono il dolore come uno strumento per imparare a sopravvivere. Ma è la disperazione assoluta il tema portante del libro di Ágota Kristóf (1935-2011).
   Una narrazione complessa e sconcertante, quella articolata nella Trilogia della città di K, nell’alternarsi tra la perdita e la riconquista dell’innocenza. Così come si alternano i protagonisti i gemelli, Claus e Lucas. Spesso col procedere delle pagine si confondono tra loro e diventano un’unica voce, una sola persona, un’entità solidale. Risulta impossibile stabilire dove inizia e finisca la storia di uno rispetto all’altro; come è difficile capire se quello che viene raccontato sia vero o falso. L’autrice, ungherese naturalizzata svizzera, con uno stile tagliente, con la sua prosa asciutta in lingua francese, racconta il dolore e lo offre a piccole e grandi porzioni.
   È uno dei romanzi più tristi e più duri che siano mai stati scritti. Perché qui non c’è spazio per la speranza o per l’amore, almeno nell’animo dei gemelli; a tenerli legati è altro, una sorta di sfida nata tra loro e che si ripete nei confronti dell’esistenza. Nel susseguirsi di emozioni e vicende la Kristóf non dà tregua al lettore. Il romanzo, per quanto crudele e distante dalle nostre realtà, non può che risultare coinvolgente, nonostante dipinga la vita come un’aberrazione. Perché i protagonisti sono l’uno lo specchio dell’altro, nelle privazioni e nella mancanza di pietà fraterna, nella terribile solitudine. Quest’ultima è la rappresentazione più spietata della natura umana nell’universo dell’autrice.

La vita è di un'inutilità totale, è non-senso, aberrazione, sofferenza infinita, invenzione di un Non-Dio di una malvagità che supera l'immaginazione…

   In ordine alla sua struttura, l’opera della Kristóf può risultare simile a una fiaba, ma  purtroppo il finale è un monito, non certo una speranza, in quanto è la stessa autrice a disilludere chiunque sia alla ricerca di un significato alla vita: non ne esiste alcuno.


Trilogia della città di K

Il grande quaderno (Le grand cahier, 1988) 
La prova (La preuve, 1989)
La terza menzogna (Le Troisième Mensonge,1991)

Torino, Einaudi, pp. 384




Nessun commento:

Posta un commento