Charles MEC CHARLES - La coscienza di un uomo
Aveva scommesso con
coscienza.
Di trovar le stelle!
E d'illuminar il palazzo!
E di stelle ne trovò
10 milioni… Poi, dall'euforia, perse il conto, e per dieci giorni ne contò
altre 10 milioni: aveva vinto!
Quel tetro palazzo
da 10 milioni di stelle sarebbe stato illuminato! In tutta coscienza, si
riteneva soddisfatto; c'era riuscito.
Poi un giullare, suo
amico, gl'intrufolò nella mente un dubbio!
Si deve perdere,
vincendo, perché chi vince, perde!
Ohibò, non ci capiva
più niente!
Ci vuol coscienza a
dire che 10 milioni di stelle non illumineranno il palazzo: ci vuol un
paradosso per spegnere le mie stelle… Non c'è l'interruttore per spegnere le
stelle! E non si può perdere, vincendo, in tutta coscienza; né vincere perdendo
…
O no…?
IL VESTITO
-
Ma che bel
vestito indossi oggi!
-
Un vestito
d'occasione….
-
E qual è il
pretesto?
-
Di sfuggir alla
realtà. Di volar leggero oltre le convenzioni; di vestir panni d'altri…
-
Ah, forse son
vesti d'apparenza…
-
Per l'appunto! Il
grigiore della coscienza deprime… opprime, ascoltare quella voce è un incubo.
M'avvolge la depressione…
-
La coscienza non
s'ammala di depressione! È l'incoscienza il demone da debellare!
-
Debellar
l'incoscienza? Suvvia, guardati intorno… Non vedi che tutti guardan altrove...
Son tutti cosi meschini da scambiar lucciole per lanterne, da non capire che il
futuro non è domani, ma oggi… E tutti arraffano, abbrancano, cercando
d'acchiappare di più… di più... di più…
-
Di lucentezza
diffidate, e del brillar, guardate la luce della coscienza.
INCIPIT
Perché, checché si
dica, ci vuol coscienza!
Ed è un onor, in
tutta coscienza, quel patto di venir alla luce in quella fredda notte di
gennaio del lontano 1954, fu un atto d'amor. Mentre la neve imbiancava l'operaia
città, s'udivano i primi vagiti di protesta di quel bozzolo d'uomo! Ed in tutta
coscienza, quell'esser sfrattato d'una comoda casa, avvolto nel gelo d'una
realtà sconosciuta, proprio non s’ha da fare!
Ma tant'è...
Ci vuol coscienza, perbacco!
Coscienza… Ma che
razza è? In do’ sta?
Un'ombra che segue i
nostri passi… Anche quando non c'è sole; pure al buio. Estenuante la sua
presenza. Impossibile non farci caso: pur con timbro suadente, sa farsi
sentire. Un'ossessione che ti scuote come un albero di olive al raccolto!
Ma fatemelo dire: la
coscienza è morta, defunta, schiattata…
E per annichilire il
silenzio, con quel mondo ebete fatto di messaggi subliminali che ci fan sentir
leggeri come il vento, han inventato la tecnologia. Un'orgia d’aggeggi per
sublimar la coscienza. Il calor umano s’è vestito di virtuale, la voce con
tutte le sue sfumature in una traccia registrata…
NEL MEZZO DEL CAMMIN
Eh, sì… verità
funesta, ma onesta!
Perché, ohibò, di
coscienza ce n'è una… o non c'è!
Con ragion io parlo.
La ragion dell'esperienza!
Quel bozzolo d'uomo
cui il tempo fece assaggiar l'amaro fiele dell'esperienza, lo plasmò a suo
piacere e gli offrì il gusto della verità.
E fui… sì, fui anche
un bimbo dei primi anni del benessere, quando benessere voleva dire correre a
perdifiato in un luminoso domani...
…. ma anche
ovviamente un ragazzaccio del '68: rimasuglio d'una generazione pazza e
scatenata che credeva di cambiar il mondo, senz'accorgersi di mutar il loro
pensiero correndo dietro (mai davanti) alla felicità...
… son purtroppo un
uomo (almeno credo) che vide crollar tutti i monumenti: bifolchi annebbiati di
potere assetati di luridi denari!
Sono irrimediabilmente
vecchio in una città di vecchi, inutile rottame dell'era capitalistica, post
comunista, e chi più ne ha!
Di quel baccello
d'uomo, io son la voce d'una coscienza spenta, morta e seppellita che non
esprime neppur più un crisantemo; né ricordo, solo oblio.
Sono un pirata
scribacchino, che s'intrufola furbesco, tra schiere di poeti ed artisti…
FINALE (?)
Non s’ha da parlar
di coscienza!
Non s’ha a dir cos'è
coscienza!
E se metti caso un
giorno t’assale l'irrefrenabile desiderio di abbracciare qualcuno, puoi sempre
dire che è l'età…
Se poi dovessi
commuoverti per una bellezza inaspettata, puoi sempre dire che è debolezza…
Ma quando ti
incammini verso la bruma dell'esistenza, quando intravedi la sagoma confusa
della falce… allora la coscienza parlerà… racconterà di te una vita passata nel
menefreghismo, nel negar al prossimo ogni supplica di dignità.
…..
Allora ti svegli…
I NOVISSIMI
Eran 900, giovin e
forti. 900 linde coscienze! D'un candor immacolato. Trovate un po' a caso;
spuntate come funghi in quel di marzo. Tutti baldi, sani, di primo pelo!
Li lustrarono per un
po' per togliere quella malevola naturalezza di cui andavano fieri: ruggine
d'un tempo perduto. E li istruirono. Oh, 900 anime pure, istruite ed
ammaestrate in onor del supremo bene. Sempre con quella fanciullesca coscienza,
talvolta puerile e sciocca, si misero a ciacolar insieme... Un sommesso
chiacchiericcio, che lentamente, poco a poco, si trasforma ed esplode con un
colpo di bombarda! Grida e urli, strepiti e insulti fan un gran rumore.
Così la coscienza
s'infiammò.
Analizzare la coscienza non è facile. Ognuno ha la propria e crede sempre sia la migliore e la più giusta. La coscienza viene sempre forgiata dai tempi e dal valore degli uomini che influenzano i tempi ed i costumi. Il processo a Socrate è sempre attuale. Anche la società democratica greca, patria dei principi classici occidentali, ha espresso la coscienza a secondo dei poteri che l'hanno governata. Se guardiamo la società di oggi la coscienza verso il denaro è più forte della coscienza verso il bene comune... I due concetti non sono conciliabili. Il bene comune dovrebbe sovrastare l'arraffamento del denaro. Purtroppo non è così e la società, anche quella occidentale, sta perdendo le proprie funzioni di guida e modello e rischia di scomparire "globalizzata" nell'unica idea che ormai è funzionale al potere ed all'uomo moderno: il possesso e l'accumulo di denaro! Pecunia non olet? Olet, olet!
RispondiEliminaCharles ha chiesto di postare questa sua risposta:
EliminaSera Salvatore, Mio buon amico, in te ritrovo quell'accattivane brezza colma di saggezza, che spira tra le nostre montagne! In quel “PECUNIA NON OLET? OLET, OLET!” c'è tutta la decadenza di una società che disperatamente lotta contro sé stessa, per ritrovare un po' di dignità.
Credo che il Poeta abbia ben espresso,con lucida chiarezza, il concetto di coscienza, e di quella che è la coscienza della cosiddetta civilta' occidentale. Nel mirare al progresso " delle umane genti" questa nostra coscienza occidentale ha dimenticato che il sapere, ovvero, sa'pere, che da' consistenza all'uomo, è la sua consapevolezza di essere, di essere un elemento pensante, che può portare, anche con la sue semplice esperienza di vita, un contributo alla società in cui vive.Le leggi non scritte nel cuore degli uomini, il semplice senso del rispetto dell'altro, sono buone regole di civiltà, che renderebbero la vita..Meno amara..Ed invece, prevale l'istinto, l'egoismo, il senso nietzchiano di superuomo..Che annienta...Le coscienze altrui...Perdonate qualche refuso, Chapeau all'autore, che reputo persona gradevole.Un grazie al critico Cinzia Baldazzi, che mi ha permesso di rendere la mia semplice opinione...
RispondiEliminaCharles ha chiesto di postare anche questa sua risposta:
EliminaSERA Valentina, Amabile amica, convengo nel suo pensiero. E confido sempre nella speranza altrui. Che sia illusione o chimera, io non so; ma spero sempre in qualche fulgido esempio ci possa far ritrovar una coscienza meno amara e più vicina a quel valore essenziale, intrinseco in ognuno di noi.
Come ne convengo anche io..L'amarezza della vita sono i fatti..Ma se la coscienza, debole luce, permane..L'uomo, anche se debole e fragile,non perdera' mai..La speranza..Come disse Fabrizio Frizzi nella bellissima lettura " Le quattro candele", da lui letta, per sua figlia Stella..Credo che Fabrizio Frizzi fosse un uomo..dal cuore molto..grande..e..molto amato...Infine...
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